La corsa olimpica di Roma è finita. Dopo l’ufficiale ritiro della candidatura di Roma 2024, sui quotidiani nazionali si discute sulle ragioni del sì e quelle del no ai Giochi.
Nel corso della conferenza stampa del 21 settembre, il sindaco Virginia Raggi ha dichiarato la sua contrarietà alla candidatura olimpica, il suo dire no a una “Olimpiade del mattone” che porterebbe a “colate di cemento sulla città”. La Stampa del 22 settembre riporta alcune frasi apparse nelle slide mostrate ai giornalisti: “sarebbe da irresponsabili dire di sì”, “stiamo ancora pagando i debiti per Roma 1960”, e ancora “i Mondiali di Nuoto ci hanno lasciato scheletri e gusci vuoti”. È stato anche presentato “lo studio dell’università di Oxford che elenca gli sforamenti di spesa delle città ospitanti di tutte le passate edizioni olimpiche”.
Le Olimpiadi: un gioco che costa troppo o una grande opportunità per le città che le ospitano?
D’altro canto, a questo, quanto costa il no ai Giochi Olimpici? Secondo l’analisi del giornalista Daniele Autieri, pubblicata su La Repubblica del 20 settembre, si è persa un’occasione da 4 miliardi. “Il peso economico della manifestazione ricadrebbe sul Comitato olimpico internazionale, che per le Olimpiadi 2024 è pronto a stanziare 1,7 miliardi di euro, e in larga parte sul Coni e sul governo che dovranno aggiungere la quasi totalità di quello che manca per coprire i 4,2 miliardi di costi previsti dallo stadio realizzato dall’ateneo di Tor Vergata in collaborazione con OpenEconomics”. Si tratterebbe di oneri economici che ricadono su scala nazionale, mentre per la città di Roma ci sarebbero molti benefici. In particolare si calcola che il totale dei benefici ammonterebbe a 7,1 miliardi di euro, “un ricco calderone dentro il quale rientrano tante voci, dai profitti del merchandising (74 milioni) a quelli derivanti dagli spettatori presenti (763 milioni), fino all’incremento aggregato dei redditi, che raggiungerebbe i 2,6 miliardi”. Per Roma, in caso di aggiudicazione, ci sarebbe stata anche una pioggia di investimenti, che avrebbe portato a un valore aggiunto extra prodotto di 3,9 miliardi, un surplus di reddito per le famiglie pari a 2,9 miliardi, un aumento del Pil tra il 2017 e il 2023, 48mila posti di lavoro creati e 867 milioni di euro di entrate fiscali aggiuntive.
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