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MIT e Itaca con Ance, Oice, Finco, Architetti e Ingegneri: "Le opere incomplete non siano più il pessimo biglietto da visita dell’Italia ma una sfida e un’opportunità"

Incompiute: dopo il censimento (693 opere) premialità per enti locali e privati

di Paola Pierotti | pubblicato: 13/01/2015
"Non escludo si possa prevede una premialità con un’eventuale revisione di natura edilizia e urbanistica dei beni non conclusi. Si devono creare le condizioni perché il pubblico definisca l’ambito di intervento e il privato ne tragga un vantaggio economico e questa sinergia deve avere ricadute dirette anche sul non consumo di suolo"
Riccardo Nencini
Incompiute: dopo il censimento (693 opere) premialità per enti locali e privati
"Non escludo si possa prevede una premialità con un’eventuale revisione di natura edilizia e urbanistica dei beni non conclusi. Si devono creare le condizioni perché il pubblico definisca l’ambito di intervento e il privato ne tragga un vantaggio economico e questa sinergia deve avere ricadute dirette anche sul non consumo di suolo"
Riccardo Nencini

A Roma, all'interno del cantiere di Tor Vergata (con la presenza dell’architetto Santiago Calatrava), il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti con Itaca e con la Conferenza delle Regioni hanno organizzato un convegno per fare il punto sulle incompiute e il loro futuro. Una riflessione operativa per cercare strumenti cogenti e stabili per fare in modo che il fenomeno delle opere pubbliche non finite e abbandonate non resti senza via d’uscita.

Dalla fine del 2011 la legge italiana ha obbligato gli enti locali a segnalare le incompiute disseminate sul territorio nazionale e in tre anni si è costruita un’anagrafe di 692 opere. “692 più la Città dello Sport di Calatrava che da oggi entra nell’elenco - ha dichiarato Riccardo Nencini, viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti - tra queste ci sono loculi cimiteriali abbandonati, strade incompiute, attività di natura portuale e aeroportuale abbandonate, scuole e asili non finiti. Opere per le quali sono stati spesi 3 miliardi di euro con la punta più alta nel Lazio dove si contano 82 incompiute e con l’eccellenza di Trento che non ha opere incompiute”. Il catalogo verrà aggiornato nel prossimo mese di marzo ma quello che è prioritario è fare un passo avanti dopo il censimento. “Bisogna scavare dentro le opere - ha aggiunto Nencini - e capire quali siano prioritarie per investire 1,5 miliardi di euro che mancano e prevedere bonus fiscali per quegli enti locali e quelle imprese private che saranno coinvolte".

Per i progettisti le incompiute sono anche una sfida. “Molte delle opere elencate nel catalogo del Mit sono diventate inutili: con interventi intelligenti - ha dichiarato Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti - bisogna tornare a rendere vivibili spazi ed edifici che sono stati abbandonati per insipienza politica o per errori tecnici, ma che non possono essere lasciati lì come simbolo di un Paese come il nostro che non funziona, per i cittadini e per i potenziali investitori”. Il riferimento è andato alla High Line di New York ma anche al Sotto-Viadotto dei Presidenti realizzato a Roma dal team G124 guidato da Renzo Piano.

Al centro del convegno che ha visto presenti anche i vertici di Ance, Oice, Finco, Regione Campania e Consigli nazionale di Architetti e Ingegneri si è sottolineato il ruolo del privato “per il quale - ha anticipato il viceministro Nencini - non escludo si possa prevedere una premialità con un’eventuale revisione di natura edilizia e urbanistica dei beni non conclusi. Si devono creare le condizioni perché il pubblico definisca l’ambito di intervento e il privato ne tragga un vantaggio economico e questa sinergia deve avere ricadute dirette anche sul non consumo di suolo”.

Nencini ha proposto un fondo annuale destinato alle opere incompiute e un premio per quegli enti locali che saranno capaci di adottare strumenti di natura urbanistica utili per portare a termine le opere.

