Cosa accadrà al mondo dei musei quando il digitale mostrerà tutte le sue potenzialità? Che caratteristiche avrà il museo del futuro? Di quali competenze ha bisogno il settore per traghettare l’istituzione museale dal Novecento nella contemporaneità? Sono queste le domande a cui cerca di rispondere il report "Museo del Futuro" promosso dalla Fondazione Symbola. Attraverso le interviste ai rappresentanti di dieci musei di fama internazionale, dal Louvre di Parigi al Muse di Trento, dal Rijksmuseum di Amsterdam, al Museo Nazionale del Prado di Madrid fino al nuovo Maat di Lisbona, il documento esplora le nuove sfide e le opportunità che il mondo del digitale offre ai musei.
“Il digitale facilita l’immersione in un ambiente, aiutando a coinvolgere il pubblico - spiega Daria Hook, ricercatrice del Dipartimento dell'Europa Orientale e dell'Archeologo di Siberia dell’Hermitage Museum di San Pietroburgo -. Ma un museo non è Disneyland, l’utente infatti non cerca solo una distrazione, ma anche uno stimolo cognitivo. È come se ora i musei dovessero adattarsi a nuove condizioni climatiche - continua Hook - producendo nuovi significati condivisi e riuscendo ad auto-sostenersi economicamente. La tecnologia può aiutare a raggiungere in maniera ottimale questo obiettivo”.
Coinvolgere e intrattenere, mantenendo l’individuo al centro del percorso. Il Museo delle Scienze (Muse) di Trento è stato tra i primi in Italia a sperimentare le nuove tecnologie nei percorsi espositivi. Tra le ultime proposte, un gioco di ruolo digitale che attraverso supporti audio e video guida attraverso particolari itinerari scientifici. Anche se, a detta degli organizzatori, gli strumenti forniti dal museo non eguagliano abbastanza le funzionalità di uno smartphone. “Dopo questa esperienza crediamo sia importante, nelle strategie digitali di un museo, lasciare che le persone utilizzino i propri dispositivi” raccontano Samuela Caliari e Davide Dalpiaz, rispettivamente responsabile dei rapporti con il pubblico e comunicatore scientifico del Muse.
E sugli strumenti si concentra anche il Louvre. “I professionisti dei musei si chiedono cosa fare per sviluppare programmi culturali creativi per il pubblico ma dovrebbero cercare di risolvere la questione dell’accessibilità ai nuovi strumenti - afferma Anne Krebs, responsabile del Dipartimento di Studi e Ricerche socio-economiche del Louvre -. La sfida non è solo promuovere l'arte in maniera innovativa ma è anche, e soprattutto, riuscire a creare nuove competenze digitali”.
Di realtà aumentata parla invece Pedro Gadanho, direttore del nuovo museo d’Arte, Architettura e Tecnologia (Maat) di Lisbona. “Finora i mezzi tradizionali come i testi sintetici dei pannelli esplicativi hanno cercato di spiegare l'opera dell'artista. Oggi la tecnologia ci permette invece di trasformare queste informazioni in modi più intuitivi e la realtà aumentata può avere un ruolo rivoluzionario in questo, riuscendo a dare vita ai prodotti artistici”.
Cosa deve fare quindi un museo che sceglie di investire sul digitale? “Per far accettare il cambiamento - sostiene Javier Pantoja, responsabile della tecnologia del Museo Nazionale del Prado di Madrid - non si può fare proposte in modo casuale, ma bisogna far capire che si ha una strategia precisa. Aprire un account social, per esempio, è come progettare una nuova mostra: bisogna risolvere molti problemi legati al personale o al bilancio. Tutto deve essere inserito in una strategia globale. Nel nostro museo la prima area coinvolta nella trasformazione digitale è stata la comunicazione - continua Pantoja -. La pubblicazione dei contenuti su Facebook, ma non solo, si basa su un piano redazionale realizzato con estrema cura e professionalità, che combina informazioni sulle attività che si svolgono all'interno del museo, mostre, programmi educativi, pubblicazioni online. I social network sono davvero importanti per creare una community intorno al museo”.
Sulla stessa linea anche Sanna Hirvonen, Senior Planning del Dipartimento di programmi pubblici del Kiasma, il museo di arte contemporanea di Helsinki, che promuove l’utilizzo dei social non solo per trasmette contenuti ma anche per imparare: “Twitter ha rivoluzionato il mio modo di lavorare, mi ha permesso di ampliare la mia rete professionale e di scoprire informazioni al di fuori dei confini del Kiasma”.
Introdurre il digitale nell’organizzazione di una struttura necessita quindi di un percorso ben studiato, che deve essere supportato da una figura dedicata, come sostiene Kati Price, a capo del Dipartimento Digital del Victoria and Albert Museum di Londra: “I leader interni devono far crescere l’interesse dell'organizzazione per la trasformazione digitale, per creare nuovi prodotti, servizi ed esperienze che rispondono ai bisogni dei visitatori e dei clienti”.
La tecnologia non si inserisce però solo nel rapporto museo-visitatore ma anche nella rete tra musei, come importante supporto per la condivisione del patrimonio culturale. “Ogni galleria è custode delle proprie collezioni ma al giorno d’oggi è necessario sempre di più avvicinarsi al pubblico, rendendo le opere disponibili online gratuitamente, per esempio - afferma Linda Volkers, Marketing Manager del Rijksmuseum di Amsterdam -. Se guardiamo allo sviluppo di alcune applicazioni di grande successo che hanno cambiato la nostra vita, come Airbnb o Uber, è chiaro che oggi la parola chiave non è più possesso, ma condivisione”.
Il futuro? “Nei prossimi dieci anni mi aspetto che i visitatori siano più interessati ad indagare in modo intimo i temi affrontati nei musei - dice Joanna Król, Capo del dipartimento di Digital Collection e Resource Center del Polin, museo di storia degli ebrei polacchi -. Nell'atmosfera ubiquitaria dei media digitali la gente cercherà sempre di più l’autenticità del prodotto culturale”.
“Sarà necessario un cambiamento mentale in termini di pianificazione e servizi di visioning, per far diventare l'elemento digitale parte integrante - aggiungono Janice Lane e Dafydd James, direttrice del Dipartimento Visitor Experience e capo del Dipartimento of Digital Media del Museo Nazionale scozzese -. Le sfide si giocheranno, come già ora succede, sugli investimenti. Il digitale è in continua evoluzione e la velocità di adattamento dipenderà dai fondi destinati al settore, dalle competenze, dalle età e dall’interesse del futuro personale”.
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