Bottelli (Architetti Milano): no approccio emergenziale ma processo virtuoso che unisce forze politiche e tecniche

Expo dopo Expo: otto fotografi per animare il dibattito su ‘come fare’

di Paola Pierotti | pubblicato: 04/11/2015
Sperimentiamo in questo contesto il nuovo Codice degli Appalti che potrebbe essere varato a breve; utilizziamo la prossima Legge sulla riduzione del consumo del suolo, senza dimenticare i principi del “débat public”
Leopoldo Freyrie
Expo dopo Expo: otto fotografi per animare il dibattito su ‘come fare’
Sperimentiamo in questo contesto il nuovo Codice degli Appalti che potrebbe essere varato a breve; utilizziamo la prossima Legge sulla riduzione del consumo del suolo, senza dimenticare i principi del “débat public”
Leopoldo Freyrie

“No all’emergenza, il dopo Expo sia banco di prova per nuovi strumenti, progetti e metodi innovativi di gestione. Impariamo dal ‘post’ altrui perché questo Expo diventi motivo di orgoglio per tutti”. Gli Architetti italiani hanno promosso con l’Ordine degli architetti di Milano la mostra fotografica ExpodopoExpo, coinvolgendo otto fotografi sull’eredità urbana e ambientale di sette Expo.

“Proporre questa mostra – aggiornata e incardinata quanto mai nell’attualità – e questo dibattito a 6 anni dalla prima uscita – dichiara Valeria Bottelli, presidente Ordine Architetti PPC della Provincia di Milano – è per noi architetti un appello in zona ‘allarme rosso’, ma anche uno strumento di consapevolezza istituzionale utile a innescare un processo virtuoso di unione delle forze politiche e tecniche della città e del Paese per l’ottenimento di un risultato esemplare ancora possibile. Ci sono gli strumenti perché questo percorso non s’inserisca ancora nella nota logica emergenziale.

“L’Expo dopo Expo – afferma Leopoldo Freyrie, presidente Consiglio Nazionale degli Architetti – è una occasione che non deve essere assolutamente persa. Dobbiamo dimostrare che il progetto pubblico può essere, assieme, partecipato ed efficiente, coinvolgendo le migliori intelligenze – così come i cittadini – con processi che altrove, in Europa, sono assolutamente normali. Facciamo – dunque – del dopo Expo il luogo in cui sperimentare progetti e metodi innovativi, anche coerenti con le riforme che il Governo e il Parlamento stanno varando in tema di opere pubbliche. Serve farlo senza ricorrere ad una legislazione di emergenza perché ora non ce n’è proprio bisogno; sperimentiamo in questo contesto il nuovo Codice degli Appalti che potrebbe essere varato a breve; utilizziamo la prossima Legge sulla riduzione del consumo del suolo, senza dimenticare i principi del “débat public”.

Un Expo dopo Expo, dunque, come incubatore di talenti così che il suo riuso sia esso stesso un processo di formazione e di start up di tecnologie, idee e imprese.

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Tag: cultura; spazi pubblici
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