Che rapporto c’è tra il progetto e la città?Il progetto deve essere quello strumento che rende la vita quotidiana il più semplice possibile, deve saper interpretare le esigenze e le abitudini delle persone e dare una risposta. In ogni progetto va privilegiato l’uomo e se posso fare una piccola critica all’architettura italiana rilevo frequentemente la presunzione di voler far cambiare le abitudini piuttosto che proporre soluzioni capaci di dare risposte puntuali a chiare esigenze. Non ritengo sia un approccio corretto quello di fare progetti che educhino le persone a vivere gli spazi: prima viene l’uomo con le sue richieste e le sue abitudini, poi il progetto.
Il tema secondo te prioritario per la città?
La mobilità. I progetti devono tener conto del movimento, degli spostamenti da città a città, della rete di spazi legati alla settimana lavorativa e al fine settimana per godere del tempo libero.
Come vorresti fosse la città del domani?
Bella. Bello è un concetto ampio, astratto e soggettivo. Faccio un esempio: l’area di Porta Nuova a Milano è un centro bello, anche se non condivido pienamente tutte le scelte; è bello perché nel suo insieme è stato curato e pensato, si intuisce che dietro c’è un progetto.
Che ruolo hanno i privati?
Il futuro delle città è legato alla riqualificazione, alla demolizione e ricostruzione di ambiti deteriorati. Oggi lo sviluppo immobiliare si basa sulla riqualificazione di ambiti periferici e non solo: anche il centro storico e gli spazi urbani centrali della città hanno bisogno di interventi, il valore immobiliare resta fortemente condizionato dalla ‘location’.
Quali responsabilità per il pubblico, il privato e per i progettisti?
Le scelte determinanti spettano alla politica. Noi come Gruppo Navarra abbiamo appena depositato un marchio, Valore Restauro Sostenibile, per lavorare sulla partnership pubblico-privata relativamente ai beni monumentali, una “Italian way of doing restoration” nel più generale ambito del Made in Italy. I privati devono avere l’iniziativa ma gli indirizzi su ambiti urbani spettano al pubblico; a seguire il privato apporterà il proprio know how economico-finanziario-tecnologico per migliorare la valorizzazione. Il privato va inteso come braccio operante di una mente che deve essere pubblica e il progetto è quello strumento che sa mediare tra l’indirizzo politico e chi mette risorse economiche e conoscenza. Il bravo progettista è quello che coglie le esigenze di tutti gli interlocutori e non fa un monumento a se stesso.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Tag: città; cultura