“Casa Italia è un’occasione per raggiungere un obiettivo che non possiamo mancare: mettere in sicurezza il nostro patrimonio urbano, agendo preventivamente e sistematicamente, salvaguardando i borghi, i piccoli centri. Questa è la nostra vera e invidiabile eredità che dobbiamo custodire e tramandare rinnovandone la memoria”. Massimo Alvisi, architetto romano, parte del team G124 e ora coinvolto direttamente nella squadra di Casa Italia spiega che “i 10 cantieri annunciati devono diventare le nostre buone pratiche da esportare in tutta Italia sia per qualità che per modus operandi. I professionisti e gli amministratori, ma soprattutto i cittadini, avranno a disposizione un esempio di come intervenire senza intaccare il tessuto sociale che spesso è quello più debole nelle aree a rischio”. Mettere in sicurezza, adeguare sismicamente e rendere più belli gli edifici, senza mandare via chi ci abita per non creare altri traumi oltre a quelli che il sisma e la paura del sisma fa. Questo è lo scopo di Casa Italia, presentato congiuntamente dal premier Paolo Gentiloni, con Giovanni Azzone commissario per Palazzo Chigi e Renzo Piano, senatore a vita. “Opereremo su edifici pubblici residenziali, ma questo permetterà anche ai privati di avere un riferimento da seguire per agire sulle proprie abitazioni o sulle proprie attività. Quest'ultimo tema è importante, perchè oltre a tutelare gli edifici e quindi le persone, dobbiamo anche tutelare il tessuto sociale ed economico” continua Alvisi che non nasconde le criticità note: burocrazia e procedure. “È anche per questo - aggiunge - che dobbiamo creare un modello, lavorando con la materia legislativa che abbiamo a disposizione. Le opportunità sono tante a partire dalla possibilità di mettere in moto l'economia con un investimento a lungo termine”.
Il coinvolgimento di Renzo Piano. “La politica di salvaguardia nei confronti dei terremoti finora si era limitata a definire i criteri di progettazione dei nuovi edifici o di quelli che sarebbero stati interessati alla ristrutturazione. Le prime norme tecniche, risalenti al 1974, fornivano rudimentali disposizioni di salvaguardia che – spiega l’ingegner Maurizio Milan, anche lui al fianco di Renzo Piano sia come tutor di G124 sia per Casa Italia - hanno acceso la sensibilità verso la protezione sismica e l’effetto è stato quello di ridurre le vittime, che comunque sono sempre troppe e sempre è grave la perdita patrimoniale. Da allora molta strada è stata percorsa, ma resta sempre il pericolo per gli edifici “vecchi”, insicuri”. Casa Italia si propone di avviare la prevenzione verso i dissesti idrogeologici, con particolare attenzione alla protezione da sisma. “Renzo Piano ha riferito al Senato la necessità di avviare un programma a lungo termine con l’obiettivo della prevenzione, e il dipartimento che a breve si costituirà presso la Presidenza del Consiglio, coordinato dal professor Azzone – spiega Milan - avrà il compito di stabilire i criteri per mettere in sicurezza l’immenso patrimonio edilizio costruito quando i provvedimenti di sicurezza sismica non erano applicati”.
La ricognizione, il progetto, l’esecuzione. La struttura di Casa Italia avrà il compito di definire criteri, tempi e costi degli interventi di miglioramento e/o adeguamento sismico con applicazione sul campo in dieci edifici di residenza pubblica collocati in zone ad elevato rischio simico, da Nord a Sud. “Il procedimento - spiega Milan - prevede la ricognizione e classificazione tipologica degli edifici, il rilievo geometrico e delle consistenze strutturali con indagini non distruttive, la ricognizione geologica e geo-meccanica, l’analisi delle caratteristiche di resistenza e di risposta vibrazionale, la diagnostica mirata a classificare materiali e criteri costruttivi, sia con metodi non distruttivi che con estrazione di campioni nelle zone maggiormente sollecitate, e ancora, l’affinamento delle analisi sulla scorta dell’affinamento diagnostico”. Solo a quel punto può iniziare il progetto di miglioramento e adeguamento dell’edificio, con l’obiettivo di mantenere le famiglie nella propria casa, per tutta la durata dei lavori o, se le opere non lo consentiranno, con un allontanamento limitato a pochi giorni.
“La conclusione del progetto – spiega Milan - fornirà nel dettaglio i criteri di intervento e documenti di appalto che si svolgerà nel rispetto delle norme vigenti”. Non servono provvedimenti straordinari, l’ha ribadito anche Giovanni Azzone in conferenza stampa: “non si faranno deroghe, perché il modello deve poter essere facilmente replicato”. I professionisti coinvolti nel progetto Casa Italia chiariscono gli obiettivi dei dieci cantieri: “intervenire minimizzando il disturbo all’utente, inserire tiranti con perforazioni delle murature dall’esterno, consolidare con leganti a perfusione, ricorrere a nanotecnologie e materiali compositi. Le opere miglioreranno anche le prestazioni energetiche e le condizioni igienico sanitarie. La ripetizione dell’analisi vibrazionale e i test finali di collaudo dimostreranno di aver raggiunto il livello di sicurezza voluto”. Non solo, “l’intento finale – spiega Milan - è mettere a sistema tutte le informazioni per costituire un data base in cui siano raccolte tutte le informazioni sugli edifici, informazioni oggi disperse in vari uffici di cui manca totalmente l’interrelazione. Sarà la carta d’identità dell’edificio con alcune informazioni aperte, altre riservate, altre totalmente private”.
