"Oggetto addio, adesso il design sposa i servizi. L'uomo non ha più bisogno di possedere cose a di poterle utilizzare. Il prodotto può anche non avere una forma". Manuela Ravasio, architetto prestata al giornalismo, redattrice di Studio e web editor di Marieclaire.it (e anche coordinatore del movimento 2eurox10leggi) intervista per Sette (Corriere della Sera, 4 aprile 2014, pagine 38-41) Ezio Manzini, uno dei più interessanti teorici del design, professore al Politecnico di Milano e Honorary Professor alla University of Arts a Londra e anche presidente Desis. Per lui "è una sorta di stereotipo italiano pensare al design in quanto oggetto o prodotto. Il design è un modo di progettare. Quello che tocchiamo con mano è il realtà solo l'evidenza di un servizio o di un comportamento, spesso collettivo e condiviso, che deve essere reso piacevole, accessibile, e appunto disegnato nelle sue relazioni tra le cose, persone, luoghi".
Manuela Ravasio spiega il tema portando un esempio concreto: la Chairless presentata nel 2010 dall'architetto cileno Alejandro Aravena per Vitra è un nastro lungo 85 cm e largo 5, realizzato con un filato usato per il rinforzo di divani e scarti della pelle. Basta avvolgercisi schiena e gambe tenendole insieme come farebbero le braccia, e si può sedersi ovunque. Chairless in negozio non costa più di 20 euro "ed è la prova che alcuni dei nostri bisogni non sono cambiati e che la risposta, in termini di oggetto può essere semplicissima. Inoltre - si legge nell'articolo - poiché à evidente che tutti possono realizzare un nastro simile, questo prodotto industriale è in realtà una provocazione formale, e intellettuale, alla ragione d'essere dello stesso industrial design.
"Il designer evoluto - si legge nell'articolo - sarà quindi colui che darà gli strumenti affinché l'autorialità sia condivisa tra tutti coloro che partecipano alla realizzazione. Colui che non si occuperà più solo delle qualità formali o ergonomiche del prodotto ma che risolverà anche la prestazioni e la performance sociale".
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