La stampa 3D rappresenta il futuro dell’edilizia? A guardare lo sviluppo di questa tecnologia, si direbbe di si. Tanti i vantaggi: dal taglio dei costi, sia quelli di costruzione che quelli relativi alla forza lavoro, al tempo di realizzazione, inferiore anche del 90%. In più, grazie ad un diverso processo produttivo e all’utilizzo di nuovi materiali riciclabili ed ecocompatibili, sarà possibile diminuire anche la produzione di rifiuti in fase costruttiva. Obbligatorio l’uso del futuro, perché ad oggi i risultati sono ancora inferiori a quelli dell’edilizia tradizionale. Come per altri comparti però, nuove tecnologie come questa rivoluzioneranno il mondo del costruito e già tante aziende la stanno sperimentando.
A livello globale, a guidare questo sforzo sono gli Emirati Arabi Uniti, il cui governo non è nuovo a imprese nell’ambito del real estate. Accanto ai grattacieli più alti mai realizzati e ad isole artificiali in grado di ospitare aree residenziali e grandi hotel di lusso, lo stato mediorientale sta puntando con forza sullo sviluppo della stampa 3D in ambiti anche molto diversi fra loro. Uno dei più importanti è, però, proprio quello dell’edilizia con lo stato del Golfo Persico che ha lanciato la cosiddetta 3D Printing Strategy. “Entro il 2025 – ha dichiarato lo Sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktum, vicepresidente degli EAU ed emiro di Dubai (in foto davanti al primo edificio stampato in 3D negli EAU, 2016) – il 25% degli edifici di Dubai sarà composto da elementi prodotti con questa nuova tecnologia. Crediamo fortemente nella sua capacità di trasformare il settore, grazie alla riduzione di costi e tempi di realizzazione dei progetti. Ci aiuterà anche a diminuire l’inquinamento provocato dai materiali utilizzati durante le lavorazioni tipiche dei cantieri attuali.”
La 3D Printing Strategy. Secondo i regolamenti della municipalità di Dubai, città che sta puntando molto sullo sviluppo del settore immobiliare dopo gli anni della crisi, a partire dal 2019, il 2% di ogni nuova struttura dovrà essere realizzato con la stampa in tre dimensioni. Una serie di incrementi graduali porterà, nel 2025, un quarto degli edifici ad essere costruito con questo metodo innovativo.
Una scelta che avrà grandi ricadute nel settore immobiliare ma non solo. Si tratta di una strategia a tutto tondo, se è vero che la stampa 3D interverrà anche nella sanità, nella produzione di generi alimentari e di consumo. Obiettivo finale della Dubai Future Foundation (DFF), è quello di ridurre il lavoro del 70%, i costi del 90% e abbassare i tempi di produzione dell’80%. “Nell’ambito dell’edilizia – recita un documento della DFF –, il focus sarà su prodotti per l’illuminazione, basamenti e fondamenta, giunti, servizi, parchi e case mobili”.
Ma le stime sul valore della tecnologia della stampa 3D sul mercato globale, giustificano questa strategia? Se nel 2016 i prodotti realizzati secondo questa modalità hanno raggiunto il valore di 3,7 miliardi di dollari, diversi studi sottolineano che, nel 2025, si arriverà a 300 miliardi di dollari. Consci di questa potenzialità, tante aziende internazionali e italiane stanno entrando nel mercato con soluzioni sempre più innovative. Lo scorso giugno la Immensa Technology Labs, società con sede a Dubai, ha depositato il primo brevetto di stampa 3D degli EAU per la produzione di stampi per calcestruzzo e altri materiali da costruzione. Nel 2017 la CyBe Construction, azienda olandese parte del team che ad aprile ha portato a Milano la 3D Housing 05, ha dato vita ad un laboratorio di ricerca sui droni composto da elementi separati e stampati in un ambiente controllato, proprio sul territorio emiratino. Anche l’italiana Roboze, impresa nata a Bari nel 2013, è attiva in questo settore. In particolare quello della produzione e sviluppo di stampanti 3D in grado di raggiungere una precisione di 25 micron, un elemento fondamentale per le future applicazioni negli edifici degli Emirati Arabi Uniti.
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