Connecting minds creating the future: questo il tema di Expo Dubai 2020 e il processo ideativo sotteso alla progettazione di ogni padiglione che entrerà a far parte della prima esposizione universale del mondo arabo. A dimostrazione ci sono le architetture che rappresenteranno rispettivamente l’Italia, la Svizzera e la Finlandia. I tre architetti Carlo Ratti, Teemu Kurkela, Christoph Kellenberger, a poco meno di 200 giorni dall’inizio dell’evento, hanno infatti svelato alcuni dettagli e qualche dietro le quinte delle rispettive opere, nell’ambito di un’iniziativa promossa dall’Ordine degli Architetti di Roma e ideata da Arianna Callocchia. Il fil rouge? Il desiderio di dare vita ad architetture narrative, che guardano alla tradizione e che puntano dritto al futuro.
«Quello del Padiglione Italia è un viaggio verso l’innovazione, un racconto della cultura italiana che integra tecnologia e natura» racconta Carlo Ratti, affiancato nel progetto da un team composto da Italo Rota, F&M Ingegneria, Matteo Gatti & Associati e Archcorp (team scelto con un concorso aggiudicato due anni fa. «Per il design ci siamo ispirati al tema dell’esplorazione nautica, immaginando tre barche che giungono a Dubai dopo un lungo viaggio . Barche che, dopo l’approdo, si trasformano nella copertura di questo spazio temporaneo per eventi, per poi rimettersi in mare. Il Padiglione Italia, dunque, sarà realizzato in un’ottica di recupero e di economia circolare, utilizzando materiali organici o riciclati» spiega l’architetto. «L’accesso avverrà da una rampa a forma di duna, e l’intera struttura sarà aperta verso l’esterno grazie a una facciata realizzata in tripoline di corda che faranno da membrana tra esterno e interno, proteggendo da possibili tempeste di sabbia e permettendo al contempo il ricambio d’aria, fondamentale per garantire una maggiore sicurezza ai visitatori in questo momento così delicato». La sera, invece, le cime nautiche della facciata si trasformano in uno schermo fluttuante nel vento.
Un dialogo tra culture sullo sfondo del deserto. Questa invece l’idea alla base del progetto che rappresenterà la Finlandia al prossimo Expo. «Il nostro desiderio era quello di portare a Dubai la neve, che contraddistingue il nostro paese per diversi mesi l’anno. Ma volevamo fondere questo aspetto con la tradizione beduina e con la città in evoluzione. E il nostro Padiglione rappresenta proprio questo, una tenda innevata, un rifugio dal sapore moderno» racconta l’architetto Teemu Kurkela dello studio Jkmm. «L’ingresso ricorda sia una tenda che la vela di una barca. Il design degli interni è lineare, richiama lo stile nordico, anche grazie alla presenza del legno, ma lascia intravedere il cielo. La pavimentazione si rifà anch’essa al rigido clima finlandese, con un motivo che si ispira ai segni che in inverno decorano la superficie dei laghi ghiacciati. La struttura racconta molto del nostro paese e del suo rapporto con la natura. La abbiamo immaginata come un luogo raccolto, adatto all’incontro con l’altro» ha poi concluso il progettista.
Dello stesso parere anche l’architetto svizzero Christof Kellerberger (OOS Studio): «Expo Dubai vuole essere un ritorno alla normalità, dove i visitatori possono incontrarsi e tornare a socializzare. E proprio l’architettura ha un ruolo fondamentale nel creare spazi vitali per le persone – spiega – Il nostro Padiglione sarà un viaggio nel mondo svizzero, a partire dal setting: la montagna. Gli esterni riprendono il colore rosso e la croce bianca della nostra bandiera, per rendere la struttura immediatamente riconoscibile. Una volta entrati, poi, si verrà catapultati in un’escursione tra le Alpi. C’è tutto, persino la nebbia. Ne abbiamo ricreato la sensazione sulla pelle, persino l’odore. E proprio come in montagna non mancheranno i tipici cartelli segnaletici lungo il sentiero. Arrivati in cima ci si potrà godere il panorama, sia diurno che notturno» prosegue Kellerberger.
Dalla natura, poi, si passa alla città. «Una volta terminata la passeggiata, una dimensione decisamente più urbana e metropolitana accoglie i visitatori, permettendo loro di immergersi nel mondo della tecnologia e dell’innovazione svizzera. La nebbia si trasforma in gocce d’acqua che cadono dal soffitto sulla roccia: ognuna di queste gocce rappresenta simbolicamente un’idea, pronta a plasmare il mondo, a fare la differenza».
Progetti, questi, che iniziano a darci un’idea di come saranno gli edifici post-pandemia: basati su processi circolari e adattivi al clima. Ecco che allora il ruolo dell’architettura in Expo Dubai non è solo quello di progettare strutture esteticamente gradevoli, ma anche – e soprattutto – quello di raccontare come questa disciplina possa contribuire a creare un futuro con nuovi orizzonti.
In copertina: il Padiglione Italia. Render © Carlo Ratti Associati
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