“Dal nuovo Codice degli Appalti ci aspettiamo che il catalogo delle incompiute si fermi qui. Le incompiute sono frutto di una programmazione inesistente - ha aggiunto Freyrie - di errori nel calcolo di tempi e costi e di non aver tenuto conto della gestione delle opere pubbliche. Ci sono troppe opere pronte e non usate perché non si è calcolato quanto costa mantenerle”.

Insieme al magnifico rettore dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata ha partecipato al convegno anche Santiago Calatrava, il progettista dell’inconpiuta-simbolo (all’interno del quale il convegno è stato organizzato). Calatrava ha ribadito la sua disponibilità ad andare incontro alle nuove esigenze, a portare avanti lo sviluppo di un progetto “epocale” valorizzando come ha precisato il rettore Novelli “il tema dello sport in sinergia con altre funzioni richieste da uno dei Campus più invidiati a scala internazionale. A Tor Vergata - ha commentato il rettore - 15 anni fa non c’era quello che si può vedere oggi, parliamo di un campus di 600 ettari con 40mila studenti. Insieme alle altre istituzioni, anche intercettando finanziamenti europei, vogliamo dare una seconda vita a quest’opera che per una serie di difficoltà non è andata avanti. Senza snaturare l’idea originaria di Calatrava”. Costi? “L’operazione è di circa 600 milioni, ce ne mancano 400. L’Università ha messo i terreni, dobbiamo contare sul contributo di altri”.

Nonostante il convegno fosse organizzato all’interno del grande monumento, abbandonato, Calatrava non ha fatto nessun passo indietro rispetto alle scelte fatte: “non è la prima volta che faccio opere di queste dimensioni - ha dichiarato l'archistar spagnola - questi progetti sono generazionali, vanno concepiti in 10-15 anni. Questi edifici, una volta ultimati, porteranno servizi aggiuntivi ma anche una straordinaria ricchezza al territorio, che deve essere tenuta in assoluta considerazione”. Calatrava ha mostrato i video del progetto romano e ha presentato le sue nuove visioni per il Qatar e per la Florida ma anche per New York dove da 12 anni sta lavorando alla stazione e al centro servizi nell’area dei Ground Zero (che sarà ultimata tra un anno e mezzo). “Il campus di Tor Vergata - ha dichiarato Calatrava -  è un segno di speranza. Unificate le forze, trovate i finanziamenti” ha detto alla platea.

Un messaggio positivo che una volta calato nella realtà torna a farsi urgente. “Con le opere incompiute si può rilanciare il Paese - ha dichiarato Bernardette Veca, direttore Generale della Regolazione del Mit - dobbiamo agire da subito facendo i conti con il patrimonio inutilizzato e rivedendo le possibili destinazioni d’uso, bisogna monetizzare il patrimonio della stazione appaltante e cambiare la logica degli appalti pubblici considerando la gara come uno step all’interno di un procedimento manageriale complesso”. Il direttore Veca ha invitato le diverse associazioni di categoria a formalizzare al massimo entro due mesi delle proposte concrete sul tema impegnandosi a mettere a punto un “provvedimento d’urgenza dove siano esplicitate le misure premiali e quelle di carattere sanzionatorio”.

Il Mit ha messo al centro della questione incompiute non solo l’assenza di finanziamenti ma la delicata fase di programmazione. Paolo Buzzetti, presidente Ance, ha evidenziato tra le cause delle incompiute il tema degli eventi straordinari: “bisogna evitarli: quando si corre è più facile commettere errori. Altra questione calda è quella delle procedure - ha aggiunto Buzzetti - e mi riferisco al fatto che spesso gli enti locali sono più preoccupati di certificare la procedura formale, dimostrare sulla carta tempi e costi, che occuparsi del risultato finale da raggiungere”. Sulla centralità del progetto hanno insistito gli Architetti ma anche gli Ingegneri: “Gli enti locali tornino a fare programmazione e controlli, e lascino ai professionisti il compito di occuparsi della progettazione” ha detto Armando Zambrano presidente del Cni.

Tre anni di silenzio a Tor Vergata. Viaggio nell'opera incompiuta di Calatrava a Roma - con fotogallery

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Tag: città
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