«Il Paese rischia di essere fuori dai giochi», afferma il presidente dell’Ance Gabriele Buia. «Le risorse del Recovery Fund devono finanziare la rinascita di infrastrutture, città e territori in chiave di sviluppo sostenibile. Altrimenti si blocca tutto», con un’esortazione forte alla politica e alle istituzioni del presidente Buia si è aperta assemblea pubblica Ance, dal titolo “Ri-generazione Italia”, alla quale sono intervenuti (tutti in streaming) i ministri Fabiana Dadone (Pubblica a Amministrazione), Paola De Micheli (Infrastrutture e Trasporti) e Stefano Patuanelli (Sviluppo Economico).
Città ferme, burocrazia impattante, procedure infinite per le opere pubbliche, sono i mali dell’Italia in questo periodo fragile e “pandemico” in cui, invece, ci dovrebbe essere slancio, semplificazione e programmazione comune. Ma che idea abbiamo di città? Manca una visione politica e intanto le imprese si indebitano o soccombono. Questo è un rischio che non ci possiamo permettere.
«Le città – ha detto il presidente dell'Ance – hanno presentato ben 77 proposte elaborate dai nostri ministeri che rimandano a 22 ulteriori decisionali, per complessivi 180 miliardi. Ma serve un coordinatore unico per sfruttare le risorse del Recovery Plan a favore di una crescita sostenibile, se no perdiamo qualsiasi possibilità di poter avere una prospettiva del futuro», afferma Buia. In tutto il resto d'Europa le politiche urbane sono una priorità del Governo. In Italia sono troppi anni che mancano.
Troppi, infatti, gli stop decisionali che si sono accumulati in questi anni, e che vanno definitivamente scardinati, perché non è pensabile andare avanti solo con soluzioni tampone, condivisibili in funzione anti-crisi ma non per disegnare una prospettiva futura per le prossime generazioni. Normative incompiute, centri decisionali intoccabili, pareri e competenze sovrapposte, decisioni prese sul filo di un emendamento presentato all’ultimo minuto. Così non va. Non è accettabile impiegare 5 anni per aprire un cantiere da 5 milioni e 3 per avviare un’opera da 200mila euro. Sono anni che le risorse per il dissesto idrogeologico non vengono spese, tra procedure farraginose e carenze progettuali. Serve poi un piano di efficienza della Pa, altrimenti lo smart working si trasformerà in un no-working, fatto di tempi dilatati, attese infinite, disagi per cittadini e imprese. Il punto è che si registra un calo di produzione del 13%. Qualche segnale positivo c’è stato, però, con la misura del superbonus del 110% inserito nel dl rilancio per favorire la messa in sicurezza e la riqualificazione energetica degli edifici, ma manca ancora una vera politica urbana che gli altri paesi hanno.
«Le parole di Buia sono un colpo al cuore, ma motivate perché hanno una radice reale», ha replicato il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, ribadendo l’impegno del Governo ad ascoltare le imprese per superare i problemi remando nella stessa direzione. Patuanelli ha anche rassicurato sulla proroga del superbonus 110% oltre il 2021 grazie ai fondi Ue. «Dobbiamo anche aiutare le imprese ad essere innovative, serve un centro di ricerca nazionale. Dobbiamo riacquistare fiducia. Noi stiamo cercando passo sicuro con cui procedere, ma anche di mettere delle toppe.
Maggiore flessibilità sugli orari e aumento della qualità del servizio della Pa sono stati i punti affrontati dalla ministra della Pubblica amministrazione Fabiana Dadone. Le questioni aperte nel settore delle costruzioni saranno affrontate subito, ha detto la ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli, annunciando la convocazione di un tavolo sul subappalto e di un tavolo sulla rigenerazione urbana. “Abbiamo dei testi parlamentari molto utili per poter arrivare a un punto di mediazione che garantisca la tutela dei centri storici e la possibilità di riqualificare aree urbane in degrado”, ha concluso la ministra.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Tag: città