Gli architetti puntano sull'architetto-senatore a vita, per una legge sull’architettura. “Casa Italia è certamente un’operazione intelligente, per la prima volta in Italia si lavora sulla prevenzione, e non sulla soluzione di una emergenza. Aver cura della propria casa, ma anche del territorio, del paesaggio, del patrimonio storico dovrebbe essere la normalità”. Questa la riflessione dello studio romano Labics che guarda a Casa Italia come “un buon primo passo, ma ora avanti con la legge sull'architettura”. Tema quest’ultimo richiamato anche dall’architetto Gaetano Manganello dello studio Architrend di Ragusa e da Vicenzo Latina, siracusano, architetto italiano dell’anno nel 2015. “Una buona legge sull'architettura è imprescindibile dal tema della sicurezza antisismica, ma anche dal tema della sicurezza idrogeologica. Spiace - commenta l’architetto ragusano - che il senatore architetto non si sia speso ancora in questo senso. Sono tanti gli architetti italiani che non aspettano altro che essere messi alla prova, disegnando buone opere di architettura che possono risolvere sia il problema della sicurezza antisismica degli edifici, sia quello della ricostruzione delle città distrutte dal sisma”. “Casa Italia può rappresentare una straordinaria occasione di ricerca interdisciplinare per lo sviluppo, la tutela delle città e del patrimonio ambientale particolarmente vulnerabili. Spero vivamente – ha commentato Latina - che, nonostante i nobili intenti, non diventi l’occasione d’affari di alcune lobby. Le risorse sono esigue per 10 casi. Sembra un programma di buoni propositi e non qualcosa di operativo. Mi auguro che possa scaturire una sperimentazione su vasta scala. Purtroppo – conclude l’architetto - sembra una benevola e limitata “elargizione” all'architetto senatore Piano, da cui ci aspettiamo tanto. Qualcosa di meno personalistico, più politico e programmatico. Che promuova una legge per l'architettura”.
Da Casa Italia al coinvolgimento delle Università. “Fondamentale è l’avvio concreto del Programma Casa Italia con lo stanziamento dei primi 25 milioni per far partire alcuni interventi che tuttavia potranno essere solo puntuali, tattici e sperimentali. La fase successiva – commenta Maurizio Carta, Presidente della Scuola Politecnica di Palermo e delegato del Rettore allo sviluppo territoriale - dovrà essere strategica e capace di riattivare la responsabilità sociale della pianificazione territoriale per riconfigurare il modello insediativo del paese attraverso protocolli di resilienza, sicurezza e qualità. E le Università italiane dovranno essere coinvolte attraverso laboratori dedicati ai piani di prevenzione e ricostruzione, dei veri e propri living lab che informino ed educhino alla buona pianificazione e alla manutenzione programmata. Con Casa Italia qualità e sicurezza del territorio sono tornate priorità dell’agenda politica del paese, ma adesso devono diventare priorità della nostra agenda collettiva, stimolando una nuova e diffusa cultura del territorio e cura della casa comune, anche attraverso incentivi e premialità che coinvolgano l'intervento privato nella missione”.
Oltre le buone intenzioni, maggiori investimenti. “Gli intenti sono assolutamente positivi e questo programma, finalmente a lungo termine, è quello che dobbiamo portare avanti. L’Italia – dichiara Pier Giorgio Giannelli, architetto, presidente dell'Ordine di Bologna - è praticamente tutta territorio sismico e quindi ben venga un programma del genere che possa far crescere la consapevolezza della collettività verso i temi della sicurezza del territorio. I fondi stanziati, così come gli interventi, sono “di bandiera” e se inteso in questo modo, quasi pedagogico, la cosa mi vede assolutamente favorevole, ma il vero programma dovrà essere ben più corposo. Di conseguenza bisognerà riorganizzare la filiera della progettazione attualmente troppo frammentata e non gerarchica, come servirebbe”. Decisamente drastico il commento di Luigi Prestinenza Puglisi: “mi sembra una buona intenzione che si è trasformata in un progetto per distribuire a pioggia dei micro-finanziamenti. Credo sia una beffa: 25 milioni di euro è una cifra ridicolmente bassa. Basterebbe a stento per una minisperimentazione, ma ci vorrebbe un programma di ricerca serio e una sola area”. “Sembra una iniziativa positiva. Lo stanziamento è limitato - commenta l’architetto bresciano Camillo Botticini se non diviene la base di una programmazione più ampia. Andrebbero affiancati al progetto strumenti concorsuali con invito per garantire esemplarità degli interventi”.
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