La capitale spegne 2786 candeline e le 24 Università del progetto Roma 20-25 si sono date appuntamento al Maxxi per una giornata di lavori volta a far emergere i diversi approcci al tema del workshop e a condividere i primi risultati maturati in questi mesi di attività. Martedì 21 aprile, Natale di Roma, Giovanni Caudo, assessore alla Trasformazione Urbana del Comune di Roma ha illustrato il piano di lavori del progetto voluto dal suo assessorato e dal Museo Maxxi con il supporto di Bnp Paribas Real Estate per mettere a punto una vision per il futuro di Roma.
Assessore, cosa si aspetta l’amministrazione dal lavoro di queste 24 Università?
Abbiamo diviso l’area vasta della capitale in 24 tasselli e chiediamo che ci venga restituito alla scala 1:1.000 (come era già stato fatto per l’iniziativa “Roma interrotta”) un piano unitario distinto per porzioni. Ci aspettiamo che per ciascun’area vengano individuati temi e argomenti che interpretano quello che sarà Roma da qui al 2025. Non ci aspettiamo soprese: se ci chiediamo cosa è cambiato negli ultimi dieci anni non apprezziamo nessuna radicale trasformazione, ecco perché la lettura di Roma2025 trasmetterà praticamente quello che Roma è già oggi nonostante sia difficile da percepire. Mi aspetto una serie di scoperte a grande e piccola scala. La libertà delle singole Università dovrà comunque poi essere restituita secondo linee rigide e puntuali perché non prevalga il lavoro dei singoli ma quello collettivo.
Roma20-25 sarà raccontata al Maxxi in autunno in una mostra dedicata. Come sarà rappresentata questa geografia?
Oltre alla rappresentazione alla scala 1:1.000 prevediamo che anche gli elementi scartati, le riflessioni utili al progetto e poi abbandonate, vengano restituiti come suggerimento per la pubblica amministrazione, il tutto sarà sintetizzato in un pannello alla scala 1:10.000. Evidenzieremo i diversi approcci metodologici che già vediamo distinti soprattutto tra le Università italiane e quelle straniere.
Caudo, professore e assessore, come è nata l’idea dell’iniziativa Roma20-25?
Dopo aver fatto un viaggio dentro la città, attraverso l’esperienza dei 15 municipi con oltre 70 incontri, abbiamo prodotto la Carta delle Risorse e la Carta dei Valori. A novembre 2014 abbiamo terminato di raccogliere le indicazioni e sono state redatte oltre 1100 schede progettuali che rappresentano il livello di trasformazione dei territori. A fine maggio abbiamo in programma un talk sull’esito del lavoro fatto in questo viaggio e come Comune contiamo di prevedere un cassetto per poter finanziare alcuni dei progetti prioritari.
Dal viaggio nel territorio alla visione delle 24 Università. Prima l’ascolto della pancia della città e poi lo sguardo dall’esterno , con quale obiettivo?
In questo caso siamo partiti da uno schema astratto. Entro fine giugno raccoglieremo gli esiti su quest’altro fronte e in ottobre li presenteremo pubblicamente attraverso una mostra.
Lo sguardo che arriva dall’esterno sarà prezioso per riorientare la pianificazione e la progettazione urbanistica, per regolare il metodo di osservazione e lettura della città.
Primi elementi che emergono dal lavoro delle Università?
Roma è una metropoli perchè offre una grande varietà di modi e forme di abitare. È questo il suo carattere peculiare, Roma è così da decenni. Potremo abolire quindi l’uso della parola periferia nel modo in cui veniva usata in passato anche per il fatto che questo termine innesta un meccanismo che guarda più ai vizi che ai pregi dell’urbanità. Roma è un territorio abitato e come tale offre infinite opportunità di essere vissuto in modi diversi. Non ho ancora visto indicazioni utili al rapporto pubblico-privato volte a migliorare l'attrattività del territorio.
Criticità emerse dal lavoro delle Università?
Tra i temi ricorrenti c’è quello del paesaggio: città-paesaggio o paesaggio costruito. Molte Università stanno lavorando sul tema del suolo, orizzontale e verticale, ed è utile interrogarsi se questa sia la giusta risposta per dare senso alla città del futuro o se sia un artificio retorico. Penso al paesaggio come materia su cui mettere in campo soluzioni.
Che ruolo hanno gli oggetti globali nella città metropolitana di Roma? E la dimensione locale?
Se guardiamo ai grandi oggetti pensiamo essenzialmente all’aeroporto. Mentre la dimensione locale è declinata in tanti frammenti e io penso sia questa la vera chiave di lettura degli elementi fondativi della città.
Ventiquattro Università al lavoro per collaborare nella definizione della vision di Roma futura?
Roma ad oggi non ha una vision. Torino aveva 70mila persone che lavoravano nella Fiat e il capoluogo piemontese si è inventato una prospettiva alternativa. Roma è in crisi da 20-30 anni ma non ha ancora maturato consapevolezza di aver cambiato natura e ci stiamo trascinando come se la crisi non ci fosse stata. Ecco perché troppo spesso prevale la dimensione locale e lo sguardo si concentra sulla piccola scala. Io penso che nei prossimi dieci anni sia necessario concentrarsi ancora sulla dimensione quotidiana ma valorizzarla, senza aver paura di aggiungere il nuovo, di costruire sul costruito, di densificare, di aggiungere uno strato.
Video 1. Giovanni Caudo
Video 2. Piero Ostilio Rossi
Video 3. Conclusioni
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