Il 2017 si è chiuso con un concentrato di appuntamenti dedicati ai borghi, ai centri storici e alle periferie. Le città sono sotto i riflettori negli eventi promossi dalle istituzioni come quello indetto dal Mit dedicato a “Fare città… nel futuro” (20 dicembre 2017) o anche in kermesse più innovative come quella promossa a Torino dal titolo “Torinostratosferica”.
Negli ultimi mesi si contano in Italia numerose storie interessanti dedicate alla rigenerazione urbana com’è il progetto Reinventing Cities lanciato a Milano facendo tesoro dell’esperienza francese, piuttosto che l’operazione ‘Scali Milano’ con un processo innovativo promosso da FS Sistemi Urbani volto ad immaginare una città pubblica realizzata con i privati e discussa con cittadini e stakeholder. Savona ha investito sul progetto Leed for Cities e ancora Belluno fa scuola per chi crede nella forza del progetto per cambiare volto e creare occasioni di sviluppo nelle città, anche medie.
Di città se ne parla tanto e alcune Pa mettono in pratica e sperimentano processi innovativi. Ma continua a mancare un’azione di sistema-Italia in tema di pianificazione territoriale ed urbanistica: le città non sono nell’agenda politica considerando che non si riescono a coordinare e ad allineare politiche settoriali e progettualità frammentate che si ritrovano nei Patti per lo Sviluppo, nelle iniziative che ricadono sotto il cappello di Casa Italia, piuttosto che nell’alveo del più recente Bando Periferie. “Occorre una governance centrale delle politiche per le città”. A chiederlo è l’Istituto Nazionale di Urbanistica che ha fatto sentire la propria voce ricordando che “la pianificazione territoriale e urbanistica non può essere considerata un settore confinato negli aspetti urbanistico - edilizi tradizionali, lontana dalle innovazioni indispensabili a rendere concrete le riforme di assetto, istituzionale e geografico, amministrativo e sociale, economico e culturale, che tendono al miglioramento della convivenza urbana e a forme integrate di sviluppo locale e nazionale, grazie all’investimento nell’incremento complessivo di qualità del governo della cosa pubblica”.
L’Inu, ma anche altri soggetti della filiera, in primis l’Ance, l’associazione nazionale dei costruttori, ribadiscono l’urgenza di una politica per le città e di una legge quadro urbanistica nazionale. Nell’attesa qualcosa si potrebbe fare e l’Inu ha presentato un proprio manifesto con quattro azioni urgenti: l’istituzione di un Fondo ordinario per Programmi integrati di rigenerazione urbana; l’integrazione delle risorse/bonus fiscali per il rinnovo urbano; interventi di demolizione e ricostruzione dei condomini urbani; interventi di messa in sicurezza di struttura urbana primaria.
“Un fondo statale ordinario è necessario per programmi contenenti l’integrazione di norme per contrasto all’abusivismo edilizio, l’adeguamento sismico, la messa in sicurezza e il rinnovo urbano. Per l’Inu – spiega Silvia Viviani, presidente Inu - i bonus fiscali per la riqualificazione energetica dovrebbero essere “potenziati” (in misura differenziata maggiore rispetto all’applicazione ordinaria dei bonus) se ricadenti in aree urbane degradate (individuate come tali nei piani urbanistici) all’interno della città esistente. Ancora, nei programmi integrati dovrebbero essere compresi interventi di demolizione e ricostruzione di complessi edilizi esistenti, che risultano energivori, privi di sicurezza sismica, inadeguati dal punto di vista della qualità abitativa, scarsamente dotati dal punto di vista dell’efficienza ambientale e della qualità estetica, caratterizzati dalla frammentazione proprietaria e da un contesto urbano prodotto dalla sommatoria di interventi edilizi puntuali poco provvisti di città pubblica (spazi e servizi)”. Al quarto punto nell’agenda delle priorità Inu ci sono gli interventi di messa in sicurezza della struttura urbana primaria, piazze e corsi principali, con funzione di garanzia della permanenza e della riconoscibilità identitaria collettiva.
“Per una rigenerazione efficace si deve iniziare a fare un ragionamento che renda merito all’identità dei luoghi all’interno di una strategia nazionale”. A sostenerlo è anche Valerio Barberis, assessore ai lavori pubblici e al patrimonio di Prato, intervenuto all’evento del Mit ricordando l’iniziativa ‘Prato al futuro’, un’intensa campagna di comunicazione e partecipazione volta a coinvolgere la cittadinanza nella redazione del nuovo Piano Operativo urbano. “È necessaria un’agenda nella quale convergano gli interessi del settore pubblico e di quello privato. Il tema delle periferie, ad esempio, ha mostrato che c’è una capacità di investimento enorme da parte dello Stato, ma spesso a mancare sono i progetti. Servono figure di alto profilo in grado di gestire la pianificazione di questi processi”.
“Si devono prevedere dei servizi diversi se si pensa che nei prossimi decenni l’Italia subirà un forte processo di invecchiamento della popolazione – fa notare il vice Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Riccardo Nencini –. La morfologia cittadina subirà una vera e propria metamorfosi, anche in virtù del fatto che il ceto medio ha perso le sue capacità economiche e oggi l’acquisto di una casa non è più così scontato. Perciò nella città del futuro bisognerà pensare a come inquadrare processi come questi, altrimenti la forbice fra le aree urbane e quelle più periferiche è destinata ad allargarsi in diversi settori, uno su tutti quello dei servizi”.
Per riuscire ad andare tutti nella stessa direzione però “bisogna abbandonare logiche campanilistiche: all’interno della filiera pubblica c’è ancora troppa conflittualità” ha ricordato la presidente Inu.“Occorre effettuare un grande sforzo condiviso, anche attraverso la formazione di quadri politici e tecnici. Per dare il nostro contributo, noi dell’Inu abbiamo introdotto il tema delle geografie istituzionali e delle geometrie variabili nella riforma dell’urbanistica. Bisogna pensare allo sviluppo futuro delle nostre città attraverso processi imprescindibili come la sistemazione delle infrastrutture e la realizzazione di regolamenti flessibili e nuovi standard di monitoraggio. Su questo tema – ha evidenziato Silvia Viviani – abbiamo lanciato alcune proposte e tra queste c’è proprio la creazione di una governance centrale, un fondo ordinario dedicato e la possibilità di far convergere risorse e strumenti fiscali nuovi. La questione principale resta una sola: fare squadra”.
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