Cosa vogliono leggere gli architetti? Cosa gli architetti vogliono far sapere a potenziali clienti?
La comunicazione di settore è differente dalla divulgazione ad un pubblico non necessariamente di addetti ai lavori. Gli architetti in genere chiedono di essere informati quasi in tempo reale su cosa viene progettato e costruito nel mondo. Vogliono vedere disegni chiari, belle fotografie e leggere testi brevi ma di senso. Chi ha, diciamo più di 50 anni cerca anche l'opinione e il punto di vista. L'aggiornamento rimane comunque l'esigenza primaria. Essere pubblicati significa farsi conoscere anche a potenziali clienti e, in questo caso, i siti e le riviste di settore sono i primi punti di riferimento, molto specifici e mirati. Un articolo che racconta la tua architettura in modo credibile e critico, può diventare un veicolo più potente di comunicazione che non una banale pubblicità.
Lo stato di salute della comunicazione/editoria di settore in Italia? La tua rivista/giornale preferito?
In Italia è disastroso. Comunque soffre di più che all'estero. E' un problema di contenuti, di idee, di come porli e raccontarli. Conseguenza primaria di una certa arroganza intellettuale, da una parte e di un eccesso di superficialità, dall'altra, è stata la perdita dei lettori. E tutto ciò, in epoca di crisi economica non ha certo aiutato gli investimenti pubblicitari. Mi piacciono come riviste cartacee Wall Paper, Pin-Up e Apartamento , sul web dezeen.com, architekturclips.de, designobserver.com e naturalmente www.ultrafragola.com
Cosa non va nella comunicazione di architettura/ingegneria/design oggi?
In Italia c'è una doppia confusione. Da una parte si è puntato su una pura produzione di contenuti dettati unicamente da logiche di marketing e di pubblicità. Il risultato sono giornali come cataloghi privi di spessore culturale; dall'altra si è rimasti prigionieri di una produzione di contenuti intellettuali e di nicchia, super specializzati e addirittura si è voluto separare con rigidità architettura, interior e design. Le riviste che ho citato prima vanno nella direzione opposta e infatti sono tutte straniere. Il perché sia accaduto ha diverse spiegazioni. Una sta nell'aver puntato sulla visione accademica piuttosto che su quella giornalistica.
Se affidi la direzione di un giornale a professori universitari piuttosto che a giornalisti, otterrai un prodotto per addetti ai lavori. È una questione di linguaggio che oggi è anche più insuperabile se pensiamo alla molteplicità delle piattaforme di comunicazione su cui ci si muove. E se vuoi comunicare e conquistare nuove generazioni di lettori non puoi non tenerne conto.
Quindi se oggi vogliamo ragionare su nuovi magazine o rilanciare testate in crisi, dobbiamo considerare queste riviste come giornali, luoghi deputati all'informazione, alla narrazione di storie, con uno sguardo al futuro e un occhio alle radici, con attenzione alle immagini, e l'occhio spalancato e curioso sul mondo. E se parliamo di siti web, dobbiamo capire che il veicolo oggi è il video. Ma chi segue architettura e design pretende il massimo della qualità da un video e non 4 immagini riprese da un ragazzino con un telefonino tanto per contenere i costi. Se non investi nella qualità oggi non hai futuro.
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