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Assessore Giovanni Caudo: "Roma sarà più vicina al contesto di una città mediterranea come Istanbul, Tangeri o il Cairo"

Marco Lodoli: "Su Roma intervenire con prudenza preservando l’imprevedibilità barocca"

di Paola Pierotti | pubblicato: 24/01/2015
“Di fronte all’architettura contemporanea c’è l’alto rischio che le persone non accettino la dimensione sperimentale e linguistica spericolata. Bisogna tenere presente l’elemento dell’amabilità, della bellezza, del calore umano, della complicità con i cittadini. Capita che cose perfette, ben pensate, vengano rifiutate dalle persone"
Marco Lodoli
Marco Lodoli:
“Di fronte all’architettura contemporanea c’è l’alto rischio che le persone non accettino la dimensione sperimentale e linguistica spericolata. Bisogna tenere presente l’elemento dell’amabilità, della bellezza, del calore umano, della complicità con i cittadini. Capita che cose perfette, ben pensate, vengano rifiutate dalle persone"
Marco Lodoli

“Conosco la città da tanti punti di vista, sono un borghese qualsiasi che abita nel quartiere Trieste ma insegno in un istituto superiore a Torre Angela: tutte le mattina in vespa attraverso la città, non ho mai chiesto il trasferimento perché mi piace tenere nella mente più mondi, strade diverse, fermarmi in quel bar, con persone sconosciute e vicine. Tutte le domeniche su Repubblica scrivo di quelle Isole che non vado a cercare ma che mi vengono incontro. Ieri in tv ho visto un servizio su quei quartieri di Parigi dove la polizia non entra: periferie disperate, zone di emarginazione dove ci sono bellissimi e inutili lavori di architettura. In queste periferie hanno lavorato bravi architetti, sono stati utilizzati ottimi materiali ma dentro gli edifici la vita è terrificante. Quando si incontreranno il progetto e l’esistenza? La vita e la statica? E’ facile costruire cose impeccabili sulla carta ma che poi non funzionano”. Marco Lodoli inizia così con questo racconto il suo intervento al Maxxi in occasione del lancio del progetto ROMA 20-25 e per sostanziare il suo discorso sul rapporto tra città esistente e vivibilità cita la nuova stazione AV Roma Tiburtina, “una scatola disperata, un posto desolante”, ma anche Ponte di Nona “dove alle 11 di mattina non trovi nessuno, se non due mignotte e qualche tossico” esplicita lo scrittore.

Marco Lodoli è tra gli ‘innamorati della città, tra quegli abitanti di Roma che la vorrebbero sempre più bella, impegnati ad intercettare la vita e a potenziarla”. Da attento osservatore della città che lui vive quotidianamente, Lodoli descrive con immagini e emozioni quei quartieri della periferia, quelle aree su cui le 24 università, 12 italiane e 12 internazionali, dovranno lavorare nell’ambito di un workshop promosso dall’assessorato alla Trasformazione urbana guidato da Giovanni Caudo e dal MAXXI Architettura e sostenuto da BNP Paribas Real Estate.

“I quartieri di periferia dove c’è una biblioteca funzionano meglio: le biblioteche - spiega Lodoli - sono luogo di studio, passatempo, fidanzamenti: in biblioteca non si va solo per prendere un libro, dove c’è una biblioteca cala l’indice della delinquenza. Nelle biblioteche si possono organizzare dai corsi di chitarra a quelli di uncinetto. E poi, dove ci sono i campi sportivi si riuniscono le famiglie, c’è tanta energia giovane che si dispiega felicemente”.

Lodoli raccoglie le voci e le emozioni dalla pancia della città e alle Università chiamate a studiare Roma e a indicare le linee del prossimo cambiamento suggerisce una lista di priorità: dopo le biblioteche e i campi sportivi, “ogni nuovo quartiere dovrebbe avere delle piazze, dei mercati, delle scuole belle vivaci e attraenti. A Roma ci sono tante scuole che fanno venire il magone. E poi i giardini, i parchi. I progettisti - suggerisce lo scrittore - non devono ragionare in astratto ma chiedersi cosa manca e quali siano quei luoghi che dinamizzano la vita”.

Giovanni Caudo, promotore del progetto ROMA 20-25, ha appena concluso un viaggio tra i 15 Municipi di Roma e aggiunge che “i cittadini chiedono che tutto sia dolce. Ci dicono “per cortesia fermatevi, per cortesia basta con il nuovo, siamo invasi”. Caudo integra le osservazioni di Lodoli aggiungendo un sentimento di “paura” che i cittadini romani dimostrano alla pubblica amministrazione di fronte al nuovo. “Chiedono di potare alberi, di mettere i led, di togliere le fioriere ma poi anche di non toccare uno stradone che magari non serve a nulla” aggiunge Caudo.

Roma è l’emblema della città stratificata dove si aggiungono pezzi e i tecnici devono saper programmare per fasi il processo e accompagnarlo nel suo divenire. “La qualità non è l’esito finale dell’architettura - sottolinea Caudo - ma esce dal processo e bisogna riuscire a capire che la città è un progetto incompiuto che si rinnova e che ha sempre in sè qualcosa di positivo”.

Lodoli aggiunge elementi alla riflessione su Roma metropolitana: “di fronte all’architettura contemporanea c’è l’alto rischio che le persone non accettino la dimensione sperimentale e linguistica spericolata. Bisogna tenere presente l’elemento dell’amabilità, della bellezza, della socialità, della fratellanza, del calore umano, della complicità con i cittadini. Capita che cose perfette, ben pensate, vengano rifiutate dalle persone. Le nuove periferie - continua lo scrittore - troppo spesso sono disumane e l’architettura non trasmette un senso di amicizia”.

A Roma il rapporto tra centro e periferia si è ribaltato, c’è un dentro e un fuori e ci sono tante periferie. "Roma sarà più vicina al contesto di una città mediterranea come Istanbul, Tangeri o il Cairo" dice l'assessore.

ROMA 20-25 non è un laboratorio di progettazione che vuole definire la nuova forma della città ma è un progetto di ricerca che guarda alle sue potenzialità tenendo i piedi saldi nella realtà, rispondendo ai bisogni dei nuovi romani ma intercettando anche i desideri di un'ambizione internazionale.

Caudo cita alcuni numeri del turismo congressuale e riporta che “Roma sta al 21esimo posto in Europa pur avendo tutte le carte. Vienna è prima. Roma dovrebbe stare sul mercato e intercettare importanti eventi di business capaci di portare in città da 4mila a 12mila persone che spendono mediamente 500 euro al giorno - dice Caudo - e non 25 euro. Ma a Roma questa dimensione non c’è e non dipende dal fatto che ci sia o non ci sia la Nuvola di Fuksas, che comunque andrà ultimata”. Roma non si deve accontentare.

ROMA 20-25 studierà la città di Roma con attenzione al paesaggio, al riciclo, alla stratificazione. “Roma è una delle poche città al mondo dove "oltre il cancello" si vedono ancora le pecore, l’acquedotto, i trattori con l’uomo con il cappellino di paglia che ara il campo. Tutto questo è parte della nostra bellezza - aggiunge Lodoli -. Quando si interviene bisogna farlo con prudenza senza perdere pezzi, noi romani siamo affezionati alla densificazione, anche questa è l’imprevedibilità barocca della nostra città”.

“Oggi i turisti comprano le mappe di Roma che descrivono l’area della Grande Bellezza o possono fare il tour della Roma cristiana che non contempla le catacombe e non arriva a San Paolo”. E’ questa la provocazione di un giornalista di Europa intervenuto nel dibattito al Maxxi. Ma l’assessore risponde che il progetto ROMA 20-25 ha l’ambizione di proporre una mappatura di un’area di 50 kmq che per esempio oltrepassando i Castelli arriverà sino a Valmontone, “proponiamo uno sguardo a grande formato. Le università dovranno prendere atto che Roma è cambiata negli ultimi decenni, è cresciuta a dismisura perdendo pezzi e aggiungendone altri. Vogliamo proporre una restituzione complessiva del territorio abitato, non un progetto da calare dall’alto, vogliamo individuare le linee tendenziali della sua trasformazione, cercando di recuperare quel distacco che separa strumenti e progetto e fissando regole semplici per la trasformazione dei prossimi 10 anni”.

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Tag: cultura
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