Cosa vogliono leggere gli architetti? Cosa gli architetti vogliono far sapere a potenziali clienti?
Gli architetti sono una strana categoria. La loro ambizione è essere pubblicati su riviste che non vengono lette dai loro potenziali clienti. Una sorta di compiacimento autoreferenziale che non aiuta a trovare nuovi lavori. Quindi la mia consulenza inizia nel far capire loro dove sta il mercato.
Gli studi più illuminati mi stanno chiedendo di aiutarli a far ordine nella loro confusa immagine digitale. Si sono buttati tutti sulla rete, senza dare logica né continuità a siti e social. Quindi passo un po’ di aspirapolvere e creo una griglia, per stimolarli ad essere costanti nella comunicazione. Cose da dire e da mostrare ne hanno moltissime.
Lo stato di salute della comunicazione/editoria di settore in Italia? La tua rivista/giornale preferito?
L’informazione sta soffrendo. Il web ci fornisce le novità in tempo reale e la molteplicità di canali ci toglie il tempo di approfondire. Le case editrici non hanno intuito questo cambiamento in tempo e stanno agonizzando proponendo operazioni infelici come la chiusura e le riapertura della storica Abitare in pochi mesi.
Non sono una grande lettrice di riviste. Sono un grande fruitrice di newsletter di tutti gli studi. Mi piace capire da loro come hanno pensato o vissuto i loro progetti.
Cosa non va nella comunicazione di architettura/ingegneria/design oggi?
Quando le vacche sono magre, sembra che nulla funzioni e nel settore dell’ambiente costruito i cicli economici si sentono in modo pesante in tutta la filiera. L’abbondanza d’informazione di cui sopra è un’ulteriore “tassa”, che costringe a seguire mille canali, con notevole dispendio di energia.
Io credo che, tra un tweet e un WhatsApp, oggi siamo maturi per tornare a incontri face to face di piccoli gruppi, in cui stabilire relazioni umane un po’ più profonde e stabilire partnership trasversali proficue.
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