DOPO sta per Design Oriented Postpamdemic Opportunities è ed una piattaforma multidisciplinare open source nata da un’idea di Flavia Brenci, Maurizio Carta e Mosè Ricci. Primi propositi? Occuparsi ora del post-emergenza, studiando cosa si impara da questa situazione, mettere a valore diversi approcci progettuali, e avanzare proposte operative, tecnicamente fondate ed economicamente sostenibili. “Vogliamo realizzare un software e un hardware. Il primo – spiega Flavia Brenci – sarà una sorta di protocollo su cosa fare, appena rientrata l’emergenza, declinandolo per settori (economia, salute, istruzione). Per il secondo si conta di capitalizzare le competenze dei professionisti coinvolti nel think tank per indicare delle possibili soluzioni per nuove strutture, o per modificare quelle esistenti, in particolar modo per quanto riguarda ospedali e centri analisi, per l’edilizia residenziale, e con particolare attenzione allo spazio pubblico”.
“Per nessuno di noi – aggiunge Maurizio Carta – l’evento del contagio è stata una reale sorpresa. C’erano tutte le premesse e spesso le avevamo segnalate. E constatando che la pandemia oggi si sta affrontando con strumenti e metodi secondo noi superati, vogliamo dare un contributo fattivo perché tutto non ritorni come prima, ma meglio di prima. Con una piattaforma collaborativa vogliamo puntare sull’anti-fragilità per riattivare e rafforzare il metabolismo delle nostre città, perché la prossima crisi non ci trovi inermi”. “L’esito non sarà un manifesto – spiega Mosè Ricci – ma un prodotto leggero, chiaro, comprensibile ad un ampio pubblico, frutto di un pensiero condiviso, con l’intento di trovarci pronti domani, quando usciremo da questa situazione”. Dalle prime indicazioni, si punta a fornire una cassetta degli attrezzi che consenta ai diversi soggetti di avere elementi utili, per agire, nella ripresa post Covid-19.
Il target. Forte dell’esperienza di Favara, con la Farm Cultural Park, il notaio Andrea Bartoli ha portato il proprio punto di vista ricordando “il ruolo dei cittadini attivi che si prendono in carico la responsabilità di ripensare il futuro. Bisogna riabilitare i cittadini come soggetti attivi nella costruzione del proprio territorio. Fornire loro degli strumenti per costruire delle vere comunità resilienti”. Ledo Prato, da molti anni impegnato sul tema del patrimonio culturale, ha sottolineato in questo contesto come “l’interlocuzione con i Comuni sia necessaria: sono loro il primo riferimento, anche se vanno considerati i limiti e le difficoltà delle Pa nel poter contare su dei set di politiche territoriali di sviluppo”. DOPO ha già chiamato al suo tavolo Paolo Testa, capo ufficio studi di Anci, perché punta tutto sui presidi territoriali per poter incidere con iniziative concrete, e in questo contesto Prato ha sottolineato di prestare attenzione “al ciclo di programmazione pluriennale 2021-2027, dove le città sono considerate un punto di riferimento, ribaltando le logiche di iniziative precedenti, e sottolineando il ruolo dell’agenda urbana, da potenziare”. Spostando l’attenzione dalle città alle aree interne, Prato ha ricordato anche come “più di 1,6 milioni di famiglie oggi in Italia siano senza internet e molti studenti non possano quindi accede alla didattica digitale”. Sullo stesso tema anche il contributo di Consuelo Nava, ricercatrice all’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria, che attraverso l’attività con i suoi studenti sta mappando la situazione in un’area estesa del Mezzogiorno, evidenziando come questa carenza sia di fatto un indicatore di disuguaglianze.
DOPO punta tutto sulla concretezza e Nava ha scelto di portare la sua esperienza: un progetto (anche questo open source) per dei visori medicali. “Dare valore alle piccole azioni che hanno significato, e metterle in rete - dice - è una sorta di anti-virus”. Anche Paolo di Nardo, professionista, che insegna Architettura all’Università di Firenze, porta la sua esperienza recente di un tour negli uffici tecnici di alcune città italiane “dove spesso si lavora in modo multidisciplinare, anche appoggiandosi alle università. Da Padova a Pomezia, ci sono storie di successo da condividere. La città di Prato ad esempio – racconta di Nardo – ha recuperato le gore riproponendo un sistema che porta energia in un parco, come un tempo faceva con le industrie”. E ancora “a Modica, un artista, Marcel Cordeiro, ha invitato alcuni colleghi a valorizzare attraverso delle istallazioni alcuni edifici abbandonati della città: una piccola azione che ha recuperato un quartiere, con la sorpresa degli stessi cittadini”. Un appello ad intercettare realtà nascoste, “a lavorare sulle persone che sono al centro dei progetti”.
Ezio Micelli, esperto di economia delle città, ha portato la sua esperienza ricordando come alcuni temi che spaziano dalla decarbonizzazione all’economia circolare siano stati argomento di discussione per anni, ma ci sia stata spesso una sorta di “riottosità da parte dei sistemi ad imparare. È un tema di ‘education’ e di apprendimento. Ecco allora che forse la sfida e l’ampiezza dei problemi non sembrano poter confrontarsi con gli 8mila comuni italiani. Bisogna pensare a spazi nazionali e confrontarsi con una pluralità di scale, anche se certamente i comuni saranno i primi fruitori”. Nessun riferimento al recente Dpcm con 4.3 miliardi ai Comuni da parte del Governo, anzi per il think tank di DOPO le risorse a pioggia non sono una soluzione.
Interdisciplinarietà. Il neonato gruppo di lavoro punta tutto su competenza, innovazione e comunicazione. Attenzione ai temi del paesaggio, dello spazio pubblico, delle tecnologie digitali come mezzo e non come fine, delle infrastrutture e dell’accessibilità. Sempre con declinazioni concrete. Luca Zevi ha sollevato ad esempio il tema della “sicurezza partecipata per far maturare il concetto di democrazia, attraverso la responsabilizzazione”.
Bibliografia. Nel pool DOPO ci sono alcuni autori di nuove pubblicazioni che possono essere considerati titoli per una prima bibliografia della piattaforma open source. A fine 2019 Maurizio Carta ha pubblicato “Futuro. Politiche per un diverso presente”, Mosè Ricci “Habitat 5.0. L'architettura nel Lungo Presente”. Ledo Prato ha pubblicato da poche settimane il rapporto “L’Italia Policentrica. Il fermento delle città intermedie”, curato dalla sua associazione Mecenate 90 in collaborazione con Ufficio Studi Anci e Cles.
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