Il 28 luglio 2016, dopo quasi vent’anni dai primi tentativi, il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto di riforma delle autorità portuali. L’intervento del governo ha seguito tre principali linee guida: semplificazione burocratica, razionalizzazione (con la creazione di 15 Autorità di Sistema Portuale AdSP), riorganizzazione della governance.
L’8 settembre 2017, a poco più di un anno dall’entrata in vigore delle nuove norme, il CdM ha di nuovo messo mano al testo. Questo nuovo intervento è andato a emendare alcuni punti portando, ad esempio, alla creazione di tre categorie di porti e all’adeguamento delle funzioni dei presidenti delle AdSP. Un’ulteriore modifica però ha portato a una levata di scudi da parte di diversi sindaci di città portuali importanti nel panorama nazionale. È previsto infatti che ai membri del Comitato di gestione delle autorità portuali, si applichino “le disposizioni vigenti in materia di incompatibilità di incarichi presso le pubbliche amministrazioni e presso gli enti privati di controllo pubblico”. In poche parole, i sindaci non potranno effettuare nomine politiche per i membri dei board a capo delle AdSP.
Le proteste si basano su un punto: questa norma rischia di creare un’entità separata dal resto della città, in quanto all’interno dell’organo direttivo, non ci saranno membri delle amministrazioni locali. “Abbiamo chiesto di essere ascoltati il prima possibile dalle commissioni competenti di Camera e Senato e questo per dare l’idea di quanto sia importante la partita per noi, indipendentemente dal partito”. Così Filippo Nogarin (M5S), sindaco di Livorno, ha concluso il suo intervento nella sede dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (Anci), a due passi da Montecitorio. Oggetto dell’incontro è stato l’esito dei lavori della Commissione città portuali, presieduta dal sindaco toscano del Movimento 5 Stelle, sul decreto correttivo effettuato dal governo riguardo alle Autorità competenti per gli scali marittimi.
“Siamo concordi su larga parte delle norme oggetto della modifica, ma è necessario innanzitutto evitare rischi di governance e la duplicazione delle funzioni. Se da un lato abbiamo avuto qualche rassicurazione sull’accoglimento delle nostre istanze, dall’altro siamo pronti a una serie di manifestazioni di protesta nelle nostre città se si continuerà a portare avanti la linea che esclude il sindaco, o un suo delegato politico, dalla possibilità di sedere nei comitati di gestione delle autorità portuali” ha sottolineato il primo cittadino toscano, che ha poi ribadito come “in tutta Europa venga applicato il principio del coinvolgimento delle amministrazioni che rappresentano gli interessi dei cittadini. In questo senso dobbiamo evitare passi indietro”.
“In commissione tutti concordiamo su un punto – ha ribadito Nogarin -, le nomine di questo tipo devono essere effettuate dai sindaci in modo da poter scegliere chi, a loro giudizio, sia il candidato migliore. Un decreto come questo infatti, rende più difficile la sinergia e la complementarietà fra le città costiere e i propri porti e questo noi non lo accettiamo”.
Sulla stessa lunghezza d’onda il vicesindaco di Genova, Stefano Balleari (FI): “L’ingerenza del governo nelle scelte degli enti locali è una questione di democrazia. Da noi il porto si trova all’interno dell’agglomerato urbano e per anni abbiamo avuto una dicotomia fra le due entità. Ora stiamo cercando di riallacciare i rapporti e far sì che queste si ‘parlino’ perché se il decreto non verrà modificato, si verificherà uno scollamento fra lo scalo marittimo e il resto. Detto questo, il porto non è un’isola e pertanto la città non può prescinderne”.
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