In Inghilterra, nel recente passato, il percorso operativo di un intervento di rigenerazione è stato in genere il seguente: si inizia con l'accettazione entusiastica delle novità urbanistiche fondate su visioni utopistiche di cui si nutre il "sogno dell'architetto"; a questo passo fa poi seguito l'adesione da parte delle Autorità comunali o regionali, con permessi concessi per la costruzione del sogno utopistico. A questo segue poi il trasferimento entusiastico di intere comunità nelle nuove costruzioni. Dopo poco tempo insorgono una serie crescente di situazioni di grave degenerazione sociale ed urbana, cui infine si pone rimedio solo con coraggiose demolizioni da parte delle stesse Autorità che avevano incoraggiato l'esperimento abitativo definendolo come "paradisiaco". Infine si chiude il cerchio attivando la ri-locazione delle famiglie in costruzioni e assetti urbani molto simili a quelli che furono inizialmente distrutti per sperimentare il "sogno utopistico dell'architetto" che purtroppo in epoca moderna raramente ha coinciso col sogno della comunità.
In realtà, per quanto riguarda la soluzione del "problema abitativo" del XX secolo, il sogno utopico della "Città Radiosa", figlio della "Carta di Atene", si è rivelato uno dei più colossali fallimenti urbanistici e sociali dell'epoca moderna.
Gli Inglesi sperimentarono con entusiasmo queste teorie favorendo nelle città metropolitane la costruzione di edifici residenziali ad alta densità urbana mediante l'uso di Torri "galleggianti in vasti spazi urbani verdi". Ma non dovettero aspettare molto per rendersi conto che questa non era una soluzione socialmente desiderabile.
Cercarono quindi di mitigare il disastro sociale di queste scelte urbanistiche senza però abbandonare i principi utopistici della "Città Radiosa".
Si modificarono quindi le forme, organizzando le stesse elevate densità urbanistiche non più prevalentemente in altezza ma adottando soluzioni di 7-12 piani disposti secondo interminabili "serpentine urbane" che nelle intenzioni degli architetti richiamassero alla mente le classiche ed eleganti "crescent" Londinesi o quelle di Bath. Ciò fatto, gli architetti e gli urbanisti affermarono poi con orgoglio di essere convinti di avere finalmente "risolto il problema abitativo dell'epoca moderna".
Ma tristemente questa convinzione era tale solo nelle loro menti e non fu condivisa dalle famiglie che abitarono inizialmente con gioia il loro nuovo "paradiso".
L'esempio più eclatante di questa follia urbana fu la costruzione delle notorie "Hulme Crescents" a Manchester, dove alcune miglia di "serpentine" mediamente di 7 piani ospitavano più di 5000 abitazioni insediate "in un mare di verde". Queste avrebbero dovuto rappresentare la soluzione ideale al problema abitativo dopo il triste fallimento delle Torri residenziali.
E tristemente tutto fu fatto con buone intenzioni, senza abiurare i principi della "Carta di Atene" né quelli visionari all'utopica "Città Radiosa".
Ma anche questa volta l'utopia del sogno dell'architetto si rivelò come il mitico gigante con le gambe di argilla. Il risultato, già a breve termine, fu che il divario tra la visione utopica dell'architetto e quella atavica della "comunità" che bisognava "servire" si ampliò al di la di qualsiasi possibilità di rimedio che non fosse l'annientamento totale dell'utopia stessa.
Per l'episodio futuristico e visionario di Manchester la sequenza dei fatti fu agghiacciante e lanciò un monito preoccupante alla comunità internazionale:
- Il progetto delle "Hulme Crescents" fu completato nel 1965.
- La costruzione fu terminata nel 1972. Nello stesso anno queste abitazioni, eufemisticamente definite "paradisiache" dalla pubblicità dell'epoca, furono totalmente occupate.
- La demolizione totale dell'intero quartiere avvenne nel 1994 a causa dell' "enorme ed irrimediabile degrado fisico e sociale addebitato all'esperimento" stesso.
Con la cancellazione fisica degli edifici le Autorità cittadine di Manchester ed i politici nazionali si augurarono anche di potere cancellare per sempre perfino la memoria di questo enorme errore sociale.
Forse ci sono riusciti.
La memoria di Hulmes è oggi affidata solo a ricerche e curiosità su internet.
Ma i sogni sono duri a morire, ed ancor più quelli che si nutrono di utopie, perché quello che era il ‘problema residenziale’ urbano resta ancora tale.
I Padri della città di Manchester ebbero comunque il coraggio di riconoscere gli errori fatti e si resero conto che "eventuali opere di miglioramento" sarebbero state inutili e quindi, con l'aiuto finanziario del Governo Centrale, optarono per la demolizione. Dopo di ciò si indirizzarono verso un ritorno a tipologie abitative già sperimentate con successo e più adatte alla cultura ed alla storia delle comunità da loro amministrate. Comunità che furono ri-locate, ancora una volta, in nuove costruzioni sorte sul sito del vecchio "paradiso" abbattuto. E le nuove costruzioni, sebbene dotate di miglioramenti tecnologici, somigliavano stranamente alle vecchie tipologie che erano state demolite per costruire l'agognato futuro.
Ma in futuro, di fronte alla realizzazione di un fallimento urano ci sarà ancora questo coraggio civico? Oppure si continuerà a fare sempre gli stessi ciclici errori con la convinzione che l'utopia è ancora la soluzione migliore e che il suo fallimento è dovuto solo al fatto che essa non sia stata bene applicata?
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