Progetti pubblici per il post sisma ad Amatrice: prima pietra del nuovo ospedale Francesco Grifoni che sorgerà non distante dal luogo del crollo dovuto al terremoto del 2016. Sono passati due anni dalla gara per la progettazione (dicembre 2018) indetta dalla Regione Lazio, a luglio 2019 era partita la progettazione definitiva e a marzo 2020 quella esecutiva. A questo punto, partono i lavori, anche grazie al sostegno de governo tedesco che nell’agosto 2017, un anno dopo il sisma, ha firmato un accordo con quello italiano per contribuire alla ricostruzione della città e, in particolare, del nuovo ospedale con un contributo di 6 milioni di euro.
Secondo il cronoprogramma, serviranno 2 anni di tempo per la fine dei lavori e il cantiere, a pieno regime, prevede l’impiego di oltre 100 lavoratori con ricadute significative anche sull’indotto.
«Il nuovo ospedale di Amatrice, 40 posti letto e 2 sale operatorie – raccontano gli architetti romani dello studio Valle 3.0 che firmano il progetto – possiede una valenza simbolica non solo nell’essere un ospedale in una zona disagiata, ma anche per essere uno dei primi edifici che danno l’avvio alla ricostruzione post terremoto. L’edificio – spiegano i progettisti – risulta essere composto da due corpi principali, che contengono funzioni differenti, aggregandosi tra loro così come un pezzo di città in embrione. E la scomposizione degli elementi riporta l’edificio a una scala urbana, quella che si è persa proprio a causa del terremoto».
I colori dei moduli della facciata ventilata in gres estruso prendono spunto dai colori dei prospetti del vecchio corso di Amatrice, per non snaturare quello che si configurava come un elemento caratterizzante delle strade della cittadina. Gli assi visivi permettono sia la vista sul paesaggio circostante, sia la creazione di una corte interna nella quale è possibile prevedere un giardino terapeutico. I benefici del contatto con gli elementi della natura (sole, aria, acqua, piante, animali) sono molteplici e afferiscono a tutte e tre le sfere della salute fisico-mentale-sociale.
Da isolatore sociale ad aggregatore sociale. «La caratterizzazione estetica e funzionale degli spazi – spiegano da Valle 3.0 – è stata impostata secondo aspetti che puntano ad un modello ospedaliero che inquadri non più l’ospedale come macchina produttiva, ma come luogo di accoglienza nel quale il rispetto dell’individuo, il comfort, la privacy, la facilità di orientamento sono requisiti indispensabili a imprimere all’organismo architettonico specifici connotati».
La disposizione plano-altimetrica lungo la strada di accesso permette inoltre la riconoscibilità da parte degli utenti e permette la divisione dei percorsi dei diversi utilizzatori, condizione peraltro obbligatoria per il funzionamento dell’ospedale. Ancora, la scomposizione in blocchi di livelli di tecnologia differenti permette un controllo impiantistico più efficiente, ogni corpo di fabbrica ha una funzione differente, quindi anche pesi impiantistici differenti. Si aggiunga che la tipologia di ospedale in zona disagiata comporta una dotazione di software importante che riguarda la telemedicina, per tale motivo sono stati previsti anche locali destinati a tali attività all’interno dei reparti.
In copertina: rendering di progetto © Valle 3.0
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