Abolire l’emendamento che blocca i fondi per le periferie oppure tutti i Sindaci, indipendentemente dalla provenienza politica, sono disposti a manifestare davanti a Montecitorio e a consegnare le fasce tricolori.
La pausa estiva è stato il tempo in cui i sindaci hanno discusso e organizzato riunioni tecnico-operative sulla questione “fondi”. I sindaci veneti, per esempio, hanno rivolto un appello congiunto al governo affinchè garantisse i fondi e tutelasse i cittadini. La ripresa dei lavori parlamentari vede compatto il fronte dei Primi cittadini nella richiesta di modifica o abolizione di commi 2 e 3 dell’articolo 13 del Milleproroghe.
In audizione il 4 settembre presso le commissioni riunite Affari costituzionali e Bilancio della Camera, il presidente dell’Anci Antonio Decaro ha formalmente chiesto una marcia indietro rispetto a quello che ha definito un «furto con destrezza», compiuto con un emendamento notturno presentato al Senato senza alcuna concertazione con i Comuni e che fin dall’inizio era stato etichettato dai sindaci come una “follia”.
«Il blocco dei finanziamenti è illegittimo – ha affermato Decaro - perchè viola un atto convenzionale tra la presidenza del Consiglio dei ministri e il sindaco beneficiario, sospendendo unilateralmente e senza alcuna motivazione, il rapporto in corso. Il finanziamento, secondo convenzione, può essere sospeso o revocato solo in casi tassativamente previsti».
«Oggi dimostriamo l’unità politica dell’Anci. Ci sono i sindaci di ogni colore politico e di grandi e piccoli Comuni», ha affermato il vicepresidente vicario Anci e sindaco di Valdengo, Roberto Pella, durante la conferenza stampa di Montecitorio, seguita all’audizione di Anci sul bando periferie, pronti a far valere in sede erariale, amministrativa e costituzionale i diversi profili di illegittimità della norma in assenza di abolizione o modifica della norma.
L’Associazione ha portato a sostegno della propria richiesta i numeri relativi al Bando periferie (il dettaglio nella gallery) e ha invitato parlamentari e rappresentanti del Governo ad andare tra i cittadini a spiegare perchè le scuole di Arezzo non si possano ristrutturare o il palazzetto dello sport di Rieti non si possa mettere a norma, il parco urbano di Nuoro non si possa rigenerare o le case popolari di Firenze riqualificare. «Perché un’operazione importante e attesa di ricucitura di aree socialmente disagiate delle nostre città debba fermarsi», ha affermato Decaro.
«Il congelamento dei fondi non crea un danno ai singoli Comuni ma al Paese, perché con 1,6 miliardi di euro stanziati non si andranno a generare solo benefici per migliorare le città ma anche soldi che faranno economia», sottolinea a margine Umberto Di Primio, sindaco di Chieti e vice presidente dell’Anci.
I dati Anci - Al momento l’analisi dello stato di avanzamento dei progetti di 39 delle 96 amministrazioni locali coinvolte dalla revoca rileva un importo complessivo di spese sostenute dai Comuni vicino ai 65 milioni di euro, con un 9% di cantieri già aperti. Pagamenti sono stati effettuati per 8.832.529 euro. La macchina fermata dall’articolo 13 del Milleproroghe coinvolge circa 20 milioni di cittadini (19,803 milioni per l’esattezza) e fa saltare nel complesso risorse per 2,7 miliardi grazie al miliardo e cento milioni di cofinanziamenti pubblici e privati per 1.625 interventi da realizzare sul territorio di 326 comuni complessivi.
Reciprocità tra le parti - Ad essere ripristinato deve essere «quel senso di possibilità di investire che era contenuto nel bando periferie. Abbiamo siglato un contratto con il governo che ha valore di legge, nel rispetto dei canoni del codice civile, cancellarlo farà scappare gli investitori privati», insiste il sindaco di Frosinone, Nicola Ottaviani, presente il 4 settembre alla Camera.
Più morbido il sindaco di Novara, Alessandro Canelli: «Si faccia uno sforzo per capire quali sono i progetti che possono avere efficacia e quindi essere realizzati».
La posizione dele associazioni di categoria – Sul tema sono intervenute in parallelo, con un comunicato congiunto a cui ha partecipato la stessa Anci, Ance, Fondazione Riuso, Legambiente e Audis chiedendo l’avvio di un piano di riqualificazione oltre che lo sblocco dei fondi perchè, si legge «al recupero delle periferie è necessario dare massima priorità».
Disponibili a collaborare su un piano strategico per il futuro delle città con «progetti innovativi e compatibili con l’ambiente, con selezioni più rapide che premino la qualità, ma soprattutto favorendo quei progetti capaci di incidere in modo efficace sul tessuto urbano delle zone periferiche, in particolare con interventi di demolizioni e ricostruzione migliorando la qualità della vita di chi ci abita».
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