Accomodations, per far riflettere sugli effetti della pandemia. Il padiglione del Regno del Golfo parte della road map Saudi Vision 2030

Nel 2021, la seconda volta dell’Arabia Saudita alla Biennale Architettura

di Chiara Brivio | pubblicato: 17/05/2021
«Riflettendo sul tema di quest’anno di “How Will We Live Together?”, visto attraverso la lente della quarantena (sia attuale sia storica), si presenterà come una mostra sperimentale che affonda le radici nella ricerca di archivio»
Nel 2021, la seconda volta dell’Arabia Saudita alla Biennale Architettura
«Riflettendo sul tema di quest’anno di “How Will We Live Together?”, visto attraverso la lente della quarantena (sia attuale sia storica), si presenterà come una mostra sperimentale che affonda le radici nella ricerca di archivio»

A pochi giorni dall’apertura della 17. Biennale di Architettura di Venezia, che prenderà il via sabato 22 maggio nel nuovo format ibrido fisico-digitale tipico dell’era Covid, l’Arabia Saudita ha annunciato che parteciperà a questa edizione per la seconda volta nella sua storia con il suo padiglione nazionale.

Un’esposizione, chiamata “Accomodations”, che, si legge in una nota, «riflettendo sul tema di quest’anno di “How Will We Live Together?”, visto attraverso la lente della quarantena (sia attuale sia storica), si presenterà come una mostra sperimentale che affonda le radici nella ricerca di archivio. Sarà strutturato e ideato per invitare a momenti di esplorazione, retrospezione e analisi». Curato da Uzma Z. Rizvi e Murtaza Vali – la prima archeologa antropologica e culturale specializzata in studi urbani antichi e il secondo critico e storico dell’arte, entrambi con base a New York – vedrà esposti i lavori degli architetti sauditi Basmah Kaki, Hessa AlBader e Hussam Dakkak. Ospitato negli spazi dell’Arsenale di Venezia, la mostra si svilupperà in 3 parti, dove i visitatori potranno esplorare i diversi mondi della quarantena (tema più che mai attuale) e le relazioni che si sono venute a creare tra i temi dell’inclusione e dell’esclusione al fine di «stimolare una maggiore conoscenza delle tensioni tra le azioni di separazione, insite nella quarantena, e quelle di adattamento, necessarie per continuare a vivere» spiegano i 2 curatori, che continuano «la mostra ripercorre la storia degli spazi chiusi, esaminando il modo in cui l’ambiente edificato e il tessuto urbano si adattano per far fronte a condizioni di emergenza e come il significato e l’uso di tali spazi cambino nel tempo».

Una “seconda” per il Regno del Golfo Persico a Venezia, e un ulteriore tassello nella road map della Saudi Vision 2030, un ingente programma di investimenti atti a dare un forte impulso all’economia nazionale – facendo, per esempio, dei siti archeologici sauditi meta del turismo internazionale, soprattutto del settore del lusso – e al contempo per migliorare il livello e la qualità di vita della popolazione. A livello internazionale, invece, come nel caso della Biennale, prevede anche iniziative di tipo culturale. Il padiglione a Venezia è infatti commissionato dalla Commissione Architettura e Design, con il patrocino del Ministero della Cultura, che sta mettendo in campo una serie di iniziative per promuovere il talento locale, anche emergente. E di questo “talento” fanno parte anche i 3 architetti selezionati per l’appuntamento lagunare, i quali sono partner dello Studio Bound, società con sede sia nel Golfo che a Londra che si occupa di ricerca nel campo dei contesti urbani e di progettazione sia per il pubblico che per il privato. Tra gli interventi attualmente in corso figurano una serie di progetti strategici in siti del patrimonio Unesco ad Al Balad, a Gedda, e ad AlUla, nonché progetti di rilievo lungo l’autostrada del Mar Rosso.

Immagine di copertina: Aerial View of Dhahran from Corner of 16th and “L” Streets, Building Under Construction is the Theater, Dhahran, September 14, 1949. Photo by R.E. Bright. Courtesy of Saudi Aramco

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Tag: città; cultura
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