Oltre 100mila mq di superficie totali, due ettari di spazi all’aperto dove vivranno circa 200 animali non destinati alla macellazione ma alle attività didattiche, un’area di 300 mq dove saranno piantati frutti dimenticati e piante biodiverse e otto itinerari da seguire, percorribili anche grazie alle biciclette brandizzate Eataly, affittabili dai visitatori. Sono questi alcuni dei numeri di FICO (Fabbrica Italiana Contadina) Eataly World, il nuovo parco dedicato al cibo che apre oggi i battenti a Bologna e che si aggiunge alla lista degli oltre 30 punti di vendita del gruppo di Oscar Farinetti sparsi nel mondo.
È un progetto a consumo di suolo zero quello disegnato da Thomas Bartoli, architetto a capo di Eataly Design, e realizzato negli spazi di un ex mercato all’ingrosso, nell’area del Centro Agro Alimentare di Bologna (CAAB). Il mega complesso dedicato al cibo, “sarà il parco dell’agroalimentare più grande al mondo - come ha spiegato lo stesso Bartoli - e nasce dall’idea di voler vivere e condividere tutte le fasi di trasformazione del prodotto in un unico luogo, dalla nascita nella terra madre fino alla forchetta, passando per le fasi di lavorazione, produzione, vendita e conoscenza”.
Tra gli attori della progettazione c’è Politecnica che ha messo a punto il layout in termini normativi e gestionali, occupandosi della progettazione esecutiva di tutte le opere civili per trasformare il vecchio mercato nel parco agroalimentare. “In cantiere andavamo in bici - racconta Giuseppe Cacozza, coordinatore della progettazione per conto di Politecnica - serve un giorno interno per poter vedere tutto il parco. Un’operazione innovativa - commenta l’architetto - perchè si è trasformata con successo una struttura realizzata vent’anni fa, in una modalità molto versatile, pensando anche a possibili evoluzioni future. In questo parco tematico si sposano tradizione e innovazione: ci sono gli animali, si parla del fuoco e della storia della civiltà, ma non mancano spazi museali con una forte carica di multimedialità”.
Eataly Design, Politecnica e una ricca galassia di altri studi di progettazione sono stati coinvolti per questo progetto considerando che ogni negozio ha portato il proprio designer e ha coinvolto diverse aziende per gli allestimenti. Per il padiglione dedicato al futuro ad esempio è stato coinvolto lo studio Carlo Ratti Associati che, in continuità con il lavoro fatto per Coop a Expo 2015, ha firmato un progetto legato alla cultura idroponica dove si prevede un coinvolgimento attivo (fisico e digitale) dei visitatori. Tra le centinaia di aziende anche Staygreen e Kartell, noto brand di design made in Italy, che ha curato uno spazio di 90 mq dove sono esposti prodotti alimentari e non, rappresentanti la cultura italiana.
Gli otto ettari di spazi interni sono ricoperti da un tetto su cui sono stati posizionati 44mila pannelli fotovoltaici, per garantire l’autosufficienza energetica della struttura. Dai ristoranti stellati ai chioschi, all’interno dello stabile sono ospitati oltre 40 punti ristoro e altrettanti laboratori alimentari, oltre alle aule didattiche per i bambini, una grande libreria con sala lettura, un immancabile store Eataly e un centro congressi modulabile con una capienza massima di mille persone. Un mix funzionale che punta ad attirare un pubblico giovane e in età scolastica, anche grazie a progetti realizzati ad hoc per gli istituti. Proposte e itinerari esperienziali pensati per rispondere agli interessi di turisti, gruppi, famiglie e bambini. Tra questi anche sei percorsi, chiamati “Giostre Multimediali”, ciascuno con un tema specifico e che puntano a far conoscere e imparare in maniera innovativa le principali filiere del cibo e le tradizioni del mondo contadino.
Per la realizzazione e promozione del mega-parco agroalimentare era stato attivato il fondo PAI, Parchi Agroalimentari Italiani, gestito da Prelios sgr: valore iniziale di circa 100 milioni e durata di 40 anni. Il fondo è dedicato all’investimento in aree e immobili destinati a progetti di valorizzazione delle eccellenze enograstronomiche italiane, e FICO, in particolare, interessa aziende agricole e vitivinicole, centri di produzione e trasformazione di prodotti
Dal punto di vista progettuale sono stati previsti interventi architettonici leggeri e il mix funzionale prevede 27mila mq dedicati al parco agroalimentare e alla produzione dimostrativa, 9.500 mq dedicati alla vendita dei prodotti alimentari, 7.600 mq per la ristorazione (una ventina di ristoranti) e 4.200 mq per il centro congressi e spazi per eventi.
Il Fondo PAI è stato perfezionato nell’aprile del 2014: il CAAB ha apportato all’iniziativa il patrimonio immobiliare occupato dagli operatori del mercato ortofrutticolo (per un valore di 55 milioni) e una ventina di investitori qualificati come Coop, Unindustria Bologna, Inarcassa e Intesa San Paolo sono stati coinvolti per far confluire singole quote di capitale al fondo. Nella primavera del 2017 è entrata in campo anche Ubi Banca che ha erogato un ulteriore finanziamento al Fondo PAI.
Fico sarà la struttura di riferimento per la divulgazione e la conoscenza dell’agroalimentare, il luogo per raccontare al mondo l’eccellenza enogastronomica.
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