Il rapporto tra Venezia e l’architettura moderna è sempre stato contrassegnato, dal dopoguerra ad oggi, da momenti di ottimismo e apertura a periodi di ostinata diffidenza verso il nuovo, visto come minaccia alla storia e all’identità veneziana, come i numerosi progetti non realizzati stanno a dimostrare. Ma a Venezia si è costruito più di quanto sembrerebbe a prima vista, anche se per la maggior parte si tratta di ristrutturazioni, restauri e ampliamenti di edifici esistenti.
Oggi Venezia è la meta della comunità internazionale degli architetti, in particolare in occasione della Mostra Internazionale di Architettura della Biennale, vera vetrina dell’architettura contemporanea. Ma, a dispetto di questa centralità, non esistono guide aggiornate sull’architettura moderna della città. La guida curata da Clemens F. Kusch (Roma, 1963) e Annabel Gelhaar (Amburgo, 1970), attivi a Venezia nello studio cfk architetti, è un invito a scoprire la Venezia dopo il 1950, lontano dalle rotte turistiche; passeggiate ed escursioni in barca conducono a nuovi complessi residenziali e capannoni portuali ristrutturati, a opere di Carlo Scarpa, Tadao Ando e David Chipperfield. Tra i progetti illustrati compaiono anche le nuove opere al centro dell’attualità, come il sistema per la protezione dall’acqua alta MOSE, o come la ristrutturazione del Fondaco dei Tedeschi di Rem Koolhaas, entrambi interventi che hanno animato accesi dibattiti in città.
Oltre ai progetti mai realizzati delle “Venezie possibili”, da Frank Lloyd Wright, Le Corbusier e Louis Kahn alle grandi ipotesi successive di Rafael Moneo, Enric Miralles e Benedetta Tagliabue, e ancora Alberto Cecchetto sino ai più recenti 5+1AA e Rudy Ricciotti, vengono illustrati anche tutti i padiglioni della Biennale realizzati negli ultimi sessant’anni e che rappresentano un vero e proprio campo di sperimentazione dell’architettura moderna.
Tra le ultime pubblicazioni su Venezia anche il libro curato da Renata Codello, Nuova architettura a Venezia.
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