Costruire è un impegno culturale e quando si parla di operazioni di riqualificazione urbana dove prevale “l’interesse pubblico”, non c’è strumento più virtuoso per la selezione del miglior progetto che quello del concorso. Con diretto riferimento all’esperienza trentennale dell’Alto Adige spiegata da Andrea Sega, Direttore Ufficio Edilizia Est e Carlotta Zambonato Ufficio Edilizia Ovest della Provincia Autonoma di Bolzano, il secondo appuntamento del programma “Verso una legge per l’architettura” promosso dal Museo Maxxi di Roma si è concentrato sul tema “Cultura del progetto e interesse pubblico. Il concorso e altri strumenti per la qualità dell’architettura”.
Per Margherita Guccione, Direttore del Maxxi Architettura e motore dell’iniziativa, “il concorso è una via prioritaria per garantire la qualità del progetto, è ormai un’opinione comune e condivisa. L’investimento in termini di sensibilizzazione – ha spiegato Guccione – deve essere fatto per formare la committenza e per parlare ai cittadini”. Ecco che, se troppo spesso si portano ad esempio casi oltre confine, l’esperienza dell’Alto Adige è un modello che fa invidia a molti, a partire dall’assessore all’urbanistica del Comune Di Roma, Luca Montuori, che ha ribadito la fatica nel trasmettere ai propri tecnici le peculiarità del concorso rispetto ad una gara, fino all’omologa di Ferrara, Roberta Fusari, da anni impegnata nella sua città nel promuovere la scelta del concorso.
Se in tanti, in primis il Consiglio Nazionale degli Architetti anche in occasione del suo VIII Congresso Nazionale, spingono per un concorso-tipo, in due gradi, senza vincoli di accesso per i giovani, con la certezza dell’incarico, per altri la strada in Italia è così lunga che rimane fondamentale continuare a farne, siano essi di idee o di progettazione, in una o due fasi. “La quantità è qualità – dice Paolo Mazzoleni presidente dell’Ordine degli Architetti di Milano – il portato più interessante del concorso, oltre alla selezione di progetti e progettisti per una specifica occasione, è la spinta che produce a innalzare la qualità sia dei progettisti che dei committenti. In questo senso a un maggior numero di concorsi segue, con proporzione esponenziale, una maggior qualità dell’ambiente costruito”.
Ci sono Ordini professionali che si sono distinti negli ultimi anni per un impegno a favore del concorso. In primis Bologna, con il presidente Pier Giorgio Giannelli, appassionato del tema ‘concorsi’ già dalla tesi di laurea e operativamente coinvolto come coordinatore in alcune iniziative come quella per la scuola di Riccione e attivo con l’operazione “Disordine” all’area finalizzata alla promozione della figura dell’architetto. Milano non è da meno con l’esperienza Concorrimi: 4 anni di lavoro, 34 concorsi svolti (due multiarea), 18 concorsi di progettazione in due gradi, 8mila concorrenti coinvolti (10% stranieri), 36 anni l’età media dei vincitori, 4 milioni di euro tra premi e rimborsi spese. Zero ricorsi. Pochi flop, a partire dal concorso per 52 nuove scuole in altrettante località (per il quale il Presidente Mazzoleni ancora spera però di riuscire a dare un supporto perché i Rup si convincano ad affidare gli incarichi ai vincitori) e prima ancora da quello per il Blueprint di Genova, con dieci premiati ex aequo e un nulla di fatto.
I “virus” del sistema-concorsi si elencano da anni senza significativi cambi di passo: si va dalle giurie spesso scelte internamente alla committenza (come nel caso del recente concorso per l’IPZS di Roma) o senza particolari esperienze per valutare i colleghi, alle carenze nei brief dei bandi, all’assenza di una programmazione a monte, fino all’incertezza delle risorse per convertire i render in cantieri. Una tendenza diffusa con qualche eccezione.
Alto Adige. Dagli anni ’70 il Südtirol sta vivendo una vita parallela: sono stati lanciati concorsi locali, regionali e poi internazionali; pubblico e privato si sono impegnati per dare un plus, con l’architettura, a tutto il patrimonio altoatesino; il contemporaneo è stato innestato con grande attenzione alla tutela del paesaggio e dell’ambiente; si è formata una nuova generazione di professionisti che compete a scala internazionale. “I concorsi hanno prodotto opere di architettura con un plusvalore che è oggi anche attrazione turistica” hanno spiegato dalla Provincia di Bolzano.
