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Lettera aperta del Presidente Leopoldo Freyrie al premier Renzi e ai ministri: Grande delusione per percorso altalenante dello Sblocca Italia

Gli Architetti al Governo: "Mantenere le promesse di investimenti intelligenti, si rischia la palude"

di Paola Pierotti | pubblicato: 04/09/2014
"Chiediamo lo spostamento di parte delle risorse disponibili dalle grandi infrastrutture alle città, essendo dimostrato che ogni euro di denaro pubblico investito nelle città – a differenza di ferrovie e autostrade - ne attrae quattro dal mercato privato; norme edilizie chiare e prestazionali, condivise su tutto il territorio nazionale, che favoriscano la qualità dell’abitare invece della buro-edilizia fonte, tra l’altro, di corruzione e di abusivismo"
Leopoldo Freyrie
Gli Architetti al Governo:
"Chiediamo lo spostamento di parte delle risorse disponibili dalle grandi infrastrutture alle città, essendo dimostrato che ogni euro di denaro pubblico investito nelle città – a differenza di ferrovie e autostrade - ne attrae quattro dal mercato privato; norme edilizie chiare e prestazionali, condivise su tutto il territorio nazionale, che favoriscano la qualità dell’abitare invece della buro-edilizia fonte, tra l’altro, di corruzione e di abusivismo"
Leopoldo Freyrie

Freyrie scrive al presidente del Consiglio Matteo Renzi, ai Ministri Lupi, Galletti, Franceschini, Madia e al sottosegretario Delrio. Tempo scaduto. "Grande delusione degli architetti italiani per gli esiti a cui sembra avviato il Decreto Sblocca Italia che poteva e doveva essere il primo atto di una seria azione di investimenti intelligenti nell’edilizia e nella politica di rigenerazione delle città e dal quale risulta addirittura clamorosamente scomparso persino il Regolamento Edilizio unico". Così il Consiglio Nazionale degli Architetti si rivolge al Governo chiedendo di rimettere mano alle città concretamente.

"Il percorso altalenante dello Sblocca Italia – si legge nella lettera aperta del presidente Freyrie - è il sintomo preoccupante che, ancora una volta, la bizantina vischiosità legislativa, se non viene affrontata con la forza di un progetto chiaro e condiviso, sterilizza anche le migliori proposte. Il Decreto – si legge ancora nella lettera - poteva e doveva porre le basi per far ripartire l’economia lanciando un progetto di Riuso delle città, con adeguati investimenti e norme adatte; mettendo a sistema, ed al servizio del progetto, le politiche importanti già varate o annunciate sul consumo del suolo, sui consumi energetici e la sicurezza degli edifici, sulle periferie, sulle scuole e gli asili nido, sui beni demaniali, sull’urbanistica e sui lavori pubblici, sulla tutela dei beni culturali”.

Gli Architetti chiedono si faccia presto e si investa su piccole opere. “Lo spostamento di parte delle risorse disponibili dalle grandi infrastrutture alle città, essendo dimostrato che ogni euro di denaro pubblico investito nelle città – a differenza di ferrovie e autostrade - ne attrae quattro dal mercato privato; norme edilizie chiare e prestazionali, condivise su tutto il territorio nazionale, che favoriscano la qualità dell’abitare invece della buro-edilizia fonte, tra l’altro, di corruzione e di abusivismo; certezza dei diritti e delle procedure, con solo due modelli autorizzativi: la SCIA e il Premesso di costruire, dando massima trasparenza e pubblicità ai progetti – visibili a tutta la comunità dei cittadini - ma limitando nel tempo la possibilità sia per la P.A. che per i terzi di bloccare un’opera già approvata in via definitiva e in cantiere”.
 

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