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Aspettando Saie 2016. Intervista ad Adriano Castagnone, presidente Associazione Italiana Software Tecnico

Entro fine anno la norma Uni sul BIM. Appuntamento al Saie per un confronto con AIST

di Paola Pierotti | pubblicato: 19/07/2016
“Collaborazione e linguaggio unico per garantire l’interoperabilità nel settore delle costruzioni. Da settembre il BIM nella normativa italiana grazie alla UNI 11337 per la gestione digitale delle costruzioni”
Adriano Castagnone, AIST
Entro fine anno la norma Uni sul BIM. Appuntamento al Saie per un confronto con AIST
“Collaborazione e linguaggio unico per garantire l’interoperabilità nel settore delle costruzioni. Da settembre il BIM nella normativa italiana grazie alla UNI 11337 per la gestione digitale delle costruzioni”
Adriano Castagnone, AIST

L’associazione italiana software tecnico (AIST) compie quasi dieci anni e dal 2008 fa tappa fissa al Saie di Bologna raccontando la mission dei propri associati, organizzando incontri e seminari, promuovendo un think tank sulle novità del settore. Nel 2016 il grande protagonista sarà il BIM, a seguito delle novità promosse dal nuovo Codice degli Appalti, ma anche per il fatto che “sta per uscire la normativa italiana sul BIM – dichiara Adriano Castagnone, Presidente AIST e socio fondatore di S.T.A.DATA, una delle più importanti software house a livello nazionale -. A metà settembre verrà pubblicata la norma UNI 11337, seguiranno tre mesi di osservazioni e sarà quindi ufficiale entro fine anno. Sarà il riferimento per tutti quelli che si occupano di progettazione in Italia”.

Presidente, che ruolo ha AIST in questo percorso di sviluppo del processo e di cultura del progetto?
AIST riunisce una dozzina di produttori di software in Italia e tra le sue attività collabora per la creazione di personalizzazioni, crea dei ponti tra i software internazionali e la realtà italiana, perché non sempre le soluzioni globalmente affermate si adattano al contesto del nostro Paese. AIST è quindi attiva nella proposta di modelli applicativi customizzati.

Più in generale, la mission di AIST?
Come tutte le associazioni AIST sostiene i propri associati che producono software tecnici. Il nostro obiettivo principale è dare dignità ad un prodotto che spesso nel mondo dell’ingegneria è considerato di secondo livello trascurando il fatto che se non ci fossero strumenti sofisticati, al passo con i tempi, che anticipano le problematiche e i temi previsti dalla normativa e richiesti dal mercato, non sarebbero possibili le applicazioni finali.
I software tecnici sono frutto di ricerche e analisi, sono una strumentazione avanzata in grado di potenziare le capacità di alcuni professionisti o di assolvere alle carenze di altri, in gran parte dei casi ormai sono strumenti interdisciplinari capaci di automatizzare processi di calcolo, disegno e computo.
 
Che rapporto avete con il mondo della formazione e con quello del mercato?
Siamo di fatto la cinghia di trasmissione tra ciò che è ricerca universitaria, applicazione normativa e il mondo professionale. Quando la normativa cita specifici modelli di calcolo, se non ci fossero software tecnici in grado di rispondere, le norme sarebbero inapplicabili, e in questo processo le Università sono nostri importanti alleati. 
 
La specificità italiana delle aziende produttrici di software?
Tra le 12 aziende associate in AIST ci sono piccole strutture di 3-4 persone e altre di medie dimensioni che raggiungono i 40-50 dipendenti. Nonostante la piccola scala, AIST guarda alle sue potenzialità di investimento e partecipa ad esempio ad una fiera come Saie per incentivare un’attività commerciale che si rafforza con l’incontro diretto con il cliente e per promuovere occasioni di scambio di conoscenza. AIST è una società che opera a 360 gradi, trasversale, perché riguarda sia i professionisti che operano negli studi di progettazione sia quelli che lavorano nelle aziende o nelle imprese di costruzione. 
 
Presidente, “interoperabilità” è quella parola chiave che lei sceglie per spiegare la forza della vostra associazione e del vostro lavoro. Cosa intende?
Il BIM è un risultato diretto di questo approccio: spiega l’interrelazione tra progetto architettonico, progetto impiantistico e strutturale. Con la nuova norma UNI professionisti, imprese e aziende dovranno necessariamente rifarsi ad un regolamento unico che spiegherà come approcciare il progetto e come presentarlo.
In Italia sono ancora in pochi a conoscere cosa sia il BIM: la rappresentazione in 3D copre solo il 2% delle potenzialità, la forza del Building Information Modelling sta nella gestione dei processi di costruzione che prevede il coinvolgimento di tutta la filiera dal progettista al facility manager. Ecco che l’interoperabilità è centrale e implica una forte collaborazione a livello personale e un linguaggio unitario di tipo informatico.

Questo articolo è pubblicato anche su saie.it
 

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