I numeri spiegati dai dirigenti altoatesini parlano chiaro: su 3049 progetti promossi in Alto Adige il 28% sono privati e il 72% pubblici, il 66% sono stati realizzati, il 25% in programma e solo il 9% sono stati annullati.
Basta fare un salto nel piccolo comune di Caldaro, ad una ventina di minuti da Bolzano, per vedere un concentrato di architetture di qualità: in queste settimane si è conclusa la nuova biblioteca civica disegnata da Walter Angonese, progettista anche della Tenuta Manincor. Feld72 ha appena ultimato una villa privata dopo aver realizzato il Winecenter che, proprio attraverso l’architettura, ha riacceso l’attenzione sulla produzione vincola e sui prodotti di Caldaro. Sul Lido c’è il progetto di next ENTERprise Architects e un altro privato ha incaricato Modus Architects per la costruzione della propria casa. Non mancano le strutture alberghiere di qualità come Gius La Residenza, con un format innovativo che porta i temi del design e del comfort in un processo di valorizzazione immobiliare, con un’offerta originale per il turismo di qualità.
L’Alto Adige fa scuola sul nuovo costruito ma anche per il recupero dell’esistente. Basti pensare al polo tecnologico Noi Techpark, frutto della rigenerazione dell’ex Alumix, nato da un concorso in due fasi e diventato un luogo di eccellenza per la ricerca e lo sviluppo del territorio, con la presenza del marchio IDM dedicato proprio all’innovazione. Attenzione anche alle infrastrutture e alle micro-architetture come possono essere i rifugi. In questi giorni sarà inaugurato il nuovo rifugio Sasso Nero, in Valle Aurina, alla forcella di Riotorbo, che si raggiunge con 4 ore di camminata. Architettura in quota a 3.030 metri realizzata in 8 mesi di cantiere, su progetto di stifter + bachmann. Dalla sede Salewa firmata Cino Zucchi Architetti all’impegno di architetti come Werner Tscholl, riconosciuto poi a scala nazionale come architetto dell’anno, le storie di successo sono molte con ricadute dirette su una percezione di qualità diffusa frutto di una consapevolezza condivisa, e di una cultura comune all’interno di tutta la filiera.
Dove andare? “Servono risorse per programmare i processi, procedure chiare che non spaventino le Pubbliche Amministrazioni. Operazioni come il Piano Periferie dovrebbero assegnare contributi solo a chi ha progetti nati dai concorsi” commenta Fusari, assessore all’Urbanistica del Comune di Ferrara. “Una cattiva giuria butta a mare il lavoro fatto per avviare un concorso di qualità” commenta Mazzoleni. “Il concorso è una palestra per i progettisti, un ascensore professionale. Con i concorsi si fa crescere una generazione di professionisti e l’industria delle costruzioni – dice Giannelli – beneficia degli esiti”.
“Serve una legge per l’architettura - aggiunge Montuori, impegnato da amministratore nella capitale - perché in Italia questo è un problema culturale. I concorsi caratterizzano la volontà politica di un’amministrazione, sono anche occasione di marketing e comunicazione, ma soprattutto definiscono la capacità programmatoria di un Paese e delle sue istituzioni”.
___
Ha moderato il secondo incontro "Verso una legge per l'architettura" l'architetto Simone Capra. Presenti Margherita Guccione Direttore del Maxxi Architettura, Pier Giorgio Giannelli Presidente dell'Ordine degli Architetti di Bologna, Paolo Mazzoleni Presidente dell'Ordine Architetti P.P.C. della Provincia di Milano, Andrea Sega Direttore Ufficio Edilizia Est e Carlotta Zambonato Ufficio Edilizia Ovest, Provincia Autonoma di Bolzano, Marco Brizzi Fondatore di Image, Natascia Frasson Dirigente Servizio Beni Monumentali Centro Storico Comune di Ferrara, Roberta Fusari Assessore Urbanistica Comune di Ferrara, Luca Galofaro dello Studio Architettura LGSMA, Mattia Darò Presidente Ordine Architetti P.P.C. di Roma e Provincia e Luca Montuori Assessore Urbanistica Comune di Roma.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Tag: città; spazi pubblici