Mancano poche settimane al taglio del nastro della nuova sede di Confcooperative. Da giugno 2018 l’associazione, per la prima volta nella sua storia centenaria, avrà tutti i suoi uffici in un unico luogo, grazie a un’operazione di riqualificazione, firmata dallo studio It’s, che ha previsto il recupero di un palazzo dell’800 in Via Torino 153 a Roma, articolato su sei piani con un superficie di circa 4mila mq, adiacente a una delle due sedi attuali. Il nuovo headquarter, realizzato con un investimento di circa 100 milioni, sarà caratterizzato da una distribuzione degli spazi interni orientata allo smart working.
"L’obiettivo del progetto - ha spiegato l’architetto Alessandro Cambi, socio fondatore dello studio It’s e direttore dei lavori - è stato quello di riutilizzare una parte del patrimonio, secondo logiche legate alla dimensione del lavoro. L’esigenza della committenza era infatti quella di creare una nuova destinazione d’uso per il proprio headquarter. I principali criteri che hanno guidato il processo sono stati la flessibilità e l’adattabilità nel tempo degli spazi dell’edificio, fattori che hanno determinato anche una serie di accorgimenti costruttivi come i pavimenti sopraelevati, che consentono di rimodulare facilmente le predisposizioni impiantistiche. Un altro criterio importante è stato quello della moltiplicazione della luce, che ha guidato la scelta dei materiali, delle cromie e del disegno delle sezioni".
Architetto Cambi, come dialogano nel nuovo edificio contemporaneità e storia?
Il progetto cerca un equilibrio rispetto ai tempi diversi che convivono nella struttura, creando una dialettica tra tracce originarie e segni contemporanei. È stata restituita la configurazione primaria degli spazi, che era stata negata dai numerosi interventi, su cui sono stati innestati gli elementi nuovi attraverso l’uso di materiali contemporanei.
Il cantiere è stato avviato in agosto 2017 e l’inaugurazione è attesa per giungo 2018. È stato rispettato il cronoprogramma?
Si, i lavori si concluderanno nei tempi previsti, circa 14/15 mesi dall’inizio del progetto. Tutte le fasi del cantiere sono state gestite all’insegna dell’innovazione e con la massima precisione ed efficacia possibile in particolare grazie all’utilizzo del Bim, che ha consentito una diagnosi precoce dello stato dell’edificio e la possibilità di lavorare con un’attenta programmazione e un controllo costante. Anche l’applicazione Field Aware, che contiene tutti i dati del progetto in un unico database e prevede l’uso di chat tematiche a distanza, ha contribuito a risolvere in tempo reale problematiche specifiche.
Tra gli ambiti in cui siete intervenuti maggiormente c’è la nuova distribuzione degli spazi interni. Come saranno?
In un’ottica di smart working e benessere ambientale, il progetto prevede molti open space e aree condivise ad uso collettivo, identificate dall’uso del Marmo verde delle Alpi e dal rosa del Portogallo. Al piano terra ci sono sale riunioni e spazi misti a disposizione di chi ne ha bisogno, pensati anche come luoghi di scambio in continuità tra l’edificio e la città in un’ottica di co-working. Le parti riservate agli uffici sono delimitate da partizioni verticali che grazie all’uso di lastre di vetro zigrinate garantiscono la giusta privacy e la massima diffusione della luce. In ogni ufficio inoltre c’è la possibilità di regolare autonomamente la luce e la temperatura.
Un recupero ad alte prestazioni e una ristrutturazione secondo criteri di sostenibilità. Quali sono gli aspetti più innovativi del progetto?
Abbiamo interpretato il concetto di sostenibilità in modo olistico, pensando al benessere ambientale, alla presenza di elementi naturali, al recupero del territorio, alla personalizzazione degli ambienti grazie alla domotica e alla riqualificazione energetica.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Tag: città; uffici