Tra gli architetti più affermati all’estero c’è lo studio di Citterio - Viel & Partners che ha annunciato l’apertura di un nuovo studio, con nuovo brand, a New York. “Oggi nel nostro ufficio lavorano 85 persone e lavoriamo per il 90% all’estero. Abbiamo raggiunto un fatturato di 16-17 milioni di euro e il nostro piano è di riuscire a duplicare negli Stati Uniti l'ufficio milanese". Patricia Viel racconta il piano di attacco di Citterio-Viel in occasione della presentazione del Report 2015 on the Italian Architecture and Engineering Industry, curato da Aldo Norsa.
Antonio Citterio e Patricia Viel hanno investito in questi anni per costruire una delle più forti società di progettazione italiane che è a tutti gli effetti competitiva con quelle internazionali. Non solo, per diversi anni Citterio-Viel ha superato in classifica - in termini di fatturato - sia Fuksas che Renzo Piano Building Workshop. “Molte società di ingegneria raccontano di aver fatto fortuna grazie al caso: importanti gare vinte o incontri fortunati con imprese di costruzione. Non credo che sia così che funziona". Su cosa si fonda allora il successo di Citterio-Viel? “Ci siamo scelti i clienti e il mercato” ha sintetizzato l'architetto milanese.
Antonio Citterio è un brand dagli anni ’70 e quando abbiamo deciso di esplorare il mondo dell’architettura non potevamo che guardare con interesse al real estate. Ecco che i clienti si restringono e noi ci siamo concentrati sul lusso, residenze e hotel. Ovviamente facciamo anche social housing al fianco delle imprese ma il nostro core business è altro”. Viel racconta per tappe la crescita dello studio, con l’obiettivo di riuscire a costruire edifici alti. “Ci siamo concentrati sul mercato di Hong Kong e da lì abbiamo realizzato tre torri a Taiwan, una a Singapore e due a Bangkok. E quest’anno abbiamo aperto uno studio a New York per poter progettare anche negli Stati Uniti, secondo il nostro piano – dice l’architetto – entro due anni avremo 6-7 edifici alti e potremo competere con le grandi strutture del mondo”.
“Abbiamo capito chi siamo, cosa sappiamo fare, qual è il nostro mercato e non aspettiamo che ci si sieda vicina un’impresa per proporci una commessa. Serve una strategia”. Patricia Viel è risoluta sul fatto che il successo non abbia nulla a che vedere con il caso. Tra progettisti e imprese c’è chi si fa trainare e chi traina. Citterio-Viel si trova spesso nella seconda categoria e a Doha nel 2007 quando ha vinto il concorso per le sale dell’aeroporto ha voluto con sè molte aziende italiane. “Siamo riusciti a coprire quasi tutti gli elementi, dalle pietra al cotto e abbiamo bypassato questioni amministrative grazie al contractor Permasteelisa, incaricato per l’involucro. L'azienda italo-giapponese si è fatta carico di tutti i fornitori”. Su un budget di 15 milioni per l’intero aeroporto progettato da Hok, per le lounges interne erano stati stanziati 300milioni di dollari per il solo fit out. “Non era solo allestimento ma un progetto di architettura e di interni. Lì il nostro studio in sette anni ha incassato 40 milioni, facendo lavorare costantemente 12 progettisti”. Così Patricia Viel sottolinea anche che per mantenere una struttura onerosa con progetti di qualità, non si possono accettare commesse a basso prezzo, e il mercato estero resta una necessità.
"Il Bim? Abbiamo iniziato sei anni fa grazie ad una commessa dove era obbligatorio utilizzare questo strumento. Oggi processiamo l’85% del nostro fatturato in Bim perché ci permette di confrontarci con i mercati internazionali ed è attendo al ‘management’, non solo al ‘modelling’. Per noi usare il Bim significa infatti seguire un processo digitalizzato e informatizzato, dalla formulazione del bando di gara alla gestione dell’edificio". Patricia Viel è chiara: "Non ha senso usare il Bim se non si sa progettare: gli operatori non devono solo saper far funzionare il sistema: non è una forma di rappresentazione del progetto, non è come disegnare”.
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