L’industria culturale e creativa, capace di assicurare lavoro a 1,5 milioni di persone nel nostro Paese, produce 89,9 miliardi di valore aggiunto e ne muove 250, il 16,7% della ricchezza totale, generati attraverso un effetto moltiplicatore pari a 1,8. Sono alcuni dei dati più importanti che emergono dalla VII edizione del rapporto “Io sono cultura – L’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi” elaborato dalla Fondazione Symbola e Unioncamere, con il sostegno della Regione Marche e di Sida Group.
Lo studio, diventato un riferimento per gli operatori della filiera, fotografa nitidamente la realtà di un Paese nel quale il sistema produttivo, culturale e creativo incide sull’economia, per numero di occupati, quasi quanto il settore delle costruzioni e in modo maggiore rispetto al settore della sanità (che si attesta a 1,38 milioni di occupati). Il rapporto “Io sono cultura” misura l’impatto sia delle attività culturali e creative propriamente dette – dai musei all’audiovisivo al design – sia delle attività “creative-driven”, ossia il manifatturiero “evoluto” e l’artigianato artistico che impiegano sempre più professionisti creativi, nonché nuove tecnologie.
E in occasione della presentazione è stato evidenziato come, per i prossimi 10 anni, l’intera quota dedotta dall’8 per mille allo Stato sia destinata agli interventi di ricostruzione e restauro del patrimonio culturale nelle aree colpite dal terremoto.
“Dobbiamo restituire centralità all’industria culturale e creativa del nostro Paese – ha detto il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Dario Franceschini – non solo per il suo peso economico, ma anche per la sua incidenza etica. Bisogna continuare ad investire risorse pubbliche e private per la tutela e valorizzazione del nostro straordinario patrimonio storico-architettonico-artistico che possa spingere verso un turismo internazionale di qualità, ma anche verso una crescita della consapevolezza civica orientata a rinsaldare lo spirito identitario”. Sulla stessa lunghezza d’onda di Franceschini, anche il presidente della Fondazione Symbola, Ermete Realacci. “La cultura e la creatività sono la chiave di volta in tutti i settori produttivi di un’Italia che fa l’Italia, poiché costituiscono quel soft power che attraversa prodotti e territori. La creatività favorisce la competitività e lo vediamo dai risultati conseguiti dalle imprese web oriented, da quelle green e da quelle esportatrici. Se l’Italia – ha proseguito Realacci – produce valore e lavoro puntando sulla cultura e sulla bellezza, aiuta il futuro”.
Sui benefici economici prodotti dall’industria culturale e creativa sono intervenuti anche il presidente di Unioncamere Ivan Lo Bello e quello di Confindustria Vincenzo Boccia. “Il nostro patrimonio culturale va tutelato e valorizzato – ha sottolineato Lo Bello – ancor più oggi, con la rivoluzione tecnologica in atto che trasformerà radicalmente nei prossimi anni il mondo del lavoro e delle competenze. Solo investendo nella creatività possiamo governare questo cambiamento epocale”. “La cultura – ha commentato Boccia – è come il digitale, ossia una modalità trasversale di produrre progresso etico ed economico nel nostro Paese e, quindi, penso che vada fatto un investimento per rivitalizzare il nostro sistema di pensiero che fa fatica ad entrare nel futuro. I dati rivelano che chi opera nel segmento culturale possiede un più alto livello d’istruzione (il 40,9% degli occupati è laureato, contro il 20% negli altri settori) e ottiene un reddito da lavoro circa il 15% più alto di quanto avviene mediamente. Puntare sulla cultura e la creatività significa puntare su competenze in grado di affrontare la stagione dell’Industria 4.0”.
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