La Cina rappresenta nell’immaginario collettivo un Paese destinato a giocare un ruolo sempre più rilevante nello scenario globale, soprattutto grazie alle sue capacità produttive e di sviluppo, garantite da un bacino demografico senza pari. Guidata da leader pragmatici, la Repubblica Popolare ha da tempo stretto intensi rapporti commerciali con i principali poli economici globali. Sotto questa lente vanno visti i maxi-progetti come la costruzione della nuova via della seta, il potenziamento della rete infrastrutturale (in particolare aeroporti e vie di comunicazione), la firma di accordi per scambi culturali e per l’equipollenza dei titoli con i Paesi Occidentali.
Sul lungo periodo, sono due i piani strategici che avranno forti ripercussioni nel settore delle costruzioni: “Made in China 2025” e “One Belt One Road”. “Il primo ha l’obiettivo di lanciare il Paese verso la quarta rivoluzione industriale – spiega Roberto Corciulo, presidente di IC & Partners ed esperto di internazionalizzazione aziendale intervenuto ad un webinar organizzato dalla Fondazione Inarcassa –. Per raggiungere lo scopo sarà necessario sia riqualificare il patrimonio edilizio esistente, che realizzare nuovi edifici adatti allo scopo. Il secondo invece, vedrà il coinvolgimento diretto di altre nazioni, poiché la nuova via della seta attraverserà tutta l’Asia Centrale arrivando fino all’Europa Occidentale. Al fianco della nuova direttrice terrestre, ci sarà un collegamento marittimo che arriverà al Mediterraneo attraverso il canale di Suez. Un’opera colossale – evidenzia Corciulo – che darà vita ad investimenti importanti, rappresentando un’opportunità sia per i nodi di scambio dell’Alto Adriatico, che per l’intera filiera logistica”. E qui non manca l’attenzione da parte della Autorità portuali italiane a partire da quelle di Trieste e Genova.
Mercato delle costruzioni. Nel XIII Piano quinquennale (2016-2020), fra i settori destinati a giocare un ruolo chiave spicca quello delle infrastrutture. A finanziare questo grande sforzo saranno lo Stato e le banche di sviluppo a proprietà statale, anche se è previsto l’aumento del coinvolgimento dei capitali privati. Qualche numero: verranno costruiti 30mila km di ferrovie ad Alta Velocità e autostrade, 150mila km di strade nelle zone rurali e circa 50 aeroporti. Ad oggi la rete cinese è la seconda al mondo per estensione, con oltre 100mila km di cui circa 10mila di Alta Velocità. Anche le metropolitane verranno potenziate se è vero che entro il 2020, nelle 28 maggiori realtà urbane, saranno realizzate 128 nuove linee e 6mila km di reti, per un investimento totale di 140 miliardi di dollari.
Urbanizzazione. “Le cifre relative allo sviluppo del settore edile cinese nel periodo 2000-2010, sono impressionanti – sottolinea Corciulo –. Il tasso di crescita del reddito medio si è attestato attorno al 23%, un miraggio per le nostre aziende. A rendere possibili questi numeri, il livello di inurbamento della popolazione che è passato dal 36% del 2000, al 56% del 2015. Per raggiungere l’obiettivo dell’aumento di altri 25 punti percentuali nel livello di urbanizzazione entro il 2030, il Governo ha previsto la mobilitazione di risorse straordinarie per le reti di comunicazione e gli edifici residenziali. In questo periodo, infatti, gli abitanti che si sposteranno dalle campagne nelle città saranno circa 300 milioni”.
Green building. L’attenzione alla sostenibilità rappresenta uno dei cambiamenti più importanti per quanto riguarda la qualità edilizia in Cina. “In questo senso si sono aperte notevoli opportunità per i servizi di architettura, ingegneria e design – ribadisce Corciulo –. Anche chi si occupa di ristrutturazione, soluzioni smart per il controllo degli spazi, gestione dei rifiuti e delle acque, potrà trovare spazio per inserirsi nel mercato”. Importante anche lo sviluppo delle cosiddette ecocity, con il Governo che è alla ricerca di un modello efficace da replicare in circa 100 realtà urbane di questo tipo, abitate da circa 250–300mila persone. “Le imprese e gli studi europei – rivela Corciulo – hanno la possibilità di mostrare il proprio know-how, oltre ad avere caratteristiche ideali per supportare i costruttori locali ad ottenere le certificazioni green”.
Riconoscimento titoli e tutela diritti di proprietà. Nell’aprile del 2016, è entrato in vigore un accordo fra Italia e Cina sul reciproco riconoscimento dei titoli di studio universitari. Sotto il profilo delle tutele sui diritti di proprietà intellettuale “la protezione sul mercato cinese è essenziale – sostiene Corciulo –. In molti non sono a conoscenza del sistema di tutela offerto dalla Repubblica Popolare. Ad esempio non esistono tutele per il design non registrato, mentre per quello registrato in Cina, viene garantito al titolare l’uso esclusivo per un periodo di 10 anni. In questo modo si può combattere la contraffazione e ottenere ricavi dalla concessione in licenza a terzi”.
Sistema tributario, forme societarie e visto. Le principali imposte sulle imprese straniere sono due: la Corporate Income Tax (CIT) al 25% e la Value Added Tax (VAT) che corrisponde alla nostra IVA e si divide in tre scaglioni (16%, 10%, 6%). L’Enterprise Income Tax Law invece, ha introdotto un’aliquota del 10% sui dividendi distribuiti dalle Foreign Invested Enterprises agli investitori stranieri. Per entrare nel grande mercato cinese, invece, le opzioni sono tre: costituire un ufficio di rappresentanza (può svolgere solo attività di marketing e PR), una società totalmente investita con capitale straniero (Wholly Foreign Owned Entities o WFOE), una Joint Venture con società locali (la Equity è la forma più diffusa). Per accedere al territorio della Repubblica Popolare sono disponibili cinque tipologie diverse di visti, a seconda della durata e del tipo di attività che si va a svolgere. Da richiedere alle rappresentanze diplomatiche in Italia, spesso quello turistico viene utilizzato anche per viaggi d’affari in quanto più semplice da ottenere e dall’emissione più rapida.
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