"L’influenza sui percorsi valutativi dell’Enciclica Laudato si" è il tema di un convegno promosso dalla Società Italiana di Estimo e Valutazione che riprende il lavoro fatto dalla CEI Edilizia di Culto promosso nei mei scorsi. Quali sono i possibili apporti e influenze dell’enciclica di Papa Francesco sui percorsi di valutazione dei processi di rigenerazione urbana? Quale contributo si può trarre nella risoluzione di emergenze sociali e ambientali che investono le periferie urbane o le aree degradate dei centri storici? L’Enciclica, che affronta questioni rilevanti rispetto la tutela dell’ambiente e del territorio, propone "alla comunità scientifica un orizzonte ideale e culturale capace di sollecitare - si legge sulla presentazione all’evento - una maggiore consapevolezza e spessore culturale all’interno delle tematiche che qualificano gli sviluppi attuali della disciplina estimativa e valutativa".
"Nell’Enciclica abbiamo trovato concetti che stanno alla base delle nostre ricerche e diretti riferimenti ai nostri metodi di lavoro. Da qui nasce l’idea del seminario” sono le parole di Stefano Stanghellini, presidente della SIEV che ha partecipato ai lavori con Sabrina Alfonsi, Presidente del primo municipio di Roma Capitale, Iside Castagnola, già Presidente Commissione Tutela dei Diritti e Legalità Municipio I, Anna Maria Giovenale, Preside della Facoltà di Architettura Sapienza, Matteo Citterio, Direttore infrastrutture e servizi ENEA e Silvia Viviani Presidente nazionale INU.
Per Giulio Mondini del Politecnico di Torino e socio SIEV “non si può rispondere ad un problema entro il contesto che lo ha determinato. E questo dato è legato all’incertezza che segna la nostra epoca. La disciplina dovrà muoversi nell’incertezza e tutti dovranno cooperare. Serve quindi un nuovo modo per affrontare le cose perché i paradigmi fin qui utilizzati sono sbagliati”. Gaetano Borrelli, Responsabile Unità Studi e Strategie dell’ENEA, esorta a mettere mano alle politiche urbane trovando un sistema nuovo che non sia il semplice accordo fra Stati, "perché gli strumenti attuali hanno scarsa applicabilità e non riescono a cogliere il problema. Per quanto riguarda la sostenibilità molti non ne conoscono nemmeno il significato, esistono molte definizioni – ha spiegato Borrelli - che fanno perdere di vista il senso e mettono a rischio le generazioni presenti. La sostenibilità deve essere accessibile, sociale, economica, accettata da tutti e anche politicamente corretta, tener conto dell’equità. Una guida per un futuro non remoto, un futuro che doveva essere ieri". Giandomenico Amendola dell’Università di Firenze ha riflettuto sulla città giusta descritta dalla letteratura attraverso equità, diversità e democrazia, principi che se applicati simultaneamente possono entrare anche in conflitto fra loro. "La città giusta è - secondo Amendola - un urlo e una domanda insieme. La pretesa di una città non che esiste ma che vogliamo. È qualcosa di nebuloso, vago, retorico ma parlarne continuamente ne aumenta la consapevolezza. La domanda alla casa, al vivere, al comunicare ci aiuta a diventare consapevoli. Il diritto alla città è il diritto a ricercare la città giusta". Ma è Giancarlo Penza della comunità di Sant’Egidio che, rifacendosi a quanto scritto del documento firmato da Papa Francesco, pone l’accento sull’identità dei luoghi, sulle relazioni sociali e sull’importanza di lavorare sulle periferie: "Rigenerare significa integrare differenze, trovare i modi - spiega Penza - per riqualificare nel rispetto degli abitanti, che spesso vengono trascurati. Questo corrisponde al lavoro di rammendo urbano del senatore Renzo Piano. Uno stile che si adatta molto alla visione del Papa che vede nella città un luogo di scambio dove si ricostruisce la tolleranza”.
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