Un settore che da solo vale il 13% del pil dell’Italia e occupa il 15% della nostra forza lavoro. Ecco spiegato in soli due dati perché il comparto turistico sia nevralgico per il nostro Paese. Ancor più se si pensa al prossimo futuro e alla necessità di supportare in ogni modo la ripresa, anche attraverso strumenti come il Recovery Fund. Nell’attesa che strumenti come il piano approvato a luglio dal Consiglio Europeo scarichino a terra la propria potenza di fuoco, il mondo dell’hotellerie ha chiesto a gran voce misure concrete in grado di aiutare le attività «a superare il deserto», come ha sottolineato il ministro Dario Franceschini. In questo senso va letto il lancio da parte di Cassa Depositi e Prestiti del Fondo nazionale del turismo (FNT). Un piano ambizioso con il quale la controllata del Mef punta a mobilitare fino a 2 miliardi per rilanciare alberghi storici e iconici della penisola.
«Il turismo è un’industria molto diffusa e poco identificabile, ma dalla grande importanza per il Paese» ha sottolineato Franceschini nel corso della conferenza stampa di lancio del Fondo. «Il Governo ha stanziato 150 milioni per supportare l’iniziativa di Cdp. Dobbiamo essere pronti al ritorno dei flussi pre-Covid19, con tutte le previsioni che indicavano una crescita impetuosa nei prossimi anni. Fondamentale che le strutture siano preparate ad accogliere i turisti quando torneranno. L’Italia deve puntare ai viaggiatori “altospendenti”. Per riuscire ad attrarre questa tipologia di turisti dobbiamo garantire loro soluzioni ricettive adeguate. Caso eclatante è Pompei: ogni anno oltre 4 milioni di visitatori che non si fermano nell’area per la quasi totale assenza di alberghi».
Il FNT. Il Fondo sarà in grado di mobilitare fino a 2 miliardi. Di questi, 750 milioni a valere sulle risorse di Cdp, il restante attraverso investitori terzi. Come ribadito anche dal ministro Franceschini, il Mibact contribuirà con 150 milioni, cifra contenuta nel Decreto Rilancio. Obiettivo del Fondo sarà quello di concedere un diritto di riacquisto ai proprietari degli ambiti individuati da Cdp. Questo potrà essere esercitato in un arco di tempo congruo rispetto alle stime di ripresa del mercato ricettivo internazionale. Come ultimo tassello è previsto che i proventi della vendita verranno reinvestiti nell’attività di gestione della struttura, misura pensata per sostenere l’occupazione e migliorare gli standard ricettivi.
Contesto. Finita la stagione estiva, con il 97% degli italiani che l’hanno trascorsa nel Belpaese (dati Enit), il comparto del turismo guarda con preoccupazione al prossimo futuro. Se è vero, infatti, che durante l’estate il settore ha dimostrato grande capacità di accogliere viaggiatori, con il contributo diretto sul pil che è calato “solo” del 2,6% (meno rispetto al 4,5% della Francia e del 3,1% della Spagna), in gran parte degli operatori resta il timore dell’effetto che potrebbe avere una seconda ondata di contagi. Nonostante la situazione italiana non sia paragonabile a quella dei cugini transalpini e iberici, un eventuale secondo lockdown rappresenterebbe la pietra tombale per tante imprese già in difficoltà. «Il settore è trainante, ma sta soffrendo molto» ha spiegato Fabrizio Palermo, ad di Cdp. «Per questo vogliamo fare sistema attraverso interventi non invasivi e pensati per aiutare i soggetti coinvolti favorendo anche la ripresa dell’attività. Il nostro sostegno è a 360 gradi. Per questo siamo disponibili a valutare strumenti di supporto di debito come i mini-bond, al pari di quanto fatto per altri settori».
Il commento. Il lancio del Fondo è stato accolto con favore da parte delle associazioni di categoria del mondo dell’hotellerie. Su tutti Confindustria Alberghi che per voce della vicepresidente Maria Carmela Colaiacovo ha giudicato positivamente le novità introdotte dal Fondo che si sommano all’attenzione già rivolta al comparto da Cdp. Una strategia che si basa su quattro pilastri: formazione, innovazione, consolidamento dei gestori e valorizzazione degli asset immobiliari. «Apprezziamo le novità che garantiscono al patrimonio immobiliare alberghiero di rimanere un bene italiano. L’iniziativa – ha evidenziato la Colaiacovo – apre le porte ad una serie di nuove ed ulteriori opportunità per il settore che, nell’immediato, ha la possibilità di intraprendere un percorso virtuoso che in futuro darà la possibilità di impreziosire il panorama dell’offerta di alberghi storici e iconici».
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