Creatività e cultura sono motori di crescita e sviluppo. Una prova tangibile è offerta dalle capitali europee della cultura, concreto esempio di come l'applicazione di modelli di investimento impostati su questi settori possano premiare anche in termini di rigenerazione urbana. "L’industria della cultura e della creatività è un settore chiave nell’economia italiana" scrive Stefania Parmeggiani, su la Repubblica del 22 aprile, riportando i dati di ‘Italia creativa’ l’indagine realizzata da EY con la collaborazione di MiBACT e Siae. In Italia la fabbrica creativa si colloca davanti al settore delle telecomunicazioni e dietro a quello dell’industria automobilistica e vale 46,8 miliardi di euro, ovvero il 2,9% del Pil. "Per crescere ancora nel settore - spiegano Marco Polillo, presidente Confindustria Cultura Italia, e Giovanni Bazzoni, amministratore delegato di Digital Tales - è necessario però puntare sui più giovani e sulle professioni digitali che fanno i conti con il value gap, ovvero il divario fra il valore generato in rete dai contenuti culturali e la remunerazione dei soggetti che ne detengono la paternità".
Ci sono anche imprese non dedite al solo guadagno come quelle descritte da Daniela Condorelli su D la Repubblica il 23 aprile. Nell’articolo sono restituite le storie di alcune imprese sociali che uniscono al business la solidarietà per produrre beni o servizi e che l’osservatorio Makeachange stima attorno ad un numero di circa 2.500 unità. "L’Italia ha una forte tradizione di terzo settore - spiega Andrea Rampaccini, cofondatore di Makeachange - ma ha alle spalle anche una storia di capitalismo familiare, imprenditori che perseguono il benessere della propria comunità. Hanno fatto scuola i casi di Olivetti e Ferrero, imprese padronali ma fortemente radicate nel territorio". A sollecitare lo sviluppo di queste forme di imprenditoria, sostenute dall’Ue, si trovano tra gli altri anche Ashoka e Make a cube3. "Gli imprenditori che selezioniamo con un articolato processo di valutazione internazionale e poi aiutiamo a crescere per tre anni - spiega Alessandro Valera, direttore di Ashoka Italia - sono persone che cambiano un paradigma perché pensano outside the box".
Ashoka Italia ha contribuito alla nascita di imprese che si sono distinte per le loro storie di antimafia, innovazione e sostegno alla maternità. Fra quelle citate nell’articolo ci sono goel.coop che in Calabria è alla ricerca di un’economia parallela alla ‘ndrangheta o l’agenzia turistica addiopizzotravel.it che cerca di sostenere le strutture siciliane che non si sottomettono alla mafia; mondodigitale.org utilizza robotica e tecnologia per motivare i giovani, fightthestroke.org diffonde consapevolezza riguardo all’ictus infantile e propone diagnosi precoci e riabilitazione mentre maternityasamaster trasforma le competenze genitoriali in risorse da applicare nel mondo del lavoro.
Make a cube3 invece è "specializzato in start up ad alto impatto ambientale e sociale – spiega Rapaccini - e affianca per un anno i changemakers con i servizi di formazione e consulenza". Fra le imprese citate nell’articolo: urbangames-factory.it che realizza esperienze ‘immersive’ di gioco in ambiente urbano, movie-today.it che promuove un tipo di cinema capace di coinvolgere il pubblico e musicraft.it che propone corsi di autoproduzione e autopromozione per musicisti. Fra i progetti di Make a cube3, c' anche Base, un nuovo hub culturale di Milano che ha fatto rinascere le fabbriche Ansaldo e che punta a diventare un luogo di incontro per professionisti, operatori, startup culturali e creative.
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