Progetti urbani che dialogano con le infrastrutture

Dalla High Line a The Shed, l’architettura di Diller Scofidio + Renfro a New York

di Susanna Conte | pubblicato: 18/06/2018
DS+R, chiamati a riflettere sulle molte arti che a New York City trovano espressione, hanno provato a creare un altro progetto originale: un contenitore che potesse ospitarle contemporaneamente
Dalla High Line a The Shed, l’architettura di Diller Scofidio + Renfro a New York
DS+R, chiamati a riflettere sulle molte arti che a New York City trovano espressione, hanno provato a creare un altro progetto originale: un contenitore che potesse ospitarle contemporaneamente

Una sosta a New York, per quanto breve, accende sempre la spia dello stupore. La quantità di cantieri aperti, l'energia delle persone, l'immensa offerta culturale sovrastano in qualche modo il visitatore, che accelera il passo e cerca di salire su questa immensa giostra del ventunesimo secolo. Imperdibile, tra gli altri, in questi anni il lavoro dello studio Diller Scofidio + Renfro.

Grazie agli amici della Triennale, è stato possibile un invito nel loro studio. L’accoglienza è stata fatta da Charles Renfro, che non ha deluso con la sua rapida esposizione dei progetti in cantiere: un excursus su forme architettoniche pensate per modificare la città circostante. La High Line di New York, per esempio, ambiva ad avere 400.000 visitatori all'anno, ma ne ha avuti otto milioni nel suo primo anno, una clamorosa storia di successo, che ha riqualificato profondamente quell'area della città, aumentandone il valore immobiliare e favorendo l'insediamento di attività culturali. Per capire meglio l'utenza di questo parco lineare, l'associazione Friends of the High Line - che gestisce la manutenzione e le attività artistiche - ha realizzato interviste a campione, verificando che il 20% di chi frequenta questo percorso attrezzato abita nell'area, e che un altro 20% vive a Manhattan. Un successo quindi molto "locale", che ha fornito agli abitanti della Grande Mela un'attrazione che ha più visitatori del Metropolitan Museum.

Ma il suo successo non finisce nel far passeggiare gli abitanti dell'isola. La parziale copertura del deposito dei treni sul fiume Hudson - Hudson Yards - ha creato nuovi spazi per mostrare, creare e vivere con l'arte. Thomas Heatherwick ha studiato una struttura in rame di 46 metri d'altezza - The vessel - formata sostanzialmente da 2.500 gradini che portano ad un punto panoramico per ammirare il fiume. Un nuovo landmark per la città, un gioco di quote, per raggiungere di fatto un non luogo e capire che la vera meta è il viaggio e non la destinazione finale.

DS+R, chiamati a riflettere sulle molte arti che a New York City trovano espressione, hanno provato a creare un altro progetto originale, in collaborazione con Rockwell Group: un contenitore che potesse ospitarle contemporaneamente. Arti visive, musica, spettacolo, arte di strada, improvvisazione... Da questo stimolo è nato The Shed: un polo per l'arte annidato alla base di una torre residenziale di 70 piani. La caratteristica principale dello Shed è l’involucro scorrevole, trasparente, in Polymer. Il suo sistema cinetico è ispirato al passato industriale della High Line e della West Side Railyard. Quando viene aperto raddoppia l'area delle prestazioni dell'edificio. Questa è "un'architettura del prevedere - spiega Renfro -. Non c'è modo di conoscere oggi il futuro dell'arte e gli spazi di cui avrà bisogno per esprimersi”. Alex Poots - ex direttore del Manchester International Festival e ora direttore creativo di The Shed - ha voluto destinare un intero piano dell'edificio  a laboratorio di produzione, per colmare la mancanza di spazio artistico.

Una volta aperto, il guscio crea una sala con 1.200 posti a sedere o 2.700 in piedi; lo spazio flessibile di sovrapposizione nelle due gallerie adiacenti dell'edificio di base consente di ampliare il pubblico fino a 3.000 persone. L'intero soffitto della conchiglia funge da piattaforma teatrale con ancoraggi, sospensioni e ponti. Le grandi porte operabili al livello Plaza consentono l'interazione con le aree pubbliche a est e nord.

E ancora, quando il guscio è annidato sopra l'edificio di base, la piazza di 1.900 metri quadrati crea uno spazio pubblico aperto - con illuminazione e supporto acustico - utilizzabile per la programmazione esterna; la facciata est può fungere da sfondo per la proiezione. Nel video realizzato per far comprendere il funzionamento dell'edificio si coglie chiaramente il connubio tra sistemi di costruzione convenzionali per la struttura fissa e la tecnologia di gru a cavalletti per il guscio esterno, al fine di ospitare programmazioni di eventi su larga scala sia all'interno che all'esterno.

Immagine di copertina: The Shed, cantiere. © Ed Lederman, courtesy of Diller Scofidio + Renfro in collaboration with Rockwell Group

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Tag: arte; città; spazi pubblici
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