Bim come metodo di lavoro e non come semplice strumento, che ha bisogno di regole condivise per contribuire al miglioramento del processo. Da qui nasce l’esigenza di norme, particolarmente rilevanti per il settore perché stimolano l’adozione di standard condivisi e la creazione di strumentazione a norma, che aiutino a progettare un prodotto edilizio “fatto bene”. Questo concetto del “far bene” in edilizia è stato più volte al centro degli interventi dei relatori durante il seminario di formazione organizzato dal Consiglio nazionale degli architetti presso l’acquario romano dedicato a “Il ruolo e l’importanza della normazione nel progetto d’architettura” con un focus specifico sulla norma Uni 11337 proprio sul building information modeling.
Stesura condivisa. «Gli aspetti umanistici del progetto sono nel Dna degli architetti - ha sottolineato Marco Aimetti, consigliere Cnappc - ma il concetto è più ampio e connesso a tutti gli altri temi» connessi a progettazione, esecuzione ed esercizio del bene. Ecco allora l’importanza della normazione Uni che ormai coinvolge nel suo processo di regolamentazione tutta la rete delle professioni. La partecipazione della più ampia compagine possibile alla stesura degli standard è tra gli obiettivi dell’Uni. E infatti Ruggero Lensi, direttore generale Uni, ha iniziato il suo intervento proprio sottolineando che «la componente dei professionisti è fondamentale per legare gli standard Uni al mercato» nell’ottica di creare «documenti accettabili da tutti i nostri stakeholder» e creare «un mondo che combini tutti i valori in un linguaggio unico». «Vorremmo una città “fatta bene” - ha continuato - nei prodotti, nella loro messa in opera e nei processi, dalla progettazione alla costruzione e poi la manutenzione. Senza dimenticare tutti i servizi inseriti nella normativa Uni».
La convenzione Cnappc - Uni. Mentre in ISO, International Organization for Standardization, si lavora alle norme sulle smart cities, il Cnappc presenta una guida alla norma Uni 11337 e la convenzione tra Consiglio nazionale architetti e Uni che permette alcune facilitazioni, non da ultimo la lettura della norma, a un prezzo ribassato. «La frequentazione del mondo normativo può essere un accrescimento professionale», ricorda Aimetti, soprattutto di fronte a un cambiamento epocale nell’approccio alla progettazione. E molto rapido nei tempi. Una rivoluzione che sembra ormai essere percepita ampiamente, considerato i numeri del seminario: circa settecento, tra persone presenti in sala e utenti connessi al webinar. «La norma Uni deve essere il faro - continua l’architetto - anche perché sono frutto di un lavoro condiviso e quindi realistico rispetto a una consuetudine costruttiva e di mercato».
Norma e processo. Lavorare in Bim significa che «non sto più disegnando ciò che ho in testa ma sto progettando», semplifica Alberto Pavan, presidente UNI/CT 033/SC 05 BIM e gestione digitale dei processi informativi e delle costruzioni. «Il progetto digitale crea un prototipo del manufatto edilizio, quindi le norme sul processo sono fondamentali», gli fa eco Francesco Ruperto, architetto e coordinatore Uni/CT 033/SC 05/GL 05 capitolato informativo. E allora normare in materia di Bim significa lavorare sia sugli strumenti sia sul metodo, che è sì collaborativo ma solo se al centro del sistema ci sono i dati, che ciascun professionista utilizza per il proprio fine. Dati che diventano lunghezze, calcoli, parole a seconda che ad utilizzarli siano architetti, ingegneri, avvocati. Per questo è importante generare formati aperti e software che garantiscano l’unicità dei dati per tutti i professionisti impiegati. Per questo è importante una norma che stimoli la produzione di strumenti che rispondano alle caratteristiche inserite nello standard.
«La norma è tecnica e tecnica è la sua valenza preponderante - ha spiegato Marco Di Gregorio, funzionario tecnico Uni, direzione normazione, ricordando che non è obbligatorio conformarsi se non per quelle norme cosiddette “armonizzate”, citate in bandi, contratti, leggi nazionali e internazionali che ne impongono l’utilizzo. In prospettiva c’è l’aggiornamento della norma, con la ridefinizione del quadro rispetto alla gestione dell’informazione - «vera essenza del modello», sottolinea Ruperto - secondo processi e regole normate. Che conclude: «Stiamo forse scoprendo che quella cosa che chiamiamo Bim è un tema che aumenta la conoscenza di ciò che vado a fare, qualunque sia il mio ruolo nel processo e, forse, quindi mi permette di controllare meglio quanto fatto: monitorare, misurare quanto sta accadendo su dati oggettivi ma anche predire scenari futuri e governare l’informazione raccolta». Management applicato al progetto, a partire dagli obiettivi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Tag: cultura