Al 59 Congresso Nazionale degli Ingegneri ci sono anche la scrittrice Michela Murgia e il filosofo Silvano Tagliagambe. È un meeting interdisciplinare quello promosso a Caserta (10-12 settembre 2014) dove per il secondo anno consecutivo è stato invitato come ospite italiano (e internazionale) l’ingegnere delle Sensable City Carlo Ratti. Murgia, Tagliagambe e Ratti con ex ministri, sottosegretari di stato, tecnici di aziende, il capo del corpo nazionale dei vigili del fuoco e i rettori delle Università campane.
“Invitando Carlo Ratti – racconta il quarantenne Gianni Massa ingegnere (e architetto), vicepresidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri - abbiamo voluto trasmettere il più chiaramente possibile il messaggio dell’innovazione. Se gli ingegneri continuano a pensare alla fognatura o al marciapiede non potranno innovare il modo di esercitare la loro professione. La presenza di Carlo Ratti ci permette anche di esplicitare una riflessione sulle Università che devono concentrarsi sul fare ricerca e didattica, e guardare meno al mondo del lavoro”. Massa è diretto: “le Università non devono fare concorrenza ai professionisti”.
Ingegnere, è stato lei a coinvolgere Michela Murgia. Che cos’ha detto la scrittrice alla platea di Caserta?
Michela Murgia è intervenuta al Congresso e si è presentata dicendo ‘credo di essere fuori luogo’, mettendo subito in evidenza quanto il mondo dell’ingegneria e delle professioni tecniche sia autoreferenziale. Inoltre, dal suo privilegiato punto di vista, ha evidenziato quanto in Italia sia assente una narrazione etica delle opere di architettura e ingegneria: mancano i racconti. Manca l’ingegneria raccontata a tutti. Altre nazioni, ha detto, hanno costruito un’identità collettiva intorno alla costruzione di grandi opere.
Armando Zambrano, presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, ha inaugurato il convegno attaccando il Governo e criticando l’assenza della centralità del progetto nello Sblocca Italia. Quali sono i temi più caldi per il quale il CNI chiede attenzione?
Il Governo ha fatto solo buoni propositi. In particolare semplificazione, sussidiarietà e terzietà nello Sblocca Italia sono rimaste solo parole. A questo si aggiunga l’annosa questione dei requisiti che per il legislatore sono garanzia di qualità, ma se così è la questione deve valere sia per i tecnici delle società private che per i dipendenti pubblici che fanno progettazione e direzione lavori. All’interno delle PA non tutti gli uffici tecnici hanno i requisiti per esercitare un’attività di progettazione. Chi non ha le competenze deve fare management, gestire il procedimento entro tempi e costi certi. In sintesi direi che le nostre priorità sono quindi la semplificazione e il lavoro.
Una fotografia dell’ingegneria italiana oggi, facendo i conti con la crisi?
Tutti gli studi, grandi e piccoli sono in crisi. Le grandi gare di progettazione frutto di importanti investimenti oggi tagliano fuori una percentuale gigante di professionisti a causa dei requisiti. L’Italia soffre per una strutturazione delle professioni tecniche diversa da quella di tante realtà europee e deve attrezzarsi per cambiare, rapidamente.
Ci sono pochissime grandi società, e tanti piccoli studi anche individuali che soffrono in un mercato dove si chiedono competenze che una sola persona non può avere. Non c’è alternativa all’aggregazione.
In Italia ci sono 500mila ingegneri, di cui 260mila sono iscritti agli ordini professionali. Complessivamente le professioni tecniche (nove ordini tra cui architetti, geologi e periti agrari) contano 850mila professionisti. Metà sono under40. La crisi chi colpisce di più?
La crisi non evita nessuno e ha impatti diversi, a volte più disastrosi per chi ha superato i 50anni e che fatica a cambiare approccio. Sicuramente la giovane generazione non può contare sul learning by doing ma può invece investire sull’innovazione e sulla destrutturazione.
Cosa intende?
Un esempio. Il mio studio professionale ha cambiato pelle, era un normale studio, strutturato, e ora abbiamo creato una sorta di co-working condividendo le spese, unendo le competenze, coinvolgendo altri professionisti anche per affacciarci su mercati diversi, in squadra.
Ecco al Governo gli Ingegneri chiedono sicuramente di semplificare le regole anche in questo campo, servono procedure più semplici e snelle per le associazioni tra professionisti; se ad esempio un team si vuole associare per fare una gara all'estero lo deve poter fare senza troppe complicazioni.
Avete invitato a Caserta una scrittrice, un filosofo, dei giornalisti. Perché l’ingegneria soffre anche sul fronte della comunicazione? I siti degli architetti sono generalmente di maggiore appeal. Sulle riviste si legge poco dell’attività degli ingegneri, perché?
Gli ingegneri non si sono mai interessati di comunicazione. L’ingegneria è materia legata alla concretezza e la comunicazione non è stata considerata come strumento utile. Inevitabilmente questa è l’epoca della comunicazione e anche qui si dovrà voltare pagina.
Sicuramente urge un’autocritica ma chiediamo anche una collaborazione da parte del mondo dei media: è più semplice scoprire un bravo architetto che scovare il lavoro di un team di ingegneria.
Ingegnere, nell’ambito della sua attività al CNI una sua creatura è anche il concorso di idee “Scintille, idee innovative che migliorano la vita” che sarà aggiudicato alla fine del Congresso. Di cosa si tratta?
Interdisciplinarietà anche qui. Abbiamo avuto 400 adesioni tra architetti, ingegneri, medici, esperti di meteorologia e di stampanti 3D, giornalisti e spin off. A loro abbiamo chiesto di indagare un tema di frontiera, di proporre un racconto, un’interpretazione dell’ingegneria come disciplina trasversale, applicata. Scintille per migliorare la vita dell’uomo e dell’ambiente.
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