Per architetti, ingegneri e costruttori l'Alveare del Regno Unito è il progetto migliore. Tra le 54 Architetture dei Padiglioni di Expo Milano 2015, i padiglioni Self Built, la giuria presieduta da Gabriele Del Mese con Maria Claudia Clemente, Alessandro Cambi e i presidenti e delegati di Ance, Cnappc, In/Arch, Federcostruzioni, Oice con PPAN ha premiato come migliore realizzazione quella del Regno Unito, “Coltivato in Gran Bretagna, condiviso globalmente”.
Il Padiglione è il risultato di un concorso internazionale indetto dal Governo Inglese per "selezionare un team multi-disciplinare di professionisti con esperienze nel design contemporaneo, nel management di eventi ed esibizioni, in ingegneria, sviluppo digitale e sostenibile”. Un progetto che, come ha fatto anche l'Austria, è un inno per la salvaguardia della natura.
"Tecnologia ingegneristica e costruttiva, design, arte, landscape e architettura si sono interfacciati con un dialogo creativo e poetico sottile - ha spiegato la giuria -. Fin dall’ingresso i progettisti hanno predisposto un’area di attesa arricchita con dei contenuti, attrezzando uno spazio pubblico comunicativo in cui il tema viene svolto riferendosi al rapporto tra uomo e natura, riproducendo un alveare e seguendo il movimento di un’ape, a partire da una orchidea, passando per un prato fiorito, fino al ritorno all’alveare. Il tutto accompagnato da rumori ed effetti visivi registrati da un alveare vero monitorato costantemente dall’Università di Nottingham".
Nella valutazione la giuria ha precisato quanto sia difficile, oggi, in una società sempre più complessa e spesso smarrita, produrre opere di architettura ‘integrata e multi-disciplinare’ con un budget limitato e nel rispetto di un ‘brief’ complesso perseguendo sempre l’eccellenza professionale.
Nell’opera progettata dal team ‘multi-disciplinare’ composto dall’artista Wolfang Buttress e dallo Studio di progettisti BDP (Building Design Partnership), costruita da Stage One, è evidente la difficile sintesi del rapporto tra ingegneria complessa, arte e architettura che ha prodotto un’opera apparentemente semplice e leggera, ed effettivamente temporanea, capace di attrarre visitatori sia di giorno che di notte grazie ad un interessante gioco di luci, e facendo terminare il percorso in un grande alveare che è come una scultura composta di semplici elementi strutturali metallici, assemblati a forma di esagono, e progettato per essere facilmente montabile e smontabile, il tutto per essere poi trasferito altrove una volta finita l’Expo.
All’unanimità la Giuria ha deciso di menzionare, fuori concorso, il contributo al successo di Expo dato dai Padiglioni denominati ‘Cluster’. Questi spazi/contenitori raccolgono le installazioni dei Paesi che pur partecipando all’Expo non hanno potuto costruire il proprio Padiglione (self-built) e raccolgono le istallazioni relative alla produzione del caffè, delle spezie; del riso etc.
"Un elogio ed una menzione particolare va quindi a Expo spa - ha dichiarato Gabriele Del Mese - non solo per aver promosso per la prima volta nella storia delle Esposizioni Universali questa idea di partecipazione allargata, ma anche a tutti gli organizzatori, ai costruttori e ai progettisti che hanno saputo mettere insieme sia formalmente che urbanisticamente le installazioni di Paesi a volte molto diversi, creando spazi unitari di notevole carattere, e facendolo usando materiali e tecnologie semplici e diversificate".
La Giuria ha attribuito tre menzioni d’onore ai Padiglioni di Brasile, Cile e Marocco che con declinazioni ed esito diverso hanno evidenziato un approccio esemplare al tema dato. Questi Padiglioni, entro i vincoli dell’intervento, hanno posto la qualità architettonica e la chiarezza costruttiva come elementi fondanti delle loro scelte. Sono esempi generati dal frutto di una riflessione sul tema della soluzione del problema di creare il ‘padiglione espositivo’. Propongono quindi volumi riconoscibili e identificabili per la loro reversibilità e per l’applicazione di tecnologie tipiche dei loro Paesi, quali per esempio acciaio corten, il legno e mattoni di terra. Sono inoltre rappresentativi di un percorso espositivo chiaro e di evidenti contenuti comprensibili e trasmissibili.
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