Com’è nata in Umbria l’idea di correre per il titolo di capitale europea del 2019?Tutto è iniziato cinque anni fa. Il primo passo lo fece il Comune di Assisi, poi si è deciso di lavorare a una candidatura strutturata, del capoluogo di regione, insieme ad Assisi e all’intera Umbria. L’obiettivo era e resta imprimere una svolta culturale al percorso di sviluppo della città e della regione. Il concept di Perugia 2019 fa infatti riferimento alla crisi della città media e al suo rilancio nel segno di un forte cambiamento fondato sulla cultura e l’innovazione. Perugia vuole diventare una moderna città europea universitaria e della conoscenza, al servizio di un nuovo sviluppo dell’intera regione.
Quali strategie le PA possono mettere in atto per lavorare sull'identità visiva e sulla reputazione delle città, considerando la scarsità di risorse economiche a disposizione?
La reputazione di Perugia e delle città umbre è grande e fuori discussione, nonostante qualche inedita problematica sociale che negli ultimi anni ha interessato in particolare la nostra città. La partecipazione a questa competizione, il progetto rivolto al futuro che la sostiene e i relativi investimenti in nuove infrastrutture e attività culturali e creative, nuove tecnologie urbane e servizi per il turismo, è la base della nuova economia urbana di Perugia e del territorio, ed è anche un modo per rilanciare la reputazione della città in Italia e in Europa.
Avete pensato un progetto per i turisti? Per i cittadini? Gli studenti?
E’ un progetto per la città e per la regione, per tutti i cittadini e in primo luogo per gli studenti e per i giovani ad alta qualificazione, che in Umbria sono molti ma nelle nostre città trovano poche opportunità di impiego adeguato alle competenze acquisite. Il progetto di candidatura si propone, oltre che di valorizzare in modo innovativo il grande patrimonio culturale di Perugia e diffuso in tutta la regione, di sostenere lo sviluppo di nuova imprenditorialità giovanile ad alta qualificazione nelle tante attività economiche legate alla cultura e alla creatività.
Perugia rappresenta la città-media italiana. Come si immagina la città nei prossimi cinque anni?
Perugia negli ultimi decenni è cresciuta molto in abitanti e in estensione territoriale, consumando molto territorio. Ora ha bisogno di una forte rigenerazione urbana nelle periferie ma soprattutto nel centro storico, che di quella crescita estensiva è stato vittima, avendo perso molti residenti e molte attività economiche. La Perugia dei prossimi anni deve segnare una discontinuità rispetto alla crescita estensiva, diventando città della crescita qualitativa. E quindi indubbiamente riqualificazione e riuso di molte strutture da tempo abbandonate o utilizzate malamente, non certo nuove costruzioni.
Quali sono i progetti di riqualificazione e riuso di strutture abbandonate che l’Amministrazione considera prioritari?
Il centro storico in modo diffuso. In particolare l’ex mercato coperto e le aree circostanti dove si trova una grande struttura dismessa da anni, e l’ex carcere: un’area di grande valore urbanistico da riconnettere al resto della città. Il progetto di candidatura prevede che venga realizzata un’infrastruttura di collegamento tra l’università, e più in generale le istituzioni di alta formazione, e la nuova economia della città legata alla cultura, startup culturali e creative. Vedremo se ci saranno le condizioni per realizzarlo nell’ex carcere o, in alternativa, nell’ex mercato coperto, o diffusamente nel centro storico.
Se un imprenditore volesse investire nella vostra città, quali progetti buoni (e concreti) segnalerebbe il sindaco?
Nei prossimi anni Perugia, con altre città umbre di maggiori dimensioni, potrà contare sulle risorse del nuovo ciclo di programmazione europea e in particolare quelle relative all’Agenda urbana; ma saranno risorse limitate e quindi il ruolo dei privati sarà comunque decisivo, se si vorranno realizzare trasformazioni urbane importanti. I progetti più rilevanti su cui i privati potranno intervenire sono proprio quelli dell’ex mercato coperto e dell’ex carcere.
Urbanistica, masterplanning, architettura, che ruolo hanno per il sindaco Romizi e per la sua amministrazione?
Riqualificazione urbana e in particolare rigenerazione del centro storico sono obiettivi di medio periodo di primaria importanza in sé, e anche condizioni per il necessario recupero di attrattività da tutti i punti di vista. Non possono che avere un ruolo centrale.
Perché la commissione dovrebbe scegliere Perugia?
Il principale punto di forza della nostra candidatura è che il progetto esprime una radicale necessità di cambiare, di reinventare il futuro della città a partire dalla cultura e dalla conoscenza, quindi dalle nostre università e istituzioni culturali, per rispondere ad una crisi di identità e di prospettive e per invertire il lento scivolamento sociale ed economico. Per questo, accanto e strettamente integrato ad un programma culturale innovativo, è stato formulato anche un piano strategico, fatto di un insieme di strategie e azioni concrete volte a imprimere una svolta culturale allo sviluppo della città e anche della regione.
Si corre per vincere, ma se Perugia e Assisi non vincessero, come contate di portare avanti i progetti sviluppati in questi mesi?
Il budget previsto per la manifestazione è relativamente sobrio, perché siamo convinti che con la perdurante grave crisi che attraversa l’Italia sia necessario fare di tutto per realizzare un programma di qualità senza eccedere nelle spese. Il nostro è peraltro un budget relativamente sobrio anche nella parte degli investimenti infrastrutturali, perché gli interventi vogliamo realizzarli effettivamente nei prossimi quattro o cinque anni, che è un tempo piuttosto limitato. E vogliamo realizzarli indipendentemente dal conseguimento del titolo perché Perugia ha bisogno di una svolta culturale per il suo sviluppo futuro. Una svolta che il titolo di capitale europea della cultura accelererebbe di molto, ma di cui abbiamo bisogno in ogni caso.
Quale bagaglio ha acquisito il sindaco dopo il percorso di candidatura della sua città?
La candidatura ci sta dando la possibilità di guardare lontano, fuori dai nostri confini, per poi riscoprire le nostre radici e la nostra identità. E’ un’occasione per coinvolgere i vari attori della città, per puntare sulla partecipazione.
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