SbloccaCantieri, SbloccaCaserme, ItaliaSicura: quanti slogan sono passati nei titoli dei giornali di questi ultimi mesi prima di arrivare al decreto Sblocca Italia che da novembre è legge dello Stato: promesse e misure per correre ai ripari in questo momento di crisi drammatica per il settore, ma anche di assenza di visioni e strategie per impostare un piano di sviluppo e ancora per fronteggiare fenomeni di esondazione e alluvione che hanno colpito in particolare alcune regioni del Paese anche nelle ultime settimane. Approfondimento completo sul mensile del Consiglio Nazionale degli Architetti di dicembre.
Novità per il mondo della progettazione? Più di un centinaio di pagine di testo normativo dedicato a temi importanti come la manutenzione del territorio, la riqualificazione delle volumetrie esistenti, le incompiute, la messa in sicurezza degli edifici pubblici (scuole comprese), il regolamento edilizio unico, l’utilizzo di fondi europei, gli incentivi per l’edilizia privata con sconti sugli oneri. Qualche importante segnale sul fronte delle infrastrutture e novità sul fronte casa relativamente alle ristrutturazioni e alla manutenzione ordinaria e straordinaria.
Tra le misure urgenti per l’apertura dei cantieri, la semplificazione burocratica e l’emergenza per il dissesto idrogeologico ci sono anche alcune indicazioni utili per migliorare l’approccio in tema di rigenerazione urbana. Tra gli altri c’è l’articolo 26 relativo a “misure urgenti per la valorizzazione degli immobili pubblici inutilizzati”. “In considerazione dell’eccezionalità della situazione economico-finanziaria del Pese, anche per contribuire alla stabilizzazione finanziaria nazionale (…) - si legge nel testo - il recupero di immobili non utilizzati del patrimonio immobiliare pubblico costituisce variante urbanistica”. Per lo Sblocca Italia sarà il Comune a dover presentare una proposta di recupero dell’immobile anche attraverso il cambio di destinazione d’uso all’Agenzia del demanio che entro 30 giorni dovrà valutarla.
Questa norma, se ben applicata, rimanda all’esempio virtuoso dell’operazione promossa a Parigi e denominata “Reinventer Paris” dove l’amministrazione ha lanciato un appello ai professionisti di tutto il mondo per rigenerare 23 siti cittadini. In questo caso la richiesta è quella di rigenerare edifici, terreni, architetture di pregio, spazi pubblici urbani e aree dismesse attraverso progetti che soddisfino un bisogno reale e siano legati al vivere quotidiano. “Un approccio molto interessante da replicare nelle nostre città- commenta Michele Lorusso, direttore Fondazione Patrimonio Comune dell’Anci -. A ben guardare, il progetto che cerca Parigi éun ensemble di competenze e di sensibilità: sicuramente l'aspetto architettonico e tecnico ma anche le esigenze degli utenti finali, la gestione degli spazi, le modalitàdi finanziamento e i possibili introiti per renderlo sostenibile nel tempo. Crediamo che questa sia la strada per ridare vita alle caserme e agli immobili pubblici non utilizzati, modello di azione per i professionisti e per gli operatori del settore e metodo che i Comuni devono incentivare favorendo, quindi, l'uso e la gestione migliore non rincorrendo il maggior incasso”.
Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Arnaldo Toffali, presidente dell'Ordine degli Architetti di Verona e Pier Giorgio Giannelli dell'Ordine di Bologna hanno evidenziato e commentato luci ed ombre dello Sblocca Italia pubblicato su L'Architetto, il mensile del CNAPPC, di dicembre e tra gli altri temi messi in evidenza c'è anche quello dell'articolo 24, “Misure di agevolazione della partecipazione delle comunitàlocali in materia di tutela e valorizzazione del territorio”, grazie al quale Ezio Micelli, docente Iuav di estimo e valutazione economica dei progetti e consulente di numerosi enti pubblici e privati in tema di valorizzazione immobiliare, intravede “si possa aprire una straordinaria stagione di sperimentazione da parte della PA in tema di dotazioni territoriali: i beni di pubblica utilità possono diventare dotazioni territoriali anche temporaneamente, senza dover far ricorso alla via tradizionale dell’appalto ma contando sulla partecipazione attiva della città. Qui vedo anche un motore per innovare il mestiere del progettista e per tentare nuove sperimentazioni”.
Si legga l'articolo integrale su L'Architetto di dicembre
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