Cosa vogliono leggere gli architetti? Cosa gli architetti vogliono far sapere a potenziali clienti?
L’architettura, che risponde a un programma e a un committente pubblico o privato in un luogo specifico, ha una “Second Life” sulle riviste e su internet. Le condizioni della sua esistenza concreta non sono sempre facili da comunicare - anche se alcuni media cercano di farlo - e quindi la sua immagine prende il sopravvento, spesso riproducendosi in modo “virale”. Ma lo spettacolo ha le sue leggi, ed è inutile richiamarlo a una completezza o un’oggettività mai esistite.
Diversi media raccolgono diversi pubblici, li formano e ne sono formati. Anche il mondo degli architetti è ormai un “mosaico di sottoculture” diverse. A ognuno la sua musica, la sua giacca, la sua auto, la sua rivista.
Lo stato di salute della comunicazione/editoria di settore in Italia? La tua rivista/giornale preferito?
L’editoria d’architettura è in gravissima crisi; ma non basta dare la colpa a Internet, in un tardivo “Ceci tuera Cela”. Come l’invenzione della fotografia nella seconda metà dell’Ottocento ha da principio stimolato nei pittori la competizione “realista”, per poi permetterne la liberazione dall’obbligo figurativo e l’entrata nella dimensione astratta, così Internet forse affrancherà la carta stampata dalla dimensione puramente comunicativa e iconica, per accentuarne gli aspetti interpretativi.
Per quel che mi riguarda non sfoglio quasi più le riviste per mancanza di tempo; ma rimango affezionato all’intelligenza “lenta” di Lotus international.
Cosa non va nella comunicazione di architettura/ingegneria/design oggi?
In ogni momento succede quel che succede, e quindi non ho mai creduto a una critica generale della situazione esistente e alla divinazione di stati futuri. Come per tutte le innovazioni tecnologiche, passato l’entusiasmo per la sua novità l’elettronica è entrata in una seconda fase che permea le nostre vite nella loro dimensione quotidiana. Il giornale del mattino letto di fronte alla tazza di caffelatte è stato sostituito dal browsing su siti che ormai non devono più stupirci con elaborate animazioni Flash.
Un nuovo prodotto deve intercettare un bisogno inespresso con mezzi dolci e facili, capaci di entrare nella quotidianità personale e professionale, rispondendo alla nostra curiosità con leggerezza, chiarezza, intelligenza.
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