Integrare lavoro e tempo libero in un continuum spazio-temporale, «conciliare la libertà con la produttività, integrare la connessione virtuale con quella umana: nei nuovi uffici ci sarà una maggiore razionalizzazione degli spazi in termini di dimensioni. Ne deriverà anche una diminuzione dei costi di gestione e una maggiore sostenibilità, mentre l’attenzione al benessere potrà portare ad una maggiore produttività». Francesco Conserva, partner di Open Project, guarda con ottimismo al futuro dei luoghi di lavoro, dopo l’esperienza Covid-19 che ha accelerato riflessioni e considerazioni sul tema del workplace. Non solo, e se dopo questa crisi ci accorgessimo di avere bisogno anche di nuovi tipi di residenza, con spazi più vivibili, flessibili, dimensionati secondo diverse necessità, capaci di far fronte anche ad esigenze lavorative? «Le singole unità immobiliari – racconta Maurizio Piolanti altro partner di Open Project – potranno essere caratterizzate da una nuova attenzione allo space planning, al fine di consentire la convivenza negli spazi di funzioni diverse anche in contemporanea (smart work, wellness, vita domestica, studio, etc). Cambieranno le logiche commerciali di dimensionamento delle unità residenziali e dei singoli vani in esse contenuti. La domanda di mercato – commenta Piolanti – sarà orientata a tipologie maggiormente flessibili ed efficienti, superando paradigmi consolidati e scontati dell’efficienza energetica e dell’antisismica».
Lo studio bolognese Open Project commenta in modo corale come conta di approcciare il tema della progettazione, facendo tesoro del cambiamento improvviso e drastico. «La velocità con la quale siamo stati colpiti ci ha fatto accelerare processi di cambiamento già in atto legati alla digitalizzazione e alla capacità di affrontare la sfida della progettazione integrata secondo un approccio plurale e un metodo di lavoro non lineare, ma circolare» aggiunge Conserva. La risposta sta per i professionisti nella capacità di adattamento, inteso come possibilità positiva di rispondere agli eventi esterni in maniera agile e flessibile.
«Smart working – aggiunge Giacomo Bergonzoni BIM Manger di Open Project –, non vuol dire solamente lavorare da casa, ma utilizzare tutte le tecnologie possibili per un lavoro agile che è concentrato sui risultati e non sulle ore passate davanti a uno schermo, un cambio di paradigma che stiamo attuando anche attraverso il nuovo brand Open Twin. Gli strumenti che utilizziamo sono sia tecnici, come le piattaforme BIM e cloud che permettono di lavorare in sincrono sullo stesso file, con una chat integrata per coordinarsi meglio; sia strumenti di metodo come la gestione del team di lavoro tramite Kanban Board e il metodo SCRUM».
Se la progettazione, in modalità smart working non ha subito contraccolpi pesanti, la vera sfida nel pensare alla ripresa sarà in cantiere: la riapertura dopo la sospensione. «Ci stiamo preparando – raccontano dallo studio – riflettendo su come approcciarci ad un cantiere che deve essere sempre connesso ad attività di industrializzazione off site, più controllato e più gestibile anche in termini di sicurezza». Si prevedono modalità e approcci di Direzione Lavori e sicurezza completamente nuovi. «Con i nostri consulenti che si occupano di sicurezza – spiega Piolanti – stiamo organizzando diversi tavoli tecnici coinvolgendo anche le più importanti società di costruzione italiana. Diversi i temi sul tavolo: la formazione delle maestranze, le dotazioni di sicurezza, le modalità di lavoro. La sfida è ardua ma le risposte possono essere trovate solo nel giusto equilibrio tra tecnologia e uomo: dopo l’industria 4.0 auspichiamo nel cantiere 4.0».
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