Quali sono gli ingredienti che fanno di questa Siena una città europea?Siena ha è una città tradizionalmente connessa alla cultura europea. Una recente ricerca americana dedicata alle reti accademiche vede Siena come punto nodale a livello italiano. Malgrado la crisi, a Siena il tessuto sociale ha tenuto bene e anche a livello europeo rimane in buona posizione per quanto riguarda il volontariato o il basso tasso di evasione fiscale.
Quali sono i principali obiettivi del vostro progetto di candidatura?
Siena2019 si fonda sul rapporto tra patrimonio e innovazione sociale: la città corre il rischio di diventare un parco tematico del turismo culturale, ecco allora l’idea di voler fare del patrimonio una leva, una frontiera dell’innovazione. Intendiamo affrontare il rapporto tra salute e cultura dimostrando la capacità di alcune terapie note a scala europea di riuscire proprio attraverso la cultura a migliorare il benessere cittadino. Il secondo tema è strettamente legato all’emarginazione dei giovani dal mondo del lavoro promuovendo forme di multiculturalismo attivo. Ancora, in una città con 8 milioni di visitatori l’anno, per 53mila abitanti, è fondamentale sviluppare modelli che promuovano la permanenza in città rendendo i turisti dei cittadini temporanei.
Guardando al tema della rigenerazione urbana, quali sono le vostre priorità?
Abbiamo scelto di non costruire nessun nuovo teatro, museo o auditorium ma abbiamo fatto una mappatura accurata con parecchie decine di spazi inutilizzati, molti di notevole pregio, che potrebbero diventare contenitori culturali per attività interessanti.
Riprendiamo l’esperienza dell’Ilaud di Giancarlo De Carlo che è rimasta incompiuta, architecture without building, vogliamo lavorare sui temi dell’architettura radicale confrontandoci con la città storica e immaginando nuove modalità di fruizione culturale.
Che opportunità ci sono per gli imprenditori?
Grandi possibilità di lavoro ma non legate solo all’edilizia tradizionale, cerchiamo proposte di alto valore aggiunto. Tra i nostri partner c’è anche un ex soprintendenze che in Svezia si sta adoperando per recuperare in modo innovativo il patrimonio storico, puntiamo al restauro e alla trasformazione e siamo convinti che anche da qui possa ripartire il settore delle costruzioni.
Ci sono dei privati già coinvolti?
Abbiamo fatto un importante lavoro di network nell’ambito del sistema economico e locale e già ci sono dei partner attivi. Stiamo lavorando con tutto il sistema dell’impresa senese e abbiamo già l’interesse del settore farmaceutico e di quello enogastronomico.
Il progetto di candidatura molto spesso va oltre i confini della città capoluogo, vale anche per Siena?
Il piano Siena2019 include i 36 comuni della provincia ma sono già stati firmati accordi formali anche con Firenze e Vinci: nel 2019 ci sarà anche un programma per i 500 anni di Leonardo e le iniziative potrebbero essere condivise a scala territoriale. I nostri progetti mirano a coinvolgere l’intera piattaforma regionale toscana. La Regione tra l’altro è il principale sostenitore finanziario del progetto mettendo a disposizione una somma di 40 milioni su un budget complessivo di 72,5.
Emergenze, priorità per Siena?
Sicuramente le infrastrutture: Siena ha bisogno di migliorare l’accessibilità su ferro e su gomma. Siena è collegata a Firenze con un asse critico e i tempi di percorrenza sono lunghi; bisogna intervenire anche nel collegamento Siena-Roma.
Il riconoscimento delle urgenze della città è stato per Siena la base del progetto: la città non vuole fare autopromozione ma usare la candidatura per approfondire temi seri e concreti. L’urgenza resta quindi legata alla ricostruzione economica della città dopo il fallimento del Monte dei Paschi e di tante aziende, compreso il commissariamento, con ricadute dirette sulla perdita di fiducia e sullo scoraggiamento nei confronti del futuro. La candidatura è stata l’occasione per rilanciare la città facendosi ispirare dai temi legati alla cultura.
Come è arrivato a coordinare il progetto per Siena2019?
Sono professore di economia della cultura allo Iulm di Milano, lavoro nel campo della pianificazione culturale in Italia e in Europa e avevo lavorato anche a Siena per alcuni progetti culturali legati allo sviluppo della città. Quando si è presentata l’opportunità, considerando più opzioni, non ho avuto dubbi nel scegliere Siena. Era l’autunno del 2011. La città toscana ha un patrimonio straordinario e deve fare della cultura il simbolo della sua ricostruzione.
Ricostruire Siena partendo dalla cultura, come?
Siena può ospitare un polo della produzione digitale legata al patrimonio, può essere una grande realtà internazionale e stiamo stringendo accordi con guru da tutto il mondo per mettere in piedi questa realtà d’eccellenza assoluta. Siena che è stata la prima città italiana interamente cablata nella prima stagione di internet, può sperimentare un nuovo modello offrendo servizi a cittadini e turisti.
Siena e i progetti europei, che tradizione ha la città su questo fronte?
Siena ha una buona tradizione. Insieme ad altre realtà di primo livello è all’interno di un programma finanziato dalla comunità europea per dimostrare come i cluster creativi possano cambiare l’economia locale. Stiamo programmando inoltre nuove partecipazioni a bandi europei (Connect, Horizon).
Quale bagaglio ha acquisito come coordinatore dopo il percorso di candidatura della sua città?
In vent’anni di lavoro non avevo mai trovato un tema tanto complesso e tanto affascinante: non ripeterò mai più l’esperienza perché è veramente impegnativa e si richiedono troppe energie. Ma la sfida è avvincente: Siena ha bisogno di rinascere culturalmente ed economicamente, ci stiamo attivando per avere risorse anche in caso di mancata vittoria. D’altra parte non vincere il titolo comporterebbe enormi problemi e controversie a scala locale, faremo di tutto per far sopravvivere il lavoro fatto, ma la realtà dice che le città che perdono possono subire un grave contraccolpo.
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