“Le società di ingegneria stanno facendo fronte alla questione smart working, ma questa situazione sta mettendo in luce come nessuno dei professionisti fosse davvero pronto ad un disaster recovery. Questa emergenza avrebbe dovuto trovare pronte almeno le società grandi, considerando che da tempo - racconta Gabriele Scicolone, presidente Oice – ci si interroga sulla delocalizzazione della produzione ingegneristica, alla luce delle innovazioni offerte dalla progettazione BIM o delle potenzialità della blockchain per la sicurezza informatica. A questo punto bisogna fare in una settimana quello che avremmo fatto in qualche anno”. In ogni caso, non è sulle difficoltà informatiche o organizzative che la categoria professionale concentra la sua attenzione, come dimostrano alcune storie raccolte da Arup Italia a One Works, da studi di architettura come Atelier(s) Alfonso Femia a Piuarch.
Il grande punto interrogativo rimane sullo scenario dei prossimi mesi. “Quello della progettazione non è un settore ad alta marginalità – spiega Scicolone – e negli ultimi due anni diverse società (come racconta anche Francesca Federzoni di Politecnica, ndr) erano riuscite ad emergere, dopo una decina d’anni di crisi, anche con buoni profitti rispetto al recente passato. Ma si tratta di provviste minime: bastano due mesi di bassa produttività per mettere in crisi una buona percentuale di società del mondo dell’architettura e dell’ingegneria italiana”.
Qualora la produttività rimanesse bassa per un periodo prolungato, le società temono di non riuscire a reagire nei confronti del personale e delle spese di studio. “Tra un paio di mesi, se la situazione non riprende, tante società saranno in forte sofferenza di cassa. Come Oice – spiega il presidente – ci siamo subito messi in contatto con Confindustria per chiedere al Governo delle misure drastiche da subito, a partire da un allungamento dei tempi dei pagamenti di tasse, Iva e contributi. Bisogna riuscire a ritardare di almeno un paio di mesi per dare ossigeno alle casse”. Oice ha chiesto anche di dedicare attenzione ai pagamenti arretrati, coperti da fideiussioni e garanzie.
Scicolone cerca una via d’uscita: “Dovremo tutti metterci in bassa pressione, come fosse agosto. Alla ripresa ci sarebbe una forza d’urto, la voglia di recuperare il mese di produzione mancato. Ma questo mese deve senz’altro essere aiutato dal punto di vista finanziario. Se i termini di pagamento non rallentano il passo, devastano il settore. Solo con un gioco di squadra, il sistema produttivo può aumentare la propria velocità, come ha già saputo dimostrare in altre occasioni”.
Dal Governo si attendono le misure per le società più strutturate, intanto il tema rimane aperto per quelle società di progettazione con diversi collaboratori a partita iva. Queste ultime potrebbero far fronte all’emergenza più rapidamente, ma a scapito dei professionisti.
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