E' entrato in funzione dopo una fase di sei mesi di test il termovalorizzatore di Bolzano, nato da un concorso di architettura vinto nel 2004 dallo studio Cleea. L'impianto è un’infrastruttura tecnologica capace di smaltire anche i rifiuti non riciclabili e produrre energia termica pari a 260.000 MWh (corrispondenti ad un fabbisogno per circa 20mila alloggi).
L'architettura si articola in due grandi corpi principali di diversa altezza. Nel primo si trovano le cabine elettriche e le turbine protette da una grande parete-schermo in lamiera di alluminio-ossidato verde, con funzione anche di barriera antirumore. Defilata c'è la sede degli uffici realizzata in un volume vetrato dal profilo inclinato, aperto verso la campagna che ospita al suo interno una piccola serra. Nel secondo volume si trovano l'impianto del forno e della caldaia, che presenta un rivestimento cangiante in lamiera colorata verde ritmata da numerose piccole aperture, insieme all'edificio della fossa rifiuti, riconoscibile per la materialità ruvida del cemento faccia a vista. Infine lo spazio adibito a scarico dei rifiuti è composto da un avancorpo compatto con pareti esterne in policarbonato verde traslucido, iridescente durante la notte.
Il nuovo termovalorizzatore è stato realizzato all'ingresso sud della città tra le montagne, i vigneti e i campi in un'area vicina alla zona manifatturiera. "Sinteticamente - racconta il progettista Claudio Lucchin - possiamo dire che è una macchina in sé, con una specifica funzione e con delle procedure di controllo e di funzionamento molto delicate, tali da renderlo necessariamente distante dalla vita dei cittadini. L'impianto è infrastruttura, fin tanto che svolge al meglio i processi industriali per cui è stato pensato e, diviene architettura nel momento in cui riesce ad accogliere gli uomini, con una particolare attenzione, alla luce e ai colori, ai percorsi e agli scorci".
Obiettivo dei progettisti era valorizzare un ambiente naturale di grande pregio, nel quale si andava a inserire il nuovo impianto. "Ecco allora un progetto che dialoga con l’ambiente, invece di mettere in luce la tecnologia e valorizzare la natura di “macchina” dell’impianto stesso. Per questo - spiegano i progettisti - si è lavorato su una morfologia edilizia che riprende linee e colori del sistema montano della conca bolzanina".
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