A nove mesi dal lancio del concorso di progettazione in due fasi per il restauro conservativo e la valorizzazione del Viadotto dell’Industria di Potenza, meglio noto come Ponte Musmeci, è stato il gruppo guidato da E.T.S. Spa Engineering and Technical Services a ottenere il punteggio più alto. Nel team anche Carmen Andriani (architettura, contesto e coordinamento generale), Mario Avagnina (restauro), Roberto Gargiani (aspetti storici), Aurelio Muttoni (strutture), Joseph Schwartz (strutture), Giulia Boller (strutture) e lo studio romano Valle 3.0 srl (progetto di seconda fase). Il gruppo, inoltre, si è avvalso anche del lavoro degli architetti Lukas Ingold, Fulvio Maccarone, Andrea Quartana, Francesca Berni, Tomaso Tedeschi, Fondaco Studio Architetti e degli ingegneri Debora Benfatto, Pierluigi D’Acunto e Frédéric Monney. Costo stimato dell’intervento di 2 milioni di euro.
La proposta vincitrice si attiene all’aspetto conservativo sia dal punto di vista strutturale che architettonico, con l’obiettivo di mantenere l’impostazione del progettista del ponte, Sergio Musmeci. Per quanto riguarda l’intervento sulle superfici in calcestruzzo a vista, i lavori ridurranno al minimo le sostituzioni di materia, privilegiando l’uso di materiali e tecniche originari. Allo stesso modo il sistema strutturale manterrà lo schema dell’impalcato. In sostanza, l’intervento non andrà ad interferire nella spazialità che Musmeci ha saputo realizzare. Scopo non secondario del progetto vincitore è quello di contribuire alla valorizzazione del patrimonio naturale e culturale locale attraverso una serie di interventi di conservazione, fruizione e valorizzazione, anche a fini turistici.
Il viadotto attraversa il fiume Basento, tre linee ferroviarie e due strade principali. Nel 2003 è stato dichiarato dal Mibact monumento di interesse culturale, fra le prime opere infrastrutturali ad ottenere questo riconoscimento. E proprio per questo motivo, l’intervento manutentivo si può considerare a tutti gli effetti come un’attività di restauro. In quest’ottica il protocollo d’intervento mira alla conservazione della materia e del valore d’uso, privilegiando l’utilizzo di materiali compatibili con quelli originari. Grande importanza anche per quanto riguarda l’illuminazione, con l’utilizzo della luce come vero e proprio materiale da costruzione. Ai bordi dell’impalcato verrà riproposta una “luce continua” ma schermata, così da risultare invisibile a chi guardi il ponte da lontano, e di cui lo stesso ingegnere Musmeci aveva scritto. Il progetto originario, inoltre, prevedeva anche opere di sistemazione dell’area sottostante, che valorizzassero un percorso pedonale di collegamento tra le due sponde del fiume.
I lavori. Per far fronte ad eventuali frane, tramite demolizione controllata verrà parzialmente rimossa la parte ammalorata della testa dell’impalcato, sostituita con una parte sana in calcestruzzo. Nonostante ciò la nuova conformazione manterrà le linee originali. Al contempo, agendo sulla duttilità del ponte anziché incrementarne la resistenza, si garantirà un miglioramento globale della dinamicità della struttura, aumentandone la capacità di deformazione. Canali di raccolta posti ai lati del ponte, inoltre, consentiranno lo smaltimento delle acque meteoriche.
Le selle Geber, elemento su cui si basa lo schema dell’impalcato, verranno ispezionate in seguito alla loro rimozione temporanea.
immagine di copertina © Carmen Andriani / Fondaco Studio
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