«Da un ingegnere cerco la visione. La testa immersa nel tempo, una mente che riesca a vedere il futuro, a saper cogliere le occasioni». Pietro Salini, amministratore delegato di Webuild, ospite alla seconda giornata del 65° Congresso degli Ingegneri Italiani intitolato Next (titolo anche del nuovo numero de L’Ingegnere Italiano), parla ai 243mila ingegneri italiani. «Realizzare il Pnrr? Come ha detto il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini, anch’io sono ottimista, e rispondo che riusciremo nella sfida», continua Salini. E visto che l’essenza dell’ingegneria dovrebbe essere quella di puntare al miglioramento della vita delle persone, questa è un’occasione per migliorare il nostro Paese. «Dico solo che il Pnrr, che da noi rappresenta il programma del futuro, nel resto d’Europa è una parte del programma del futuro – continua -. Questo è un fatto che ci deve far riflettere. È evidente che questo piano non deve rappresentare il totale degli investimenti che si faranno in Italia nei prossimi sei anni. Se consideriamo il Pnrr stiamo intorno ai 235 miliardi di investimenti, non solo per le infrastrutture, opere in sei anni, che è un piccolo particolare che sfugge. Allora se lo raffrontiamo al Pil, circa 1.600 miliardi l’anno, abbiamo circa 9.600 miliardi di Pil per questo specifico periodo. Se raffrontiamo 235 miliardi con i 9.600 di Pil del tempo di riferimento, si evidenzia che questa spesa molto importante finanziata dall’Europa su molti segmenti, è veramente minima, rispetto alle spese che facevamo prima», spiega Salini. «Io da imprenditore, ma soprattutto da cittadino, auspico che ci siano molti altri investimenti nel Paese nei prossimi sei anni».
Quello che preoccupa l’amministratore delegato di Webuild è che troppi progetti resteranno fuori, c’è scarsa visione e una pesante burocrazia che mette con le spalle al muro. «Se entrano tutti i lavori già in corso, come l’alta velocità, circa 17 miliardi, non rimane molto. Inoltre, pensiamo alla Roma - Pescara, è solo una discussione tra amici, non c’è neanche il progetto. E la Salerno - Reggio Calabria? È stato condiviso con il Parlamento solo il progetto di prefattibilità». Nonostante questo, dal canale di Panama alle più importanti metropolitane del mondo «per noi l’ingegneria è un marchio made in Italy. Il nostro marchio». Certo un timbro di qualità italiana che spesso si scontra con il muro delle norme. Non solo, Salini ha recentemente annunciato il suo ingresso in Oice, l’associazione delle società di ingegneria, proprio per ripartire dalla programmazione e dalla capacità di eseguire le opere.
«Si parla tanto di semplificazione, ma la forza politica di raggiungere gli obiettivi, non è solo una questione di norme, serve la volontà politica per districarsi nella selva amministrativa, serve volontà e bisogna superare gli interessi particolari per un bene più importante: l’interesse collettivo», racconta il ministro delle Politiche Agricole, l’ingegnere, Stefano Patuanelli. «Penso che sia stato fatto tanto per il Superbonus, ma tanto è ancora da fare. Era una norma impattante e nuova e che aveva comunque bisogno di tempo e di esperienza per consolidarsi e per capire le fragilità. Ora una delle nostre priorità è sottolineare l’importanza del progetto. Lo so – ha commentato il ministro - che gli architetti e gli ingegneri non vanno sempre d’accordo, ma l’importanza del progetto si afferma solo se ci sarà una legge per l’architettura».
Al congresso degli ingegneri ha portato i suoi saluti anche il neo-presidente del Cnappc, Francesco Miceli: «Penso che il Paese sia di fronte ad un passaggio cruciale, unico e ad una occasione storica in cui le scelte di oggi e le opportunità fornite dal PNRR andranno ad incidere profondamente per molte generazioni a venire. Il Piano contiene molti interventi condivisibili, ma anche alcuni sui quali sarebbe opportuno un ripensamento. Servirebbe, ad esempio, far capire meglio, uscendo da una visione settoriale, come cambierà concretamente la vita dei cittadini e delle comunità e, quindi, la qualità delle città. E, vista la centralità dei temi del territorio e della rigenerazione urbana, è incomprensibile che tra le riforme non sia stata prevista quella urbanistica». E ancora, «come Rete delle Professioni Tecniche - ha detto - dobbiamo mettere in campo, uniti e con forza, tutte le nostre capacità e competenze per essere attori protagonisti nel guidare i necessari cambiamenti e vedere finalmente realizzate quelle grandi riforme che da troppo tempo il Paese attende».
Nell’ambito del dibattito sulle infrastrutture in corso a Parma nella seconda giornata del congresso CNI è intervenuto anche Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna, che sul Pnrr ha detto: «Impensabile realizzarlo senza il coinvolgimento dei territori. Le cifre in ballo sono enormi, degne di un Piano Marshall. Abbiamo l’occasione non solo di fare nuove opere ma di colmare finalmente quei ritardi che ormai si trascinano da anni». E il Paese ormai ha capito che per realizzare le opere servono risorse umane competenti. Per il ministro Enrico Giovannini: «Una volta portate all’interno della Pubblica amministrazione resteranno a disposizione. Va bene la digitalizzazione delle procedure, ma le risorse umane restano la componente principale e dobbiamo accertarci che siano competenti». Infine, sulla questione della governance del Pnrr, Giovannini ha detto: «Non mi preoccupa. Il tema vero è chi fa che cosa e soprattutto quando. Serve un grande cambiamento nella gestione dei processi che devono diventare rapidi».
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