Già dal Settecento gli architetti inseguono l’utopia dell’integrazione perfetta tra città e agricoltura. Dai disegni di Ledoux alla Ferme Radieuse di Le Corbusier, dalla Broadacre di Wright ai progetti contemporanei di agricoltura urbana. I mercati contemporanei sono protagonisti al Maxxi nella mostra “Food dal cucchiaio al mondo” che dal 29 maggio all’8 novembre racconterà come il cibo attraversa, cambia e influenza il corpo, la casa, le strade, le città e il paesaggio di tutto il mondo.
Per indagare come il mercato sia luogo di incontro e integrazione dove il cibo è l’attore principale della qualità sociale e dell’effetto città, i curatori hanno scelto di mostrare al pubblico il Markt Hal di Rotterdam di MVRDV e la riqualificazione del famoso mercato di Santa Caterina a Barcellona di Miralles Tagliabue, gli alveari urbani di Snøhetta e un progetto site specific di orto urbano “agricivico” di Richard Ingersoll. Tra le innovazione c’è Foodtubes un progetto che propone un sistema sotterraneo di condutture pneumatiche per l’approvigionamento alimentare che potrebbe eliminare il trasporto su gomma dai luoghi di stoccaggio ai singoli punti vendita, riducendo le emissioni nocive e decongestionando il traffico lungo le grandi arterie stradali e quello in città.
Ogni anno in tutto il mondo un terzo del cibo prodotto va sprecato o perso (1.3 miliardi di tonnellate!); le perdite e gli sprechi equivalgono a 680 miliardi di dollari nei paesi industrializzati e 310 miliardi nei paesi in via di sviluppo. Ogni giorno a Mumbai 4.000 persone chiamate dabbawala consegnano 160.000 pranzi cucinati in casa da mogli e madri per i lavoratori della città. Ci sono architetti che hanno progettato arnie per la città e artisti che hanno fatto della condivisione del cibo una forma di arte; maestri dell’architettura del Novecento che hanno progettato città ideali dove urbanità e agricoltura si integrano e studi contemporanei che hanno disegnato mercati ortofrutticoli che si trasformano in spazi per eventi. In linea con il tema di Expo Milano 2015 anche il Maxxi ha preparato la sua mostra curata da Pippo Ciorra insieme allo staff curatoriale del MAXXI Architettura e del MAXXI Arte.
Più di 50 opere di artisti, architetti, designer, fotografi che accompagnano il pubblico alla scoperta di come produzione, trasporto, stoccaggio, distribuzione, consumo, smaltimento e spreco dei prodotti alimentari siano fattori essenziali nella produzione e nella forma dello spazio.
Food dal cucchiaio al mondo racconta visioni, tradizioni ed esperienze diverse presentandoprogetti architettonici, storie e opere d’arte. In mostra c’è la prima cucina moderna progettata nel 1926 a Francoforte e a quella ipercontemporanea dello studio Snøhetta per lo chef americano Thomas Keller; è stata ricostruita la White Limousine, il ristorante mobile dei giapponesi Atelier Bow-Wow e c’è il cibo degli astronauti (che è in mostra anche alla Triennale nella mostra di Germano Celant).
“Quella che presentiamo non è una mostra sul cibo né una rassegna su come il cibo abbia “ispirato” architetti e artisti. Cerchiamo piuttosto – ha detto Pippo Ciorra - di indagare quell’area vasta nella quale cibo e progetto architettonico, urbanistico, artistico, si incontrano per contribuire insieme a definire lo spazio fisico e concettuale in cui viviamo”.
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