Quali sono gli ingredienti che fanno di Ravenna una città europea?Non si è città europea ma si diventa. È un processo continuo che per essere sviluppato ha bisogno di slancio, azioni e scelte politiche. Essere europei o divenire europei è un tema complesso perché l’Europa non è una cosa sola, unica e ben definita ma è essa stessa in divenire e con l’ampliamento verso Est questo fenomeno ha assunto dimensioni nuove. Ravenna è quindi in divenire, in ricerca, si interroga sull’Europa.
Quali sono i punti salienti del concept del vostro progetto di candidatura?
Il dossier di candidatura è intitolato “Mosaico di Culture”. Abbiamo cercato di valorizzare la ricchezza della metafora e il riferimento diretto va allo sforzo che fanno le tessere (di materiali e colori diversi) di stare vicine in un quadro, per comporre una figura che ha un preciso significato. Nel progetto per Ravenna 2019 abbiamo sviluppato il mosaico attraverso cinque scene che hanno rispettivamente a che fare con l’accoglienza di chi viene da fuori; con la danza dei contrari e quindi con le combinazioni e le mediazioni tra arte e cultura, tra antico e contemporaneità; con il rapporto con l’acqua, verso il mare aperto; con l’immaginazione dell’immaginario; con l’idea di cambiamento. Tra queste azioni si distingue l’idea di voler superare una mentalità conservatrice che non può continuare a vivere del solo passato, per privilegiare innovazione e dialogo con il nuovo.
Nel mosaico delle proposte, quali sono i temi, i nodi urbani, le infrastrutture del vostro progetto di candidatura che riguardano la trasformazione fisica del territorio?
Il tema che attraversa tutto il dossier è la rigenerazione della darsena di città, 140 ettari tra il centro storico e il mare, si tratta di un’area ex portuale dentro la città, una straordinaria opportunità per la Ravenna del futuro. Anche sulla base degli strumenti urbanistici già adottati e in via di approvazione la darsena diventerà il nuovo baricentro delle attività culturali e sarà l’hub della sperimentazione per attività creative, start up ed esperienze di coworking. Con gli interventi si partirà dal recupero degli edifici di archeologia industriale.
L’ordine di grandezza degli investimenti? E il ruolo dei privati?
Dei 45 milioni complessivi previsti per il piano di interventi Ravenna 2019 pensiamo che 11 possano provenire dagli imprenditori privati. Consideriamo poi un piano infrastrutturale da circa 400 milioni che riguarda le vie di collegamento, il porto, la darsena di città e in questo caso si ipotizza una co-partecipazione dei privati di circa 150 milioni.
Come vale per altre città Ravenna partecipa come capofila di un sistema territoriale più articolato, che senso ha questa scelta?
La candidatura deve essere di una città capofila ma nel nostro caso è stata fortemente voluta dalla Regione Emilia Romagna e da alcune città limitrofi come Rimini, Forlì e Cesena, Faenza, Lugo e Cervia, tutti collaborativi a partire dal tema dell’ospitalità. In un raggio di 50 km il territorio si caratterizza per un’interessante complessità, includendo il rapporto con la terra e il valore aggiunto della fascia costiera, favorita da un buon sistema di collegamento. Una reale città metropolitana.
C’è qualche elemento di debolezza, qualche priorità per cui si necessita particolare attenzione e urgenza?
Rispetto alle più avanzate città europee c’è un legame esasperato con il passato, si rileva un forte conservatorismo nel vedere le cose. Su questo fronte Ravenna è specchio dell’Italia con alcuni effetti rafforzati da una tradizione solidaristica abbastanza radicata e dalla stessa crisi. Conseguenze? C’è un rapporto contraddittorio con l’Europa e il resto del mondo, si riscontrano carenze infrastrutturali legate alla politica e all’economia, ne esce un’idea di società frantumata che ha un rapporto critico con le classi dirigenti e politiche. Siamo su un crinale e la candidatura ci po’ aiutare a voltare pagina.
Quali sono le tappe salienti del vostro processo di avvicinamento alla candidatura?
Quella di Ravenna è una candidatura fatta in casa. Non abbiamo chiamato consulenti esterni per la definizione dei contenuti dei dossier, siamo una squadra molto giovane: coordino un team di trentenni. L’iter è iniziato nel 2007 quando abbiamo fatto il primo viaggio a Bruxelles per cercare di inquadrare l’argomento, abbiamo iniziato allora a costruire un sistema di relazioni preziose.
Va evidenziata anche la continuità politica che è fondamentale per il successo dell’iniziativa: l’attuale sindaco era in carica quando è stata lanciata la candidatura e il suo mandato scadrà nel 2016.
Dal suo punto di vista quali sono le carte vincenti per Ravenna capitale della cultura?
La valorizzazione delle giovani competenze locali dà sicuramente garanzia di durata al percorso, e sarà preziosa anche per la costruzione della classe dirigenziale. Ravenna è una città con un alto profilo di proposta culturale capace di raggiungere le più avanzate esperienze culturali ed europee. Ancora, la città è connessa con il mondo, sia in termini di idee che pensando alle vie di collegamento.
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