Efficienza energetica, sostituzione edilizia e qualità dell’architettura in Puglia. E’ di questi giorni l’annuncio da parte di Claudio De Vincenti, Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno, di uno stanziamento di 106 milioni nell'ambito del Patto per la Puglia, per interventi di efficientamento energetico per il patrimonio costruito, ma alcune esperienze sono già realtà come quella dello Studio Netti costituito vent’anni fa a Bari e progettista di alcuni interventi in classe A+ proprio in Puglia.
La matita per passione, l’architettura digitale per necessità. Si presenta così lo studio fondato da due professionisti con un background fortemente legato alla cultura visiva: Gloria Valente, architetto e designer, e Lorenzo Netti, architetto e professore di Disegno dell’Architettura al Politecnico di Bari. Dopo la formazione nell’ateneo fiorentino e la collaborazione con Adolfo Natalini e Superstudio, hanno scelto di spostarsi in Puglia e iniziare un percorso di sperimentazione dove il disegno è al servizio della progettazione sostenibile.
Avete progettato e costruito il primo fabbricato in classe A+ di Bari. Quali sono le caratteristiche dell’edificio?
Gli interventi di riqualificazione e sostituzione edilizia che abbiamo firmato a Bari sono due. Entrambi sono progetti residenziali e nascono perseguendo l’obiettivo di eco-sostenibilità indoor e outdoor, con attenzione ai costi di costruzione e di successiva gestione e manutenzione. In un caso, in particolare, abbiamo investito sull’approvvigionamento energetico della struttura da fonti rinnovabili, prevedendo una copertura esterna a cappotto e dei pannelli fotovoltaici sulla terrazza della copertura del palazzo, direttamente collegati anche con gli stalli per le biciclette elettriche situati a piano terra. Il secondo edificio, punta invece sulla sostenibilità dei materiali.
Altre architetture significative nel vostro percorso professionale?
Sempre a Bari abbiamo progettato il Poliba Student Center del Politecnico, un edificio a basso impatto ambientale e a consumo di suolo zero, grazie al riutilizzo di alcuni ballatoi esterni di un edificio risalente ai primi anni ’70. Sempre nel capoluogo pugliese abbiamo rinnovato il Grand Hotel Leon D’Oro, riqualificando la facciata con la sostituzione dei frangisole originari in vetroresina con pannelli solari delle stesse dimensioni.
Vent’anni di lavoro nella vostra regione. Avete mai pensato di esplorare occasioni oltre confine?
Fin dalla nascita del nostro studio abbiamo scelto la Puglia come campo per la ricerca applicata e siamo riusciti, anche grazie alla collaborazione con il Politecnico di Bari, a innescare una proficua sinergia tra didattica sperimentale e processi reali di costruzione dell’opera. Nel resto d’Italia e all’estero, invece, indaghiamo luoghi e temi attraverso la partecipazione ai concorsi. Abbiamo costruito diverse case in provincia di Bari ma siamo anche andati oltre: lo scorso anno abbiamo progettato un piccolo edificio a Lipsia che ora è in via di approvazione definitiva.
Chi sono i vostri committenti?
Nella maggior parte dei casi sono società di investitori e privati, ma abbiamo fatto progetti anche per e con il pubblico, come il Politecnico di Bari, insieme al quale abbiamo avviato un programma di valorizzazione dell’architettura moderna e contemporanea.
In generale, con che criteri scegliete di fari dialogare il contemporaneo con l’esistente?
Nelle opere che abbiamo realizzato, come nel caso della scala esterna costruita per la Torre Boraco del comune di Manduria, un’edifico fortificato risalente al XV secolo (una volta adibito ad uso militare), abbiamo considerato il nuovo e l’esistente come parti equivalenti del progetto. Il nostro obiettivo è quello di annodare i rapporti con il luogo mediante il concetto di “eternamente attuale”, costruendo qualcosa che, in termini funzionali, possa rimanere interessante e utile nel tempo, riuscendo ad adeguarsi ai bisogni e alle necessità in continua evoluzione.
Dal vostro osservatorio, che idea avete dell’architettura italiana oggi?
Sembra bloccata. La sua identità da alcuni decenni è segnata dalle grandi difficoltà nella realizzazione dei progetti e ad oggi ci sono ancora gravi impedimenti al formarsi di una committenza pubblica per mancanza di fiducia nel ruolo dell’architettura e delle sue potenzialità economiche e sociali. Per migliorare la situazione attuale crediamo che la politica dovrebbe impegnarsi maggiormente nell'educare la committenza, insegnando l’architettura e il valore del progetto.
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