Il sistema delle costruzioni italiano si consolida oltre confine: nel 2015 sono stati aperti 231 nuovi cantieri dalle aziende italiane, per un valore totale di 17,2 miliardi di euro. Complessivamente i cantieri avviati dalle imprese italiane nel mondo salgono a 617 per un controvalore di 87 miliardi. La forbice tra il fatturato estero e quello nazionale delle imprese si amplia sempre di più: dal 2004 al 2015 si stima che il peso della componente estera rispetto all’attività globale sia passato dal 31% al 70%. Questi sono i macro-numeri del Rapporto Ance 2016 presentato alla Farnesina con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale.
Oggi le imprese italiane sono stabilmente attive in 89 Paesi, conquistando 11 nuovi mercati: Germania, Regno Unito, Repubblica ceca, Ungheria, Moldavia, Montenegro, Norvegia, Isole di Capoverde, Niger, Indonesia e Laos. Questo, anche se il 50% delle nuove commesse acquisite nel 2015 è concentrato sull’Europa.
Nell’ultimo anno è cresciuta notevolmente anche la quota delle commesse in Medio Oriente grazie soprattutto ai lavori in Qatar (3,1 miliardi). Complessivamente l’area geografia che mantiene la leadership resta quella del Sud America dove si concentra il 23,1% dell’intero valore delle commesse a cui partecipano le aziende italiane.
Settori di punta? L’edilizia rappresenta l’8% del portafoglio lavori ma il settore ferroviario con il 24,2% dell’intero valore delle commesse, si conferma la tipologia di opera maggiormente realizzata dalle imprese italiane. Seguono le opere stradali, con una quota pari al 22,3% e quelle idrauliche con il 15%.
“Visti i successi delle nostre imprese, dobbiamo incoraggiarle ulteriormente, chiedendo anche un supporto a Bruxelles in termini di investimenti sulle infrastrutture”. Paolo Gentiloni, ministro degli Affari Esteri ha citato nel corso della presentazione le iniziative in Europa, Medio Oriente e Africa, “grandi priorità per la politica italiana. In Africa in particolare – ha aggiunto – si parla di energia e infrastrutture e il nostro Paese può rispondere efficacemente considerando che le nostre aziende sono riconosciute per la qualità del lavoro. Non siamo un Paese che consegna il progetto chiavi in mano, e se ne va – ha precisato Gentiloni – solitamente investiamo nel far crescere il know how locale, stringiamo rapporti forti con il territorio e le autorità locali. La rete diplomatica è sempre più attenta”. “L’impatto diretto e indiretto delle aziende che operano all’estero sul Pil è dello 0,7% - ha dichiarato Giandomenico Ghella, presidente del comitato estero e vicepresidente Ance – sempre più spesso le grandi imprese stanno aprendo strade a quelle più piccole perché riconoscono il loro valore intrinseco, ma ricordiamoci anche che l’estero non è il paese del Bengodi: tante aziende italiane sono fallite negli ultimi anni”. Ghella ha ribadito che la filiera sta collaborando ma “la competitività delle imprese richiede un supporto ulteriore da parte del governo. Ci misuriamo contro altre imprese – ha spiegato l’imprenditore – ma anche contro altri sistemi-paese”.
“Pick an italian contractor is the best value for your money”. Così Ghella ha concluso l’incontro rilanciando il settore e la sua qualità